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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Immacolata Concezione di Maria
Basilica di S. Petronio
8 dicembre 2004



1. "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto". Queste parole, carissimi fratelli e sorelle, esprimono l’atto più grande compiuto da Maria: l’atto di obbedienza al Signore. È l’atto che esprime in grado eminente la verità della sua persona. "Avvenga di me quello che hai detto", dice Maria. Cioè: "accada in me quello che il Signore Iddio ha disposto di me; quello che ha pensato e voluto per me quando mi ha creata".

Nel consenso di Maria avviene l’incontro fra il progetto di Dio sulla sua persona e la libertà di Maria medesima. Ciò che accade in Lei pertanto è pienamente opera di Dio e opera della sua libertà. Ella ha presentato alle mani dell’Artista divino un cuore morbido e malleabile così che Egli ha potuto compiere la sua opera più grande: ha mandato il suo Figlio unigenito concepito da una donna nella nostra natura umana.

Oggi noi celebriamo lo splendore della santità di Maria, non offuscato da nessuna colpa, preservata anche dal peccato originale che indebolisce e ferisce ogni libertà umana. Maria non è mai stata in una condizione di inimicizia con Dio, poiché – in previsione dei meriti di Cristo – ella fin dal primo istante del suo concepimento è stata collocata dalla grazia divina in uno stato di santità. Da questa santità è fiorita in Maria una libertà pienamente liberata.

Ma la celebrazione odierna ci mostra anche, per contrasto, quale è il germe patogeno che distrugge la nostra persona attraverso un modo falso di esercitare la nostra libertà. La prima lettura è in perfetta contro-luce colla lettura evangelica. Essa riferisce il dialogo fra il Creatore, il primo uomo e la prima donna, subito dopo il primo peccato, principio e radice di tutti gli altri.

"Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?". Il peccato, nella sua originaria realtà, avviene nella libertà della persona prima di tutto come "disobbedienza", cioè come opposizione della volontà dell’uomo alla volontà di Dio. Ma le radici di questo modo di essere liberi, disobbedendo cioè al comandamento di Dio, vanno ricercate nella stessa situazione reale dell’uomo. Egli, l’uomo e la donna, ciascuno di noi è "ad immagine e somiglianza di Dio": questa è la nostra grandezza e dignità. Ma questo soggetto personale che è ciascuno di noi, è pur sempre una creatura: dipende dal suo Creatore come la luce dal sole. Il comando datogli, quello di non mangiare i frutti dell’"albero della conoscenza del bene e del male", esprimeva e ricordava continuamente il limite invalicabile per un essere creato: quello di stabilire, di determinare ciò che è buono e ciò che è cattivo. Dio creatore è l’unica e definitiva fonte dell’ordine morale, ordine morale inscritto nella natura della nostra persona. La "disobbedienza" come dimensione originaria di ogni peccato consiste precisamente nel rifiuto di questa fonte, nella pretesa umana di diventare fonte autonoma ed esclusiva di determinazione di ciò che è bene e male.

Ho detto che questa disobbedienza è un germe patogeno che se attecchisce nella nostra libertà, alla fine la distrugge. Notate infatti che cosa accade nell’uomo e nella donna.

"Ho avuto paura": l’uomo vede in Dio un avversario da cui difendersi. Viene falsificato il Volto stesso di Dio, e l’uomo si trova ad essere sradicato dalla sua origine.

"Perché sono nudo": l’armonia originaria in cui viveva la persona si è spezzato e disintegrata. L’unità interiore della persona è perduta.

"La donna che tu mi hai posta accanto mi ha dato dell’albero": alla comunione originaria fra l’uomo e la donna subentra la difficile coesistenza di due libertà in contrasto fra loro. Il rapporto sociale fondamentale, quello fra uomo e donna, si trasforma in un dominio dell’uno sull’altro.

2. La solennità odierna ci presenta, alla fine, due modi possibili di vivere, perché ci presenta due modi possibili di essere liberi: quello di Adamo-Eva, quella di Maria. La libertà che disobbedisce al progetto di Dio e quindi nega la verità circa il bene della propria persona; la libertà che realizza il progetto di Dio sulla propria esistenza e quindi afferma la persona nella sua verità e dignità.

La storia di ciascuno di noi e la storia dell’umanità nel suo insieme è un impasto di questi due modi di essere liberi. Quale sarà l’esito finale di questo scontro?

La storia del male fin dal suo inizio così come tutta la sua continuazione è già da sempre posta dentro all’opera redentiva del Cristo: "io porrò inimicizia fra te e la donna …"; "in Lui ci ha scelti prima della creazione del mondo…". La concezione immacolata di Maria segna l’inizio della vittoria della libertà liberata dalla grazia sulla libertà incatenata dal peccato: dove abbonda il peccato sovrabbonda la grazia; ove cresce il pericolo ivi cresce la possibilità della salvezza.