Domenica XXIII per Annum (C)
Gallo Ferrarese, 8 settembre 2013
Carissimi fratelli e sorelle, la pagina evangelica appena letta, se ascoltata attentamente, ci sconvolge. Essa ci insegna la serietà della decisione di diventare discepoli di Gesù.
Abbiamo tutti un grande bisogno di ascoltare questa Parola poiché siamo sempre nel rischio, tutti, di "tenere", come si dice, "il piede in due scarpe": seguire Gesù ed i suoi insegnamenti, ma anche insegnamenti contrari ai suoi. Tutti, lo ripeto, io, ciascuno di voi, corriamo questo rischio.
1. "Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, sua moglie, i figli, i fratelli e le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo".
Notate subito che Gesù fa un elenco completo delle relazioni fondamentali in cui ogni persona si trova radicata: essere padre-madre; essere moglie-marito; essere figli; essere fratelli-sorelle. Ma va ancora più a fondo, ed aggiunge anche la relazione più profonda: la relazione di ciascuno di noi con se stessi.
Che cosa Gesù chiede a chi vuole essere suo discepolo? Di sradicarsi completamente da queste relazioni? Affatto. Gesù non è venuto ad abrogare la legge di natura e la legge di Dio. Il rapporto fra le generazioni e la comunione della famiglia ai quali Gesù fa riferimento, è un ordine voluto e protetto da Dio.
Che cosa dunque chiede Gesù? Chiede di aderire a Lui, e di non mettere nessuno accanto a Lui. Non esiste relazione umana, sia pure protetta e santificata dalla Legge di Dio, che sia più importante della relazione con Gesù o paragonabile a questa.
Questo è vero anche della relazione con se stessi. "Il Signore non è un mezzo per realizzarmi o per conseguire altri fini. Il Signore è il Signore: TUTTO. La sua sequela è un uscire da me per aderire a Lui portando tutto me stesso, cioè la mia Croce" [F. Rossi de Gasperis, Sentieri di vita 2.2, Paoline, 444].
Colui allora che decide di essere discepolo di Gesù, non antepone più nulla e nessuno a Lui, ed in questo modo vive nel modo giusto e vero anche le sue relazioni con gli altri. Infatti il modo giusto di amare gli altri non è di amarli come Gesù, ma considerarli compagni di cammino verso il Signore, compagni nella sequela di Gesù.
Pensate come è bello vivere così! Amare i propri figli e reciprocamente i propri genitori come compagni di cammino verso Gesù; vivere il matrimonio in compagnia con Gesù: marito e moglie nella sequela di Gesù.
Alla fine, però, la vera difficoltà è "odiare la propria vita": uscire da se stessi. Non essere concentrati su di noi, ma de-centrati su Gesù, così che la sua Parola diventi la legge della nostra vita.
2. "Chi di voi volendo costruire una torre….così dunque chi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo".
E a questo punto Gesù penetra, colla sua parola, nel mistero della nostra libertà e delle sue scelte.
Egli fa come un paragone. Parte da una domanda: chi è saggio, prudente quando fa una scelta? Colui che sa commisurare i mezzi al fine che si propone. C’è un proverbio popolare che dice: "non fare il passo più lungo della gamba".
E a questo punto, Gesù domanda: "chi è l’uomo che quando decide di seguire Gesù [ecco il fine che si propone], prende una decisione prudente e saggia? Quando commisura i mezzi al fine. E quando fa questa giusta misurazione? Quando rinunzia a tutti i suoi averi, poiché questo è l’unico mezzo adeguato allo scopo di seguire Gesù. E che cosa significa rinunciare a tutti i suoi averi, lo aveva già spiegato sopra.
La decisione di diventare veramente cristiani, e non solo di nome, è saggia se essa comprende anche la rinuncia a tutto ciò che si possiede, altrimenti è una decisione stolta: sarebbe come mettersi a costruire una casa senza avere il denaro.
Cari fratelli e sorelle, avete voluto celebrare con una certa solennità il 16.mo centenario dalla nascita della vostra santa Patrona: S. Caterina da Bologna.
I santi sono il quinto Vangelo: sono l’esecuzione dello spartito musicale che è il Vangelo. E la vostra patrona è la realizzazione eroica di questa pagina del Vangelo.
Cari fratelli e sorelle, se mi avete ascoltato, credo che sarete rimasti sconcertati o comunque impressionati dalle parole di Gesù, come anch’io lo sono stato.
Seguire Gesù è un "cammino". Non si riduce ad un atto che dura un’ora, un giorno, un mese o un anno. E’ tutta la nostra esistenza, secondo lo stato di vita in cui ci troviamo.
Non dobbiamo spaventarci, ma – come ci consiglia la prima lettura e abbiamo fatto nel Salmo responsoriale – chiedere a Gesù che ci doni la sapienza del cuore.
"Ma" qualcuno dirà "nel seguire Gesù a volte inciampo nella mia miseria e cado": non temere, Gesù torna indietro e ti alza. "A volte cado così male, che mi ferisco i piedi e non riesco più a camminare": non temere, Gesù è il medico la cui medicina è capace di guarire tutti i mali. E’ la sua misericordia, che rigenera.
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