Domenica XIV per Annum (B)
Pianaccio, 8 luglio 2012
1. La pagina evangelica appena ascoltata è di grande importanza, poiché essa ci insegna in che cosa consista la vera fede. Potremmo anche dire: ci dice chi è il cristiano.
La narrazione è molto semplice. Gesù, in giorno di sabato, secondo il suo solito va alla sinagoga e comincia ad insegnare. Tutto questo nel suo paese, a Nazareth, dove quindi è ben conosciuto: "non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui fra noi?". Dunque per i suoi compaesani Gesù è semplicemente uno di loro.
Tuttavia, Egli dimostra nel parlare una sapienza che non trova spiegazione nella vita che Gesù aveva condotto a Nazareth: "donde gli vengono queste cose? E che sapienza è mai questa che gli è data? E questi prodigi compiuti dalle sue mani?". I "conti non tornano", potremmo dire, per i compaesani di Gesù. C’è come una fermata di fronte a Lui, un "arresto": "è uno di noi di cui conosciamo tutto e tutto può essere verificato; ma nello stesso tempo c’è qualcosa in Lui di inspiegabile". È "uno di noi" ma non "come noi".
Come escono i compaesani di Gesù da questo enigma? Fate bene attenzione: "e si scandalizzavano di Lui". E l’evangelista dice che Gesù "si meravigliava della loro incredulità". Il senso dunque è chiaro. Gli abitanti di Nazareth non solo si scandalizzavano per l’evidente contrasto fra l’origine di Gesù, da loro ben conosciuta, ed il suo operare; ma proprio per questo, essi rifiutarono di credergli. Il risultato dell’incredulità fu che Gesù "non vi poté operare nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi ammalati".
2. Cari amici, questa è una narrazione paradigmatica, esemplare. Cioè: quanto è accaduto a Nazareth accade ogni volta che una persona umana incontra Gesù Cristo.
Spiegato in maniera la più semplice possibile, le cose vanno nel modo seguente. La Chiesa dice a riguardo di Gesù due cose. Dice che è un uomo come ciascuno di noi; che ha avuto quindi una madre di nome Maria; che faceva parte di un popolo: insomma esattamente ciò che dicono gli abitanti di Nazareth. Ma la Chiesa dice anche che Gesù è Dio; che è onnipotente come Dio; che se ha assunto la nostra natura umana, lo ha fatto perché ci voleva bene.
Quale atteggiamento possiamo prendere di fronte a questa predicazione, di fronte a questo fatto? Sono possibili tre atteggiamenti.
Il primo è la totale indifferenza, ritenendo che quanto viene detto circa Gesù non ha nessun interesse, nessuna rilevanza per la vita. E riducono il cristianesimo a pura consuetudine.
Il secondo atteggiamento è di chi ritiene seriamente che il discorso della Chiesa su Gesù sia semplicemente "scandaloso". Come è possibile che Gesù, quel Gesù di cui parlano i Vangeli sia Dio? Un filosofo pagano del secondo secolo scrive: "questa è la pretesa dei cristiani […]: un Dio o un Figlio di Dio è disceso: idea così vergognosa che non c’è bisogno di un lungo discorso per confutarla" [Celso].
Per togliere questo fatto scandaloso, si è ricorso ad un "trucco" che ha ingannato e continua ad ingannare molti cristiani. Si è detto: distacchiamo la dottrina di Gesù dalla sua persona. È la sua dottrina che dobbiamo insegnare: il suo insegnamento sulla carità, sulla fraternità … e così si è ridotto il cristianesimo ad una noiosa morale e non prima di tutto al rapporto di fede colla persona di Gesù.
Il terzo atteggiamento è la fede: credere, cioè ritenere vera l’affermazione che Gesù è Dio fatto uomo; ritenere che l’incarnazione del Verbo è un fatto reale, non un mito, non una favola.
Per mezzo dell’incarnazione, Dio è entrato personalmente e corporalmente, carnalmente dentro i nostri rapporti umani: è di questo fatto che gli abitanti di Nazareth non riuscivano a capacitarsi.
La fede quindi non è qualcosa che ti astrae dalla vita. È l’incontro colla persona di Gesù, un incontro che diventa amicizia: "non vi chiamo più servi, ma amici".
Cari fratelli e sorelle, il prossimo 14 ottobre inizieremo solennemente l’Anno della Fede. É il tempo che ci è dato perché veramente rinnoviamo la nostra fede nel Figlio di Dio fattosi uomo; perché approfondiamo le verità riguardanti la Sua persona, che sono la linfa vitale della nostra vita cristiana. Non riceviamo invano questa grazia. Così sia.
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