Santa Pasqua di Resurrezione
Cattedrale di San Pietro, 8 aprile 2007
1. "Trovarono la pietra rotolata via dal sepolcro … Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato".
Cari fratelli e sorelle, la pagina evangelica narra un fatto realmente accaduto. Il sepolcro in cui era stato sepolto il corpo di Gesù viene trovato vuoto non perché il cadavere sia stato deposto in un altro sepolcro; non perché sia stato rubato: chi ruba un cadavere? Il sepolcro è vuoto perché Gesù è risorto. Non nel senso che sia ritornato alla vita mortale di prima, ma nel senso che il suo corpo crocefisso è stato vivificato dalla potenza della vita incorruttibile di Dio. Questo è ciò che è accaduto dentro a quel sepolcro. Da questo fatto è nata la comunità cristiana; alla sua base sta la testimonianza apostolica su questo fatto; di questo fatto la Chiesa è testimone di generazione in generazione di fronte ad ogni uomo; essere cristiani significa credervi.
Come abbiamo sentito nella prima lettura, questo avvenimento viene fin dall’inizio della predicazione cristiana messo in relazione ad un cambiamento radicale della condizione umana, descritto come "la remissione dei peccati": "chiunque crede in lui ottiene la remissione dei peccati per mezzo del suo nome". Ciò che è accaduto in quel sepolcro riguarda ciascuno di noi; se non fosse accaduto quel fatto "noi saremmo ancora nei nostri peccati" [cfr. 1Cor 15,17].
L’Apostolo Paolo nella seconda lettura ci aiuta meglio a capire attraverso un’immagine. A causa di quanto è avvenuto dentro a quel sepolcro, l’uomo è diventato una "pasta nuova": l’impasto dell’umanità è cambiato; da esso ormai può essere tolto "il lievito vecchio".
Miei cari amici, proviamo in questa sera pasquale a guardare seriamente dentro di noi, guidati in questo sguardo dalla parola apostolica.
Di quale pasta è fatto l’uomo? C’è una parola di Dio sull’uomo, che è terribile: "Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni disegno concepito nel loro cuore non era altro che male" [Gen.6,5]. Quale è oggi il lievito vecchio che corrompe la pasta umana? Che corrompe il nostro vivere quotidiano; che corrompe la vita delle nostre città; che corrompe i legami fra le persone rendendo questi sempre più provvisori e le persone sempre più sole.
La Chiesa oggi ancora una volta dice ad ogni uomo: nel sepolcro a cui andarono Maria di Magdala, Giovanna e Maria di Giacomo è accaduto il fatto che ha liberato l’uomo da ciò che corrompeva la sua umanità, e la devastava fino a distruggerla. È stata posta l’origine di una nuova umanità; è stato seminato il germe di una nuova vita umana, personale e sociale. Attraverso il corpo risuscitato di Gesù è restituita all’uomo la sua vera libertà; la sua originaria dignità. "Il Cristo è risorto e nella tomba non vi sono più morti" [S. Giovanni Crisostomo].
2. La pagina evangelica descrive già in anticipo quali sarebbero state lungo i secoli le reazioni dell’uomo di fronte a questa predicazione della Chiesa. Sono tre, già ben descritte nella pagina evangelica appena proclamata.
Prima reazione: la fede. "Ed esse si ricordarono delle sue parole, e, tornate dal sepolcro, annunciarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri".
Seconda reazione: l’incredulità. "Quelle parole parvero loro come un vaneggiamento e non credettero ad esse".
Terza reazione: il dubbio. "Pietro tuttavia corse al sepolcro e chinatosi vide solo le bende. E tornò a casa pieno di stupore per l’accaduto".
Quale è la differenza fondamentale fra l’incredulità da una parte, e la fede ed il dubbio dall’altra? Ricordate le parole evangeliche: "quelle parole parvero loro un vaneggiamento". Miei cari amici, questo è ciò che oggi insidia più profondamente nel cuore dell’uomo la possibilità stessa di credere: ritenere che sia l’uomo a determinare ciò che è possibile e ciò che è impossibile; a decidere ciò che può essere reale e ciò che può essere solo "vaneggiamento". In breve: se l’uomo si ritiene "misura delle cose", si preclude l’accesso alla fede perché si preclude l’accesso alla realtà.
La vera difficoltà per l’uomo oggi di credere all’annuncio della resurrezione non è di carattere storico. Lo scontro è fra l’annuncio della risurrezione di Gesù e una ragione che ritiene di essere arbitra della realtà, riducendola coerentemente a ciò che è misurabile e manipolabile.
Il costo che l’uomo occidentale sta pagando a questa limitazione e della realtà e della ragione è tragicamente elevato. Egli non ha solo perso la fede nella risurrezione di Gesù. Ha perso anche il contatto vivo con la realtà della sua umanità: si sono oscurate le evidenze originarie circa essa. Ed un uomo con una ragione così mal-ridotta può produrre tecniche sempre più efficaci, ma non è più in grado di rispondere alla sua domanda di bellezza, di giustizia, di bontà. Il malessere grave delle giovani generazioni, la vera e propria catastrofe educativa di cui siamo testimoni, lo dimostra.
Ciascuno si riconosca almeno in Pietro; riviva l’esperienza di Pietro. Egli "corse al sepolcro": non rifiuti l’uomo di seguire il dinamismo della sua ragione e del suo cuore, fino in fondo, fin davanti a quel sepolcro vuoto. "E tornò a casa pieno di stupore per l’accaduto": chi non sottomette la realtà alla propria misura è ancora capace di stupirsi e di meravigliarsi. E quindi di porsi alla ricerca di un incontro di cui confusamente avverte la necessità.
Durante i cinquanta giorni pasquali lasciamo risuonare nel nostro cuore l’annuncio pasquale – nulla è impossibile a Dio! – perché possa rifiorire nel cuore la speranza: la vita possiamo eluderla, la morte no.
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