DOMENICA V PER ANNUM (B)
Rioveggio, 8 febbraio 2009
1. Cari fratelli e sorelle, la Chiesa oggi compie un suggestivo accostamento fra una pagina desunta dal libro di Giobbe e ascoltata nella prima lettura, e la descrizione di una "giornata tipo" di Gesù, narrata nella pagina evangelica.
La prima lettura descrive in termini drammatici la condizione umana; la pagina evangelica descrive la cura che Gesù si prende dell’uomo.
Come è descritta la condizione umana? Come quella di colui che deve svolgere un duro lavoro, senza speranza di avere una condizione di tranquilla serenità. E la vita nella sua fragilità è paragonata ad un soffio: "ricordati che un soffio è la mia vita". È un’immagine che ci ricorda come la vita sia impalpabile, e come l’uomo sia incapace di possederla e trattenerla. Questa è la condizione umana.
Riprendiamo ora in mano il testo evangelico: "venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portarono tutti i malati e gli indemoniati". L’umanità descritta nella prima lettura, l’umanità sofferente e provata, si raccoglie attorno al Cristo, al Figlio di Dio venuto a visitarci. "Guarì molti che erano afflitti da varie malattie e scacciò molti demoni": il Figlio di Dio fattosi uomo libera l’uomo dal suo male. In che modo? L’evangelista ce lo dice narrandoci con grande precisione una guarigione, quella della suocera di Pietro. Ogni particolare nasconde profondi significati.
"Egli, accostatosi, la sollevò". Il Figlio di Dio, cari fratelli e sorelle, si accosta all’uomo, gli si fa vicino. Come? "Poiché dunque i figli hanno in comune il sangue e la carne, anch’egli ne è divenuto partecipe … Egli infatti non si prende cura degli angeli" [Eb 2,14.15]. Dio si accosta all’uomo facendosi uomo, condividendo pienamente la nostra natura e condizione umana.
"La sollevò": l’abbassamento di Dio causa l’elevazione dell’uomo. Voglio attirare la vostra attenzione su un particolare del testo evangelico. Per descrivere la guarigione della suocera di Pietro, l’evangelista dice: "la fece sorgere". Usa cioè la stessa parola che usa per narrarci la risurrezione di Gesù. L’atto con cui Gesù solleva dal letto la suocera di Pietro è la figura dell’atto con cui Gesù, colla potenza della sua risurrezione, solleva ognuno di noi dalla nostra condizione di peccato e dal nostro destino di morte.
I nostri fratelli dell’Oriente rappresentano la risurrezione di Gesù proprio nel gesto del Risorto che solleva Adamo –ogni uomo-, prendendolo per mano, facendolo uscire dal regno della morte. La tragica constatazione di Giobbe, "il mio occhio non rivedrà più il bene", è ora smentita dal fatto che Cristo, accostatosi all’uomo, lo solleva e lo introduce nella sua vita.
"Ed essa si mise a servirli": il segno che l’uomo è guarito, è la ricuperata capacità di amare, e quindi di servire gli altri.
Quale messaggio dunque, in breve, la Parola di Dio oggi ci comunica? Il seguente: è dura certo la condizione dell’uomo sulla terra, ma il Figlio di Dio si accosta a ciascuno per sollevarci, per prendersi cura di ciascuno di noi.
2. Non a caso il Signore ha voluto dirvi questa parola in occasione della Visita pastorale alla vostra comunità.
La Visita pastorale ci aiuta infatti a prendere coscienza del nostro essere Chiesa, della nostra appartenenza alla Chiesa. Che cosa è la Chiesa?
Ricordando la Parola appena udita, possiamo dire che essa è la comunità di quelle persone che si sono accostate a Gesù mediante la fede, ed attraverso i sacramenti sono stati sollevati dal Signore risorto dalla loro condizione di peccato.
Noi apparteniamo dunque alla Chiesa, siamo Chiesa, quanto più è profonda, illuminata, convinta la nostra fede; quanto più è partecipata la nostra celebrazione dei sacramenti, specialmente dell’Eucaristia festiva.
Vi esorto dunque, o carissimi, a nutrire la nostra fede colla catechesi continua. Il catechismo non è "cosa da bambini": riguarda soprattutto gli adulti.
Vi esorto, carissimi, a partecipare con devozione alla celebrazione dell’Eucaristia alla domenica, preparandovi alla stessa con una buona confessione.
"I nostri occhi rivedranno il bene": accostandoci così alla persona di Gesù, vivente nella Chiesa, noi saremo guariti da tutte le nostre "febbri spirituali", e rivedremo il bene .
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