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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni
Cattedrale di S. Pietro, 7 maggio 2006


1. "Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore". Carissimi fedeli, la Chiesa in questa 43.ma Giornata mondiale di preghiera per le Vocazioni ci fa meditare sulla pagina evangelica nella quale Gesù paragona se stesso ad un "buon pastore".

Nella tradizione ebraica e mediorientale la figura del pastore rappresenta sempre anche la figura del re che governa in unità il suo popolo. Cristo dunque è Colui che è venuto perché l’umanità disgregata ritrovasse il suo Capo e fosse reintegrata nell’unità. S. Paolo esprimerà il senso ultimo di questa pagina evangelica scrivendo che Cristo "ricapitola in sé tutte le cose [cfr. Ef 1,10], e S. Pietro nella prima lettura parla di Cristo come della pietra su cui deve essere ricostruito l’edificio umano.

Ma di che unità si tratta? Non certo di un’unità nazionale o politica o economica o del tipo della globalizzazione. L’unità che si compie in Cristo trascende in profondità tutte le forme di unità prodotte dallo sforzo umano. Essa infatti è l’unità che si stabilisce fra noi mediante il dono fattoci da Cristo della sua stessa vita: "il buon pastore offre la vita per le pecore". L’unità si realizza per il fatto che donando Cristo la sua vita, tutti noi partecipiamo della sua stessa vita; entriamo tutti nella sua stessa vita; viviamo tutti la sua stessa vita. In una parola: diventiamo in Lui e con Lui un solo corpo.

Carissimi fedeli, l’avvenimento di questa unificazione dei dispersi e della ricomposizione dei frammenti non è un’opera umana: è posta in essere da un rapporto di cui Cristo ha l’iniziativa, e che Lui stabilisce: "conosco le mie pecore". All’inizio di questa pagina dice: "egli chiama le sue pecore una per una". Ciascuno di noi entra nel corpo di Cristo, nella Chiesa, nella misura in cui risponde alla chiamata di Cristo.

Niente e nessuno potrà mai eliminare o sostituire il rapporto personale di ciascuno di noi con Cristo. È un rapporto reale poiché è un rapporto con una persona presente: non con un’immagine, non con un libro, non con un modello da imitare: "io conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me".

2. "Pastore eterno, tu non abbandoni il tuo gregge, ma … lo conduci attraverso i tempi, sotto la guida di coloro che tu stesso hai eletto vicari del tuo Figlio e hai costituito pastori" della Chiesa.

È una preghiera liturgica. Quanto la pagina evangelica ci ha raccontato è un avvenimento che accade anche oggi. Anche oggi Cristo è il pastore che ricostituisce l’unità della famiglia umana nel suo corpo che è la Chiesa. Egli lo fa anche attraverso coloro che mediante l’ordinazione sacerdotale costituisce suoi vicari, sue immagini visibili.

Carissimi fedeli è questo un grande mistero: lo "dico in rapporto a Cristo e alla sua Chiesa". Nei pastori che oggi pascolano la Chiesa, è Cristo che pascola. È per questo che le parole evangeliche appena udite, si stanno realizzando anche oggi per voi: "Io sono il buon pastore". Quando pascono i buoni pastori, è Cristo che in essi pasce la sua Chiesa. Egli può dire: "io sono il buon pastore" poiché in loro risuona la sua voce e arde la sua carità.

Oggi la Chiesa celebra la 43.ma giornata mondiale delle vocazioni. Carissimi, mi rivolgo a voi colle parole di S. Agostino: "Lungi da noi che adesso manchino i buoni pastori! Dio non voglia che ne rimaniamo privi! Lungi da noi il pensiero che la misericordia divina abbia smesso di generarli e di investirli della loro missione!" [Discorso 46,30; NBA XXIX, pag. 839].

Eppure, carissimi, vedendo la situazione attuale e quella dei prossimi anni non possiamo non chiederci: come mai il numero dei pastori va paurosamente calando, se – come ci ammonisce il Padre della chiesa – non ci è permesso di pensare che "la misericordia divina abbia smesso di generarli"? È una domanda che ci brucia dentro al cuore. Sia essa oggi stimolo ad una preghiera più intensa.

Che il Signore continui a pascere il suo gregge attraverso i suoi pastori, è oggi dimostrato da questi due giovani che saranno istituiti accoliti all’interno dell’itinerario verso il sacerdozio. Il Signore li sostenga nel loro santo proposito, e siano la gioia della nostra Chiesa.

"Che tutti i pastori siano… nell’unico pastore ed emettano l’unica sua voce, in modo che le pecore ascoltino quest’unica voce e seguano il loro pastore! Non questo o quello, ma l’unico" [S. Agostino, ibid., pag. 841], e così "diventeremo un solo gregge e un solo pastore".