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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Solennità del Perdono d'Assisi
Porziuncola, 2 agosto 2013


Ci troviamo in questo luogo, fra i più cari al popolo cristiano, per celebrare un grande evento di misericordia. Le parole che Francesco disse al papa Onorio sono profondamente commoventi: "Santo Padre, voglio, se ciò piace alla vostra santità, che quanti verranno a questa Chiesa confessati, pentiti, e come conviene, assolti da un sacerdote, siano liberati dalla colpa e dalla pena in cielo e terra, dal giorno del battesimo al giorno, ed all’ora dell’entrata in questa chiesa". [Diploma di Teobaldo, Vescovo di Assisi; Fonti Francescane, ed. minore, 3391-94].

Cari fratelli e sorelle, poniamoci alla scuola della parola di Dio per comprendere la grandezza, la bellezza dell’evento che stiamo vivendo.

1. "Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio". Ecco, cari amici, questo è l’inizio della grande opera della misericordia: Dio mandò il suo Figlio divino nel nostro mondo. "Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in Lui non muoia, ma abbia la vita eterna" [Gv 3, 16].

E’ nel Figlio inviato; è in Gesù – nelle sue parole, nelle sue opere – che Dio svela la ricchezza della sua misericordia. Fin dall’inizio della sua missione pubblica Gesù enuncia il suo programma: è venuto a "predicare un anno di grazia del Signore" [Lc 4, 19].

E’ un anno che non dura trecentosessantacinque giorni, dopo di che, chiudendosi "l’anno di grazia del Signore", le sorgenti della misericordia si chiudono. E’ l’anno che dura ormai sempre, ed oggi noi viviamo uno dei giorni più solenni dell’"anno di grazia del Signore". Il cuore trafitto del Signore crocefisso resta sempre aperto, perché ciascuno possa entrarvi.

Cari fratelli e sorelle, come si esprime la misericordia di Dio in Gesù? Quale è l’atto che essa compie? "perché ricevessimo l’adozione a figli". Il grande atto della divina misericordia è la nostra introduzione nella vita intima della SS. Trinità, in qualità di figli adottivi.

Noi potremmo già misurare la grandezza considerando semplicemente in se stessa questa nostra elevazione ad una dignità divina. Ma il nostro stupore e la nostra lode non devono avere più limiti, se consideriamo la condizione in cui ci trova Gesù, inviato dal Padre "perché ricevessimo l’adozione a figli". Ascoltiamo ancora l’apostolo Paolo.

Scrivendo ai cristiani di Efeso ricorda loro che "erano morti per le loro colpe ed i loro peccati" [cfr. Ef 2, 1]. Questa è la nostra condizione, cari fratelli e sorelle: già preda di una morte, non tanto fisica, quanto quella che ti avvilisce nel cuore; che ti impedisce di dare un senso alla tua vita. Dio che manda il suo Figlio "perché ricevessimo l’adozione", ci trova in questa condizione. Ma S. Paolo fa un’aggiunta ulteriore: "senza speranza e senza Dio in questo mondo" [Ef 2, 12c]. La condizione di peccato in cui l’uomo viene a trovarsi, gli fa sentire Dio lontano, assente dalla sua vita, in un mondo buio e senza futuro.

La misericordia di Dio si manifesta principalmente nel perdono di colui che Egli vuole elevare alla dignità di figlio.

Ma in che cosa consiste il perdono di Dio? Che cosa significa precisamente dire che Dio ci perdona?

Non significa che Egli dimentica i nostri peccati; non significa che agisce nei nostri confronti come se non avessimo peccato. No! Il perdono di Dio è un’azione di Dio, mediante la quale ci crea di nuovo: è una nuova creazione.

Come può accadere questo? "Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di Lui giustizia di Dio" [2 Cor 5, 21]. Cari fratelli e sorelle, è la morte di Gesù sulla Croce la grande rivelazione della misericordia di Dio: tutto il mondo in essa è stato lavato.

Un grande teologo ha scritto che la passione di Cristo "non ebbe un’efficacia limitata al tempo in cui è avvenuta, o un’efficacia transitoria: ebbe un’efficacia eterna", per cui "essa non ebbe un’efficacia maggiore quando avvenne che non ora" [S. Tommaso d’A., 3, q. 52, 8]. Dalla croce, dal costato trafitto di Cristo non ha mai cessato di scorrere quel Sangue nel quale siamo redenti.

Come possiamo beneficiarne? Attraverso la fede e il sacramento. Cari fratelli e sorelle, quando pensate di confessarvi, non pensate subito a ciò che voi dovete fare per una buona confessione. Pensate subito e soprattutto a ciò che il Padre in Gesù fa nei vostri confronti. Non abbiate paura: la misericordia di Dio è infinitamente più grande di qualsiasi nostro peccato.

2. Oggi in questa basilica avviene il più grande evento: si aprono le sorgenti della misericordia. "O voi tutti assetati" ci dice il profeta "venite all’acqua; voi che non avete denaro, venite" [Is 55,1].

Cari amici, il grande dramma dell’uomo oggi è di non conoscere più l’esperienza del perdono. Come si è oscurata la coscienza di questa possibilità? O negando la libertà dell’uomo; o attribuendo tutto il male ai meccanismi sociali; o ricorrendo alla psicoterapia, la quale al massimo ti insegna a convivere col tuo male.

Dio in Gesù ci aspetta sempre, e "non si stanca mai di perdonarci, se non ci stanchiamo noi di chiedere perdono" [Papa Francesco].

Mi piace allora terminare con una pagina di un Padre della Chiesa. "Benevolo è il Signore, e lo è senza misura. Tu perciò guardati dal dire: sono stato dissoluto e adultero, ho compiuto azioni cattive, e non una volta sola, ma molto spesso: mi vorrà perdonare? E’ possibile che non si ricordi più di esse? Ascolta ciò che dice il salmista: "quanto è grande la tua bontà, Signore" (5.30,20). Il cumulo dei tuoi peccati non supera la grandezza della misericordia di Dio; le tue ferite non superano l’esperienza del sommo medico" [S. Cirillo di G., Catechesi, 2.5-6].