Solennità della Beata Vergine di S. Luca
Giornata Mariana Sacerdotale
Cattedrale, 2 giugno 2011
1. "In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda". Cari fratelli, rendiamo lode e grazie alla Madre di Dio, che ancora una volta visita il nostro presbiterio. E quale onore Ella ci sta facendo! Veramente possiamo dire con Elisabetta: "a che cosa dobbiamo che la madre del nostro Signore venga a farci visita?". Sì, perché noi sappiamo che la realtà del fatto narrato dal Vangelo diventa nella celebrazione liturgica anche la realtà di un mistero che si sta ripetendo nel nostro presbiterio. Come scrive S. Leone: "Tutte le cose … che il Figlio di Dio fece ed insegnò per la riconciliazione del mondo noi non le conosciamo solo dalla narrazione di eventi passati, ma le sperimentiamo anche nella potenza di opere presenti" [Sermone 50, 6. 1: in praesentium operum virtute sentimus].
Non c’è dunque spazio per lo scoraggiamento, per la tristezza, per pensieri che avviliscono o incupiscono il cuore: Maria ci sta visitando.
Ella ci sta portando Gesù; entra nella casa del nostro presbiterio per portarci il Signore. Non c’è mistero mariano che più di questo sia capace di nutrire la nostra affezione a Maria. La divina maternità ci dà come un senso di vertigine spirituale per ciò che essa è stata: una donna ha generato una persona divina. La sua immacolata concezione sembra come abbagliarci con lo splendore della sua santità. Ma oggi, semplicemente, Maria viene nel nostro presbiterio per portarvi Gesù. Viene cioè per dare compimento a tutti i nostri desideri: l’incontro con Gesù.
Il mistero della Visitazione in un certo senso dice più chiaramente degli altri misteri mariani il rapporto che Maria ha con ciascuno di noi: è colei che ci porta Gesù; è da lei che lo riceviamo. Non ci è chiesto nulla; solo gioire per la venuta di Maria, perché è l’arca in cui è presente Gesù stesso.
1. "E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore". È la prima delle tre beatitudini del credente: la beatitudine mariana; la beatitudine petrina [Beato te, Simone figlio di Giovanni … ]; la beatitudine di chi crede senza aver visto [cfr. Gv 20, 29].
In un certo senso noi possiamo partecipare a ciascuna di questa triplice beatitudine. "Noi amiamo [il Signore], pur senza averlo visto; e ora senza vederlo, crediamo in Lui. Perciò esultiamo di gioia indicibile e gloriosa" [cfr. 1Pt 1, 8-9]. Radicati e fondati sulla fede di Pietro, "noi confessiamo che Gesù è il Signore e crediamo che Dio lo ha risuscitato dai morti" [cfr. Rom 10, 9]. Vedendo quanto il Signore opera mediante il nostro ministero, crediamo che, nonostante le apparenze contrarie, il Regno di Dio sta avvenendo. Sia veramente nel nostro cuore la fede di Maria e di Pietro, la fede di tutti coloro che lungo i secoli hanno creduto pur senza vedere.
Poiché alla fine, "la salute dell’anima è l’amore di Dio". [S. Giovanni della Croce, Cantico spirituale 11, 11], e "questo amore è lo scopo per cui fummo creati" [ibid. 28, 3].
"Madre nostra da sempre, non ti stancare di "visitarci", di consolarci, di sostenerci. Vieni in nostro soccorso e liberaci da ogni pericolo che incombe su di noi … La tua presenza faccia rifiorire il deserto delle nostre solitudini e brillare il sole sulle nostre oscurità … affinché ogni uomo veda la salvezza del Signore, che ha il nome e il volto di Gesù, riflesso nei nostri cuori per sempre uniti al tuo" [Benedetto XVI – Fatima 12-5-2010]. Così sia.
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