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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Preparazione alla Pasqua per gli studenti, i docenti ed il personale non docente dell’Università di Bologna
Cattedrale di S. Pietro, 2 aprile 2009


1. "In verità, in verità vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà mai la morte". Cari giovani, come avete sentito, Gesù istituisce un legame di causalità fra l’osservanza della sua parola e l’accesso all’immortalità.

Prima di addentrarci in un’analisi sia pure breve di quest’affermazione di Gesù, giova fin dall’inizio sottolinearne la semplice novità. Non è la prima volta, a dire il vero, che all’uomo viene promessa l’immortalità. Vivere è il desiderio più profondo di ogni persona. Ma ciò che fa riflettere ascoltando il detto di Gesù, è che l’immortalità è legata ad un fatto, ad un’esperienza spirituale: osservare la sua parola. Cioè: ascoltarla attentamente, accoglierla docilmente, viverla fedelmente. Questa esperienza è fonte di immortalità.

Ma di quale vita/morte parla Gesù, viene subito da chiedersi? Se infatti questi termini denotassero la mera vita fisica che abbiamo in comune con ogni organismo vivente, i fatti smentirebbero clamorosamente il detto di Gesù. È la reazione dei giudei: "Abramo è morto, come anche i profeti e tu dici: chi osserva la mia parola non conoscerà mai la morte".

Non solo, ma viene da chiedersi se la durata illimitata della vita che abbiamo in comune con ogni organismo vivente, sia un bene desiderabile? "L’immortalità è un peso" scrive un Padre della Chiesa "piuttosto che un vantaggio, se non la illumina la grazia" [S. Ambrogio, De excessu fratris sui Satyri II, 47: CSEL 73,274]. E così siamo giunti, miei cari, alla domanda di fondo: che cosa è veramente la vita? Di quale immortalità ci parla Gesù questa sera?

Cari giovani, vi è mai capitato di vivere delle esperienze tali che proprio nell’istante in cui le vivete, voi pensate: "questa sì che è vita! Così dovrebbe essere per sempre". È il famoso: "fermati, istante, sei bello!". Sono sicuro che se avete incontrato e vissuto l’esperienza del vero amore, voi avete provato questo. In quel momento voi avere afferrato il senso della parola di Gesù: "non vedrà mai la morte".

È l’istante in cui vorremmo immergerci in una comunione di amore nella quale le dimensioni del tempo, il prima e il dopo, non esistono più. È questa la vita eterna. L’evangelista nella sua prima lettera scrive: "noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i nostri fratelli. Chi non ama rimane nella morte". [1Gv 3,14]. Carissimi, è questo dono che Gesù promette a chi lo incontra e quindi osserva la sua parola.

È questo il significato profondo di ciò che Gesù dice subito dopo: "Abramo, vostro Padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno: lo vide e se ne rallegrò". Non ci sono tante strade per giungere alla vita eterna. Ne esiste una sola: vedere il giorno di Cristo. Avere cioè una conoscenza viva di Gesù; vivere e vederlo come fossimo a lui contemporanei, e non solo come un ricordo. Ebbene, questa "visione del giorno di Gesù" è opera della fede: è la fede.

Cari ragazzi, vedete come tutto si collega. La fede vi fa incontrare Gesù, personalmente, vivente nella sua Chiesa. Questo incontro se fedelmente custodito plasma, configura progressivamente la vostra esistenza. Ed avviene il miracolo: passate dalla morte alla vita perché diventate capaci di amare.

2. Noi celebriamo questi santi Misteri ricordando in modo particolare il S. Padre Giovanni Paolo II, nel quarto anniversario della sua morte. Mi è caro allora, cari giovani, ricordarvi alcune riflessioni del grande Pontefice rivolte a voi proprio sui grandi temi del Vangelo di oggi.

Rivolgendosi ai giovani della giornata mondiale della gioventù celebrata a Santiago de Compostela, egli disse: "Sono certo che ciascuno di voi ama la vita, non la morte. Voi desiderate vivere la vita in pienezza… è giusto che abbiate sete di vita, di vita piena. Siete giovani proprio per questo. Ma in che cosa consiste la vita? Quale è il senso della vita e quale è il modo migliore di realizzarla?". E continuava: "Cristo, carissimi giovani, è dunque l’unico interlocutore competente, al quale potete porre le domande essenziali sul valore e sul senso della vita: non solo della vita sana e felice, ma anche di quella segnata dalla sofferenza … Lui interrogate; Lui ascoltate. Il senso della vita, Egli vi dirà, sta nell’amore". Poiché "l’eternità dell’uomo passa attraverso l’amore".

Ecco, carissimi giovani, quanto anche questa sera vi dice il grande pontefice. Abramo ha visto il giorno di Cristo, e ne ha gioito. Prego che anche ciascuno di voi possa vedere il giorno di Cristo: sarà l’istante che dà inizio in voi alla vita vera.