Presentazione al Tempio del Signore Gesù
Cattedrale di S. Pietro, 2 febbraio 2005
Giornata della Vita Consacrata
1. Colla sua preghiera la Chiesa ci introduce alla profonda comprensione del mistero che stiamo celebrando. Abbiamo chiesto il dono "di essere presentati a Te pienamente rinnovati nello spirito". Quanto è stato vissuto da Cristo nuovo Adamo, è rivissuto nel suo discepolo: nella presentazione di Gesù al tempio anche ciascuno di noi è stato presentato ed offerto al Padre. Con Cristo, per Cristo ed in Cristo la persona del suo discepolo diventa "un’oblazione secondo giustizia", come ci ha insegnato il profeta. L’Eucarestia che stiamo celebrando ci dona questa possibilità di unirci al sacrificio di Cristo per fare anche della nostra persona un’offerta gradita al Padre.
Questo culto spirituale, questo sacrificio "vivente, santo e gradito a Dio" [Rom 12,1] era stato profetizzato dal profeta Malachia, come abbiamo ascoltato nella prima lettura. La venuta del Signore nel suo tempio è "come il fuoco del fonditore e come la lisciva dei lavandai: sederà per fondere e purificare". Purificherà i sacerdoti "perché possano offrire al Signore un’oblazione secondo giustizia".
Nella Nuova Alleanza siglata dal sangue di Cristo e dal suo sacrificio già prefigurato nella presentazione al Tempio, ogni credente è consacrato sacerdote perché può e deve fare di se stesso e di tutta la sua vita un oblazione santa e pura.
La santa Chiesa ha messo oggi nelle nostre mani un cero acceso. Non tanto perché portiamo materialmente una luce che prima o poi è destinata a spegnersi, quanto piuttosto perché siamo noi stessi come lampade, risplendenti dentro e fuori per noi e per coloro che ci incontrano.
Vi sia dunque una lampada nella vostra mente: la luce della fede che confessa che Gesù è il Signore. Vi sia una lampada nella vostra bocca, in modo che – come ci ammonisce l’Apostolo – "nessuna parola cattiva esca più dalla vostra bocca; ma piuttosto, parole buone che possano servire per la necessaria edificazione, giovando a quelli che ascoltano" [Ef 4,29]. Vi sia una lampada nella vostra mano, cioè nelle vostre azioni, "perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli" [Mt 5,16].
Perché tutto questo accada anche noi, come Simeone, dobbiamo accostarci alla fonte della luce e lasciarci illuminare; dobbiamo accostarci a Gesù luce della vita.
2. Quanto la santa Liturgia che stiamo celebrando ci dona oggi di vivere, è visibilmente manifestato dalla vostra persona, carissimi fratelli e sorelle consacrati. È nella vostra persona, è nel dono che voi avete fatto di voi stessi che vediamo oggi realizzato quel "culto spirituale" preannunciato dal profeta, quella "presentazione al Padre" resa possibile ed iniziata da Cristo.
Vogliamo oggi lodare e ringraziare il Signore per aver donato le vostre persone alla nostra Chiesa. In voi infatti si esprime in modo eminente il suo vincolo nuziale con Cristo: la sua appartenenza indivisa ed integra a Cristo.
Quanto ho detto prima sul significato e sulla grazia propria di questa festa del Signore, trova un sua peculiare realizzazione in voi. La vostra consacrazione fa delle vostre persone "una oblazione secondo giustizia" in una modalità unica. Attraverso la decisione di plasmare la vostra vita secondo i Consigli evangelici, voi avete offerto la vostra persona secondo la logica del radicalismo evangelico.
La persona umana non è interamente nel matrimonio; non è nei beni che possiede; non è nell’esercizio autonomo della sua libertà. Essa ritrova pienamente se stessa nel suo essere totalmente riferita a Gesù Cristo. Ogni altra libertà senza questo riferimento è schiavitù; ogni altra ricchezza senza questa espropriazione è povertà; ogni altro amore privo di questa donazione è concupiscenza. Grazie perché ogni giorno voi ci ricordate la centralità e l’assoluta priorità del rapporto dell’uomo con Cristo, come unica chiave di volta della nostra vita ed unica possibilità di rigenerare la nostra umanità.
Vi accompagna oggi la preghiera della Chiesa perché siate sempre fedeli al dono ricevuto.
|