1° maggio 2005
S. Messa per i malati
Cattedrale di San Pietro
1. "Non vi lascerò orfani, ritornerò a voi". Anche in questa domenica risuona ancora la parola confortatrice che Gesù già ci aveva detto domenica scorsa: "non sia turbato il vostro cuore … ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io". Egli dunque ci fa una grande promessa: non ci abbandonerà alla nostra solitudine; egli impedirà che il nostro cuore sia turbato, che siano scosse le fondamenta della nostra esistenza.
Come Gesù compirà la sua promessa? "io pregherò il Padre, ed egli vi darà un altro consolatore perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di Verità". La nostra solitudine è vinta, il nostro abbandono superato, perché Gesù fa rimanere con noi, anzi "in noi", lo Spirito Santo, che ha due compiti: è il nostro Consolatore; è lo Spirito di Verità. Poiché lo Spirito Santo è lo Spirito di Verità, Egli è il nostro consolatore.
Che cosa significa "Spirito di Verità"? Se vi ricordate, Gesù ha detto di se stesso domenica scorsa: "io sono … la Verità". Spirito di Verità, quindi, significa Spirito che procede e viene donato dal Cristo, e ci introduce nella conoscenza di Cristo. Egli è il nostro maestro interiore perché ci fa capire, intimamente assimilare la parola del Signore. E’ a causa di questa intima assimilazione che ciascuno viene consolato.
La Parola del Signore è infatti la "buona Novella" del Vangelo. Quale è il contenuto della "buona Novella" del Vangelo? E’ Gesù stesso che dando iniziato al suo ministero pubblico, ce lo rivela: "… mi ha mandato ad annunciare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione, e ai ciechi la vista, per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore" [cfr. Lc 4,16-21]. La buona Novella è: in Gesù Cristo accade la liberazione di chi è prigioniero; viene donata la luce a chi cammina nelle tenebre. In una parola: viene aperta all’uomo la sorgente della grazia e della misericordia.
Lo Spirito Santo diventa la luce del nostro spirito perché ci rende intimamente convinti che veramente in Cristo Gesù è data all’uomo la possibilità di sperimentare l’amore che Dio ha per ciascuno di noi: "l’amore di Dio" ci insegna S. Paolo "è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato" [Rom 5,5]. E’ per questo che Egli è il Consolatore.
Carissimi fratelli e sorelle infermi, queste parole evangeliche hanno un significato del tutto particolare per ciascuno di voi, possiedono per ciascuno di voi una verità di particolare intensità. Avete avuto e avete bisogno in modo speciale che lo Spirito di verità "rimanga con voi sempre" come vostro Consolatore. La liberazione dalla prigionia della solitudine e della disperazione; la luce che illumini le tenebre della nostra esistenza quando è duramente provata dal dolore, possono venirvi solo dalla certezza che in Cristo nessuna infermità, nessun dolore è privo di senso. Questa certezza di fede è opera dello Spirito di Verità ed è frutto della sua azione nel vostro cuore.
2. Gesù aggiunge una parola molto forte, dicendo che "il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce", lo Spirito di Verità. E quindi il mondo non può ricevere la vera, l’unica consolazione.
Esiste dunque uno scontro fra lo Spirito di Verità e il mondo: anzi esiste come una completa estraneità e separazione. Ed è uno scontro che accade anche dentro di noi: ciascuno di noi appartiene anche al "mondo" di cui parla oggi il Vangelo, ed il mondo dimora anche in ciascuno di noi. Questo scontro avviene nel cuore dell’uomo soprattutto quando si trova confrontato col mistero della sofferenza. Alla consolazione dello Spirito si oppone l’insidia della tentazione di pensare che la nostra sofferenza non abbia un senso: che noi soffriamo inutilmente.
La nostra umile preghiera perché il Signore risorto ci doni il suo Spirito consolatore oggi ci unisce alla potente intercessione di Maria, consolatrice degli afflitti e salute degli infermi. Siamo venuti oggi ai suoi piedi, ciascuno col peso della propria sofferenza, per essere confortati da Lei. Ella ha esteso la sua maternità ad ognuno di noi; sentiamoci dentro a questo affetto materno con cui Maria ci ama. È Cristo stesso che ha consegnato a Lei ciascuno di noi: "donna, ecco il tuo figlio".
In comunione con tutta la Chiesa, noi veneriamo e ricordiamo in primo luogo Lei, consolatrice degli afflitti e salute degli infermi: Cristo è offerto e prega ora il Padre per ciascuno di voi, "ed egli vi darà un altro consolatore perché rimanga con voi sempre, lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce".
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