GIORNATA MONDIALE DELLA PACE
Cattedrale, 1 gennaio 2005
1. "Ma infine in noi sarà infuso uno spirito dall’alto. Dopo aver detto questo, (Gesù) alitò su di loro e disse: ricevete lo Spirito Santo".
Carissimi fedeli, celebrando oggi la giornata mondiale della pace la parola di Dio ci ricorda che la promessa profetica si è compiuta: la promessa del dono dello Spirito Santo si è adempiuta con Cristo Risorto. Egli "alitò su di loro e disse: ricevete lo Spirito Santo".
Esiste un legame profondo fra questo dono e l’instaurarsi della pace fra le società umane. "Allora" aggiunge infatti il profeta "il deserto diventerà un giardino e il giardino sarà considerato una selva. Nel deserto prenderà dimora il diritto … effetto della giustizia sarà la pace". La pace è il frutto di un cuore convertito al bene.
Nel suo messaggio per questa giornata il S. Padre ci invita precisamente a riflettere sulla pace come bene da perseguire per vincere il male. La costruzione della pace è prima di tutto, e soprattutto problema morale, e la soluzione dei problemi morali dipende in ultima analisi dalla libertà degli uomini.
In che senso il problema della pace è un problema morale? Il profeta ci ha or ora detto che la pace è l’effetto della giustizia, cioè dell’esercizio di quella virtù morale che dando a ciascuno il suo assicura il vero ordine e la vera tranquillità. Ma l’esercizio delle virtù nasce da una volontà che ama il bene e da una libertà che lo sceglie. Proprio la libertà, la facoltà che distingue l’uomo dagli animali, è la sorgente della pace o della guerra, poiché è la sorgente del bene o del male. Lo scontro fra una civiltà della pace e una civiltà delle contrapposizioni e dei conflitti avviene in primo luogo dentro alle scelte della libertà di ciascuno.
Carissimi fedeli, queste sono verità semplici e profonde; sono come "evidenze originarie" dello spirito. Purtroppo esse si sono oscurate. Siamo infatti tentati spesso di pensare che il male sia una forza anonima operante nel mondo a causa di meccanismi impersonali e inspiegabili. Mentre "il male ha sempre un volto ed un nome: il volto e il nome di uomini e di donne che liberamente lo scelgono". Siamo spesso tentati di pensare che nessuno sia alla fine responsabile di niente. Mentre di ciò che l’uomo sceglie, nel bene o nel male, è responsabile davanti a Dio in primo luogo, ma anche davanti agli altri uomini.
La giornata odierna della pace è un forte richiamo fatto a ciascuno di noi perché non dimentichiamo mai che le nostre scelte portano in sé un’essenziale dimensione morale.
2. La nostra libertà, ce lo ricorda il S. Padre nel suo messaggio, quando è chiamata a scegliere fra il bene e il male non si trova in una condizione di neutralità nei loro confronti: la nostra persona non è indifferente di fronte al bene e al male. Essa possiede naturalmente i fondamentali orientamenti verso quei beni umani dalla cui realizzazione dipende la perfezione della persona. In ogni uomo ed in ogni donna la libertà, prima delle sue scelte, si trova già come radicata dentro una ordinazione al bene.
Questa "ordinazione naturale al bene" costituisce quel comune patrimonio di valori morali che può, che deve orientare la famiglia umana tra gli opposti richiami del bene e del male. È quella legge che Dio stesso ha scritto nei nostri cuori.
Nei rapporti fra le persone e fra i popoli avviene ciò che avviene per il nostro linguaggio. Ogni lingua ha la sua grammatica, non rispettando la quale le persone che la parlano non possono comprendersi. È così anche per la società umana in tutte le sue espressioni. Esiste come una "grammatica morale comune", non rispettando la quale la società umana si disintegra. Quale società umana potrebbe reggersi se fosse lecito prevaricare sul più debole, privare l’altro della legittima proprietà, mentire quando fosse vantaggioso farlo. Il S. Padre ci ricorda oggi che quando la "comune grammatica morale" non è rispettata, esplodono conflitti e violenze.
Oggi questo comune patrimonio morale è seriamente insidiato dal flagello di quel relativismo etico assoluto, secondo il quale non esiste alcuna verità universalmente valida circa il bene e il male. Essa è esclusivamente stabilita dalla maggioranza: "è vero ciò che la maggioranza stabilisce che sia tale".
Non è esagerato parlare di "flagello". Là dove il relativismo etico assoluto domina la coscienza dei singoli e di un popolo, diventa impossibile discriminare la giustizia dall’ingiustizia, e l’uomo è esposto ad ogni prevaricazione. È questa oggi la minaccia più profonda alla pace.
"È pertanto indispensabile promuovere una grande opera educativa delle coscienze, che formi tutti, soprattutto le nuove generazioni, al bene, aprendo loro l’orizzonte dell’umanesimo integrale e solidale, che la Chiesa indica ed auspica". È questa la base più solida della pace.
Ma la parola di Dio ci ha ricordato che l’uomo può vincere il male col bene perché la grazia di Cristo lo ha redento; poiché il dono dello Spirito lo ha trasformato. È questa la nostra speranza. Ed essa non ci deluderà mai, poiché lo Spirito ha effuso nei nostri cuori il vero amore: l’amore alla verità e la verità dell’amore.
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