OMELIA NATALE 1996
Messa del giorno
Cattedrale
1. “In principio era il Verbo ... tutto è stato fatto per mezzo
di Lui”. Le grandi parole con cui oggi inizia la proclamazione del Vangelo
ci riportano subito al fondamento di tutto ciò che esiste: del mondo,
dell’uomo, di ciascuno di noi. Ci riportano al principio di tutto. Che
cosa sta al principio di tutto? Il caso, un’oscura impersonale necessità,
così che tutto è privo di senso, di intelligibilità?
Nel principio sta il Verbo, cioè una suprema Verità ed intelligibilità
che dà senso a tutto, poiché “tutto è stato fatto
per mezzo di Lui”. La stoffa di cui è intessuta la realtà
non può essere il nonsenso, poiché questo Verbo “sostiene
tutto colla potenza della sua parola”. Tuttavia “la luce splende nelle
tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta”.
Fratelli, sorelle: questo è il vero nodo del nostro dramma,
del vero dramma umano. Negare dentro di noi la luce della verità,
“quella che illumina ogni uomo”, perseguire la nostra tenebra. Che cosa
significa questa negazione ed in che cosa consiste? Nel porre al principio
di tutto non la sapienza di Dio, ma la nostra decisione autonoma di stabilire
ciò che è bene o male. E’ l’ascolto della tentazione originaria
che risuona sempre dentro il nostro cuore: “Non morirete affatto! ... si
aprirebbero i vostri occhi e diventerete come Dio, conoscendo il bene ed
il male” (Gen. 3,4-5). In conseguenza si sostituisce alla Sapienza di Dio
la nostra pseudo-sapienza come base di tutto. “La luce splende nelle tenebre,
ma le tenebre non l’accolsero”. E l’uomo si trova in una vita, in una società
priva di verità. Priva della verità sulla persona umana:
l’uomo ridotto, considerato come un animale più perfetto degli altri,
privo di una vera libertà poiché si muove ad agire solo in
base a considerazioni della propria utilità. Priva della verità
sulla società umana: la società umana considerata solo come
uno scontro di individui opposti che cercano solo provvisorie convergenze
di opposti interessi. “In principio era il Verbo ... tutto è
stato fatto per mezzo di Lui”, dice oggi la S. Scrittura; “in principio
sta l’agire dell’uomo ... tutto dipende da esso”, gli contrappone oggi
la nostra società. E che cosa succede? quale è l’esisto di
questo scontro? “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a
noi; e noi vedemmo la sua gloria ... pieno di grazia e di verità”.
Ecco che cosa succede! Il Verbo viene ad abitare in mezzo a noi con tutta
la pienezza della sua verità. Questo fatto da una parte cambia completamente
la condizione di ciascuno di noi e dall’altra provoca la libertà
dell’uomo ad una scelta inevitabile.
L’Incarnazione del Verbo (“e il Verbo si fece carne”) cambia
la nostra condizione umana. In primo luogo perché nella sua carne
noi possiamo vedere la sua Gloria, cioè possiamo capire quale è
il volto del Mistero di Dio. E’ grazia, è amore, è benevolenza.
La paura del Mistero finisce, poiché il Verbo facendosi carne, ha
reso manifesto che Dio è amore. Inoltre, in Lui la persona umana
è quindi ricostruita nella sua forma originaria. “Noi non ci siamo
mossi verso Dio: è Lui che è venuto e disceso a noi. Noi
non lo cercavamo più, ma siamo stati cercati: “Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia”. Mentre fino al Cristo,
Iddio beneficava l’uomo attraverso l’intervento dei profeti, ora è
Egli stesso nel suo Figlio unigenito, che agisce immediatamente e personalmente.
Venendo la luce ad abitare dentro le nostre tenebre, la persona
umana è provocata a prendere una decisione. Ora ci sono persone
che dicono di vedere, ma in realtà sono cieche: queste sono perdute,
poiché non incontreranno mai Cristo, luce venuta ad abitare fra
noi. Ci sono persone che dicono di non vedere, ma ritengono che nessuno
possa guarirle: costoro sono disperati e hanno consegnato la loro vita
al nonsenso. Ci sono persone che dicono di non vedere e gridano a Cristo
di essere guarite dalla sua Verità: costoro sono salvati. Ecco le
tre possibilità che si aprono davanti alla nostra libertà,
questa sera.
Ed allora, fratello o sorella: apriti alla grazia e alla verità
che ci vengono attraverso il Verbo fatto carne. “Per noi uomini e per la
nostra salvezza discese dal cielo”: è da quel momento che la Chiesa
computa il tempo, il tempo della salvezza. Sia la luce di Cristo la nostra
guida; sia la guida di questa città fatta, come ogni cosa, per mezzo
di Lui e in vista di Lui. Solo in Lui ritroverà la sua vera identità.
|