SOLENNITÀ DI PENTECOSTE 1998
Cattedrale di Ferrara
31 maggio 1998
1. “Io pregherò il Padre ed Egli vi darà
un altro Consolatore perché rimanga con voi sempre”. La promessa
di Gesù si compie oggi; stiamo celebrando il compimento della promessa
di Gesù. Egli ora prega il Padre: attraverso la celebrazione eucaristica
ciascuno di noi è reso presente al sacrificio di Cristo sulla croce.
Il sacrificio di Cristo sulla croce è la suprema preghiera che Egli
rivolge al Padre, perché Egli ci doni il Consolatore che rimanga
sempre con noi. Ed infatti, narra l’evangelista, quando Gesù ebbe
portato a compimento la sua missione, “chinato il capo, diede lo Spirito”
(Gv. 19,30). Nella celebrazione eucaristica Cristo prega per noi, prega
con noi, prega in noi il Padre perché Egli ci doni lo Spirito Santo
perché resti sempre con noi. Oh fratelli e sorelle, questo è
il momento più grande di tutto l’anno! È il momento della
nostra rigenerazione, il momento in cui accade l’opera della nostra trasformazione.
Che cosa infatti opera lo Spirito Santo? Quale è la sua missione
in mezzo a noi? “Il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà
nel mio nome, egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà
tutto ciò che io vi ho detto”. Dunque la sua missione, la sua attività
consiste nell’insegnare e nel ricordarci tutto ciò che Gesù
ci ha detto quando viveva su questa terra. “Il tempo della rivelazione
terrena di Gesù è insostituibile e fondamentalmente insuperabile”
(R.Schnackenburg, Il Vangelo di Giovanni, parte terza; Brescia 1981, pag.
138, n. 110).
Lo Spirito Santo ci ricorderà continuamente quella rivelazione,
insegnandoci interiormente il significato sempre attuale di ogni parola
detta da Gesù: il Figlio unigenito fatto uomo ci comunica la dottrina,
lo Spirito Santo ci rende capaci di accoglierla docilmente, di assimilarla
intimamente, di penetrarla profondamente. Ed in questo modo la rivelazione
fatta da Gesù raggiunge la sua pienezza: raggiunge non solo le orecchie,
ma il cuore della persona e vi dimora.
Ma quale è il contenuto di questa «Rivelazione»
fattaci da Gesù ed introdotta, per così dire, in noi dallo
Spirito? Nella preghiera fatta l’ultima sera della sua vita, Gesù
riassume la sua missione dicendo che Egli ha rivelato e fatto conoscere
agli uomini il nome del Padre (Gv. 17,6.26) e che il suo sforzo fu di custodire
l’uomo in questo nome (ibid. 12a). Questo è il contenuto centrale
della «Rivelazione» fattaci da Gesù: Dio è Padre
ricco di grazia e di misericordia, e Gesù è il Figlio unigenito,
nel quale e mediante il quale ogni uomo è chiamato a divenire figlio
di Dio (cfr. Gv. 1,12). Il nostro destino finale, il fine per cui ciascuno
di noi è stato creato è di partecipare alla stessa vita eterna,
che è propria del Padre e del Figlio. “Questa è la vita eterna:
che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù
Cristo” (17,3): che, cioè, aderiscano pienamente alla persona di
Gesù, vivano in Lui, conosciuto come Figlio unigenito del Padre.
2. “E voi non avete ricevuto… attesta al nostro spirito
che siamo figli di Dio”. La Rivelazione fatta da Gesù che Dio è
Padre viene introdotta nel nostro cuore dallo Spirito Santo: Egli ci testimonia
che non siamo più schiavi, ma siamo figli. Questa testimonianza
consiste nel farci sentire che Dio ci è Padre, che è ricco
di grazia e di misericordia verso di noi e che quindi siamo non solo sua
creatura, ma figli introdotti nella sua intimità. Attraverso questa
intima presenza e testimonianza, fra Dio e l’uomo si stringe una nuova
ed eterna alleanza, nella quale l’uomo è spinto ad agire dalla forza
dell’amore.
“Non avete ricevuto uno spirito di schiavi…”. Oggi è la
celebrazione della dignità dell’uomo, della dignità di ogni
uomo, poiché è la celebrazione del dono che gli viene fatto
dallo Spirito, della libertà. Oggi è la vera festa della
liberazione dell’uomo. L’umile condizione umana è innalzata fino
alla dignità della suprema condizione divina. Ed infatti, come ci
narra la prima lettura, scompare per così dire ogni “separazione”
fra gli uomini: “siamo Parti, Medi… li udiamo annunciare nelle nostre lingue
le grandi opere di Dio”. La Pentecoste è allora il punto di bisezione
della storia: è la nascita dell’uomo alla vera dignità e
libertà. Ogni madre che sente per la prima volta il figli muoversi
nel suo grembo, sappia che quel nascituro ha ora già la dignità
di figlio di Dio, voluto ed amato fin dall’eternità.
Ma questa libertà, questa consapevolezza della dignità
infinita di ogni e singola persona, è oggi continuamente insidiata,
poiché la si vuole affermare, sradicandola dalla sua patria: la
Rivelazione che il Cristo ha fatto del Padre e che lo Spirito testimonia
nella nostra coscienza. La secolarizzazione di quest’esperienza di libertà
ha condotto alla sua distruzione.
Ed è soprattutto nei nostri giovani che quest’insidia
è oggi particolarmente grave, a causa del progetto di scuola che
si sta elaborando nella nostra nazione. Come è possibile un’educazione
vera della persona se non si ritiene necessaria e costitutiva dell’esistenza,
la domanda sul significato ultimo della vita, cioè la domanda religiosa?
Come è possibile custodire intatta nel cuore del giovane la
consapevolezza robusta della propria dignità, se si pensa accidentale
il domandarsi se la persona abbia o non un valore eterno? Come è
possibile costruire una forte proposta educativa, partendo da una concezione
puramente astratta della persona, che non tiene cioè conto delle
fondamentali dimensioni dell’umana esperienza? Che ogni genitore, che ogni
educatore vigili con forza, poiché è in atto una progettazione
scolastica che censura le domande più vere che abitano nel
cuore dei giovani.
Siate testimoni dell’autentica dignità dell’uomo, perché
nessuno sia strappato alla genuina verità della sua persona e della
sua vita, e sottomesso ancora alla schiavitù: “voi non avete ricevuto
uno spirito di schiavi”.
|