GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ
30 MARZO 1996
1. “Benedetto colui che viene nel nome del Signore”. Riviviamo l’incontro
di Gesù con Gerusalemme, la sua città e lo riviviamo non
come un evento passato. Gesù chiede di incontrare la nostra città
attraverso ciascuno di voi, incontrando la vostra persona. Egli “viene
nel nome del Signore”. Egli porta la salvezza di Dio all’uomo, la salvezza
messianica. Come giunge? “Mite, seduto su un’asina”. Non il cavallo: era
la cavalcatura dei guerrieri. Egli non viene a combattere nessuna guerra;
egli è mite. Egli non vuol costringere colla forza nessuno ad accoglierlo.
“Vuoi che facciamo scendere il fuoco dal cielo?” gli dissero una volta
Giacomo e Giovanni, respinti da una città. “Non sapete di che spirito
siete!”. Certo: Egli fa scendere un fuoco dal cielo. Ma non per distruggere.
E’ il fuoco di un amore che non si stanca mai di amare, anche se tu lo
respingi. Egli “viene a te, mite, seduto su un’asina, con un puledro figlio
di bestia da soma”. Egli viene a te, come giunse alla samaritana sul pozzo
dove cercava un’acqua che non l’avrebbe mai dissetata, come l’aver avuto
cinque mariti. Egli viene a te, come giunse al cieco perduto nelle tenebre
di una cecità invincibile. Egli viene te, come giunse a Lazzaro
che già imputridiva nella sua morte senza speranza. La samaritana
gli disse: “Dammi l’acqua che tu prometti, perché non abbia più
sete”. Il cieco gli disse: “Che io veda”. Lazzaro orami non può
più dire nulla: Marta mendica la risurrezione. Ecco viene a te se
ti fai mendicante della sua resurrezione, della sua luce, dell’acqua che
disseta per sempre.
2. Ma furono proprio i giovani che portarono Gesù in Gerusalemme.
Sarete voi che porterete Gesù dentro la nostra città, e sarete
voi che porterete la nostra città dentro il terzo millennio. Ora
che varrebbe condurla nel terzo millennio, priva di speranza, spenta nelle
sorgenti della vita: senza vita, senza amore, senza gioia?
Voi condurrete Cristo nella nostra città se la vostra
persona sarà una profezia di vita, di amore, di gioia.
Una profezia della vita: ribellatevi profondamente alla cultura dell’egoismo
utilitarista che tratta spesso la persona come un mezzo. Una profezia dell’amore:
l’amore che non è possesso, me è dono di sé. La riduzione
dell’amore alla sessualità svuota la sessualità del suo senso
più profondo e degrada il mistero della vostra persona. Una profezia
della gioia: chi ama e dona, trova la gioia. La gioia di chi grida: “Benedetto
colui che viene nel nome del Signore”. Sì benedetto perché
Egli ci fa dono della vita, dell’amore, della gioia.
Perché questo dono fluisca nella nostra città,
come una cascata, a voi è chiesto di essere i suoi testimoni. “E’
vostro compito dunque, vivere dentro la storia quotidiana di essa, fianco
a fianco coi vostri amici, condividendone ansie e speranze, pronti sempre
a rendere ragione della speranza che è in voi.
Ora passeremo per le vie della città, confessando la nostra
fede in Cristo Re. Attraverso la vostra testimonianza si diffonda il suo
Regno: regno di verità e di vita, regno di santità e di grazia,
regno di giustizia, di amore e di pace.
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