SANTA FAMIGLIA
domenica 27 dicembre 1998
1. “Voi mogli, state sottomesse ai mariti, come si conviene nel Signore.
Voi, mariti, amate le vostre mogli e non inaspritevi con esse. Voi, figli,
obbedite ai genitori in tutto: ciò è gradito al Signore.
Voi, padri, non esasperate i vostri figli, perché non si scoraggino”.
La semplicità di queste parole nasconde grandi misteri. Esse a
prima vista ci sembrano, e lo sono in realtà, un vero e proprio
codice di condotta nel matrimonio e nella famiglia. Due regole riguardano
i rapporti fra gli sposi; due regole riguardano i rapporti genitori-figli.
Ma vorrei attirare la vostra attenzione su un particolare carico di significato:
la ragione di questi comportamenti qui richiesti è che così
“è conveniente nel Signore”, che questo “è gradito al Signore”.
Dunque: la vita matrimoniale e la vita famigliare non è un’esperienza
umana estranea al rapporto dell’uomo col Signore. Essa può essere
vissuta in maniera conveniente o sconveniente «nel Signore»,
in modo a Lui gradito o sgradito.
Queste semplici osservazioni ci conducono già ad una conclusione
di straordinaria importanza, sia considerata in se stessa sia considerata
in rapporto alla società in cui viviamo. E la conclusione è
questa: il Signore ha un pensiero, ha un progetto circa il matrimonio
e la famiglia, vivendo conformemente al quale gli sposi vivono il matrimonio
“come si conviene nel Signore”, vivendo fuori o contro di esso gli sposi
vivono il matrimonio in modo non gradito al Signore. Esiste un disegno
originario del Signore sul matrimonio e sulla famiglia: una divina architettura
che ogni matrimonio ed ogni famiglia è chiamata a realizzare nel
modo proprio a ciascuno.
E’ necessario che richiamiamo brevemente gli elementi fondamentali
di quel disegno divino sul matrimonio e sulla famiglia, le strutture portanti
di quella divina architettura.
Il matrimonio è stato pensato e creato da Dio nel momento
stesso in cui venne creata la persona umana. Essa infatti è stata
creata uomo-donna. La S. Scrittura dice con mirabile e solenne semplicità:
“Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò;
maschio e femmina li creò”. E subito dopo la creazione della persona
umana come maschio e femmina, il Creatore aggiunge: “siate fecondi e moltiplicatevi”.
Dunque, vedete che la verità del matrimonio è connessa alla
verità della persona umana creata come uomo o donna, e destinata
ad entrare nel pieno possesso della propria umanità attraverso
la comunione reciproca del dono proprio dell’amore coniugale. Essendo così
profondamente connessi, persona umana e matrimonio procedono sempre congiunti
nel riconoscimento e nella stima della loro dignità, così
come nelle insidie e negli attacchi alla loro unità. Laddove il
matrimonio non è stimato, ivi è la stima della persona umana
ad essere insidiata; quando il riconoscimento della dignità della
persona - dignità presente nella reciproca diversità uomo-donna
- è in pericolo, lo è anche la dignità del matrimonio.
Una delle ragioni per cui si sta mettendo in atto una strategia per equiparare
matrimonio e convivenze omosessuali, è che non si percepisce più
la ricchezza propria e specifica dell’essere-uomo, dell’essere-donna: soprattutto
il mistero della femminilità è deturpato e violato nella
sua ricchezza umana specifica.
E qui noi tocchiamo una seconda struttura fondamentale dell’architettura
divina del matrimonio e della famiglia. E’ precisamente questa: esiste,
nel disegno divino, una connessione inscindibile fra matrimonio e famiglia.
L’unico modo degno e giusto di dare origine alla vita umana, l’unico luogo
degno per educare la persona umana è la comunità coniugale
posta in essere fra l’uomo e la donna dal matrimonio. Dunque, solo l’atto
dell’amore coniugale, che fa degli sposi una sola carne, è degno
di dare origine ad una nuova persona umana; il diritto di educare compete
in modo originario ai genitori, non allo Stato: “Il Signore … ha stabilito
il diritto della madre sulla prole”.
Sono questi i due fondamentali pilastri su cui si regge l’architettura
divina del matrimonio e della famiglia: il matrimonio è comunione
di amore costituita dal dono dell’uomo e della donna, chiamati a questo
dalla loro reciproca costituzione maschile-femminile; l’amore coniugale,
così inteso, è intimamente orientato al dono della vita.
E pertanto due sono le fondamentali attitudini etiche richieste all’uomo
e alla donna che si sposano: amore e responsabilità.
2. “Un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: alzati,
prendi con te il bambino e sua madre”. E’ degno di somma attenzione ciò
che accade proprio agli inizi della vita umana del Verbo incarnato: la
gioia perché è nato si scontra subito coll’insidia. L’annuncio
della vita, che si compie in modo mirabile nell’evento della nascita del
Redentore, è fortemente contrapposto alla minaccia alla vita; ciò
che accade nel nuovo e vero Adamo, si ripeterà poi in forme più
o meno gravi lungo la storia dell’uomo. E forse questa civiltà che
è la nostra, sta diventando sempre più la civiltà
della morte dell’uomo.
E’ stato infatti dichiarato «diritto» un atto che
è un «abominevole delitto»: l’uccisione del concepito
nel grembo materno. Nessuno, neanche un parlamento democraticamente eletto,
ha il potere di dire: «ti è lecito uccidere; hai diritto
di uccidere; metto a disposizione le mie strutture sanitarie perché
tu lo possa fare».
E’ stato dichiarato il «diritto ad avere il figlio»,
in qualunque modo. Si è così oscurata la più elementare
verità di ogni civiltà giuridica: si ha diritto ad avere
solamente le cose, non le persone. Il figlio è una persona e non
può essere «prodotto in laboratorio»: ha la stessa dignità
della persona.
La pagina evangelica è oggi altamente profetica: il Figlio
di Dio, minacciato fin dagli inizi della sua vita umana, è apparso
per vincere la morte. Egli ha vinto la morte perché “pieno di grazia
e di verità”. Solo se comprendiamo in maniera adeguata che cosa
veramente siano il dono della persona nel matrimonio, l’amore responsabile
e generosamente fecondo al servizio della vita, la sublime grandezza dell’educazione
della persona , costruiremo la vera civiltà della vita.
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