OMELIA PENTECOSTE
26 maggio 1996 (CATTEDRALE)
1. “Erano stupefatti e fuori di sé per lo stupore dicevano:
costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? Com’è che li sentiamo
ciascuno parlare la nostra lingua nativa?”
Di fronte al mistero che oggi celebriamo, la prima reazione spirituale
dell’uomo è lo stupore. Quando, di che cosa l’uomo prova stupore?
Di fronte ad un avvenimento nuovo ed inaspettato: un avvenimento che lo
sorprende per la sua imprevedibilità. E che cosa avviene di tanto
nuovo, inaspettato, imprevedibile da suscitare uno stupore tale che, chi
ne fu testimone, fu come fuori di sé? Gli uomini cominciano ad intendersi,
a capirsi, pur continuando a parlare ciascuno la propria lingua. L’avvenimento
che riempie l’uomo di stupore è che egli, all’improvviso, non si
sente più estraneo agli altri: è accaduta la comunione fra
le persone. Ogni causa di estraneità dovuta alla diversa cultura
(“Giudei o Greci”) o alla diversa condizione sociale (“schiavi o liberi”),
è come tolta. E’ questo un avvenimento che riempie di stupore perché
finalmente l’uomo trova risposta al suo desiderio più profondo.
Se questo è accaduto, non è stato per caso o per
necessità. Il fatto che gli uomini ricomincino ad intendersi fra
loro è la conseguenza di un altro avvenimento accaduto dentro la
nostra storia. Esso viene descritto in questo modo nella prima lettura:
“Venne all’improvviso dal cielo ...” Ed in modo più contenuto nel
Vangelo: “Dopo aver detto questo, (Gesù) alitò su di loro
e disse: ricevete lo Spirito Santo”: Ecco in realtà che cosa è
accaduto: è venuto ad abitare nel cuore umano, dentro la storia
umana, la divina persona dello Spirito Santo. Questo è il grande
mistero che oggi celebriamo. Chi è questa divina persona? Egli è
l’Amore che unisce il Padre ed il Figlio e viene in ciascuno di noi per
compiere l’opera del Cristo. Che cosa vuol dire “compiere l’opera di Cristo”?
“Dapprima Cristo si è presentato con la sua persona «dinnanzi»
agli uomini; tra essi e Lui c’era un abisso. Essi non lo hanno compreso;
Egli non è diventato qualcosa di «loro»... La Pentecoste
fa sì che Cristo, la sua Persona, la sua vita e la sua azione redentiva
diventino una realtà «loro». In che modo tutto questo
accade? Lasciamoci guidare, ancora una volta, dalla Parola di Dio.
Lo Spirito venendo ad abitare in ciascuno di noi, ci dona l’esperienza,
Egli che è l’Amore, dell’amore stesso con cui il Padre ci ama. “Se
tu provassi ...”: una cosa è sapere, altra cosa è sentire
(sperimentare). L’Apostolo nella seconda lettura dice: “nessuno può
dire ...”. Riconosco che Gesù è l’amore del Padre per ciascuno
di noi.
Poiché noi siamo distrutti, o, almeno feriti per il peccato,
il primo effetto del dono dell’Amore è la remissione dei peccati:
“a chi rimetterete i peccati...”
Amati dal Padre, perdonati nel nostro peccato, possiamo gustare
il dono della pace: “Gesù disse loro di nuovo: Pace a voi”. Ecco
il miracolo di cui ho parlato all’inizio: si ricostruisce la vera comunione
fra le persone. Ascoltiamo che cosa ci dice S. Paolo: “Come infatti il
corpo, pur essendo uno ...”
E’ per questa potenza dello Spirito che noi possiamo portare
frutti: “diversità di carismi”, “diversità di ministeri”,
“diversità di operazioni”.
In una parola: il fine per cui il Verbo si fece carne, morì
per i nostri peccati ed è risorto per la nostra salvezza, è
realizzato negli uomini, dentro la storia umana, dallo Spirito Santo. “Con
lo Spirito Santo, ... c’è la riammissione al Paradiso, il ritorno
alla condizione di figlio, il coraggio di chiamare Dio Padre ... il condividere
la gloria eterna” (S. Basilio di Cesarea).
2. “Camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare i
desideri della carne”.
Con queste parole, l’Apostolo ci rende consapevoli che lo Spirito Santo,
venuto ad abitare dentro di noi, non è l’unico ospite della nostra
persona. Ne esiste anche un altro: il nostro io in quanto ancora dominato
dalle passioni e dal peccato, chiamato da S. Paolo “la carne”. La venuta
dello Spirito in noi, nella nostra storia umana, pone in noi e in essa
un contrasto, un conflitto interiore che possiamo verificare spesso anche
esternamente.
La storia umana è ormai l’intreccio di queste due forze che
creano due città diverse, due culture diverse: una cultura della
vita, e una cultura della morte; una cultura dell’amore e una cultura dell’egoismo;
una cultura della verità e una cultura della menzogna. In che senso,
la creazione di una cultura di morte, di egoismo e di menzogna, nasce proprio
dall’opposizione dell’uomo allo Spirito Santo? Quando la persona umana
ama se stessa fino al disprezzo degli altri; quando non si riconosce più
nell’altro il fratello da amare, ma l’estraneo da cui difendersi; quando
si preferisce godere o consumare la propria ricchezza anziché investirla
e creare nuovi posti di lavoro; quando perfino viene falsata la verità
del rapporto umano più originario, quello dell’uomo colla donna:
tutto questo accade perché non si conosce più l’amore.
E non si conosce più l’amore, perché non si è guidati
dallo Spirito Santo. Quando si oscurano nell’uomo le evidenze più
originarie al punto che si confonde la giustizia coll’utilità, l’amore
col piacere e la qualità della vita col successo: tutto questo accade
perché non si è più nella verità. Non si è
più guidati dallo Spirito. Purtroppo, la resistenza allo Spirito
non ha solo una dimensione interiore, ma trova anche espressione all’esterno
e si concretizza come cultura , costume sociale. E vedo soprattutto due
segni di questo rifiuto dello Spirito Santo fattosi cultura e costume:
il numero sempre elevato di aborti e il rifiuto di donare la vita, nel
matrimonio. Possono esserci forse segni più chiari di questi che
non siamo più sotto il dominio dello Spirito Santo che dona la vita?
La nostra storia personale, la storia della nostra città
passa attraverso il nostro cuore, poiché è nel cuore che
avviene o non l’incontro salvifico collo Spirito Santo. Egli scende oggi
in ciascuno di noi, come consolatore perché ci rivela la Misericordia
del Padre, come custode della nostra speranza: di noi che aspettiamo la
definitiva redenzione.
OMELIA DI PENTECOSTE
S. CATERINA VEGRI (SCHEMA)
1. “il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là il
Signore li disperse su tutta la terra”. Queste sono parole terribili perché
ci riportano ad un avvenimento che ha marcato di sé tutta la nostra
persona. E’ un avvenimento descritto come “confusione” del discorso umano,
come “dispersione” dell’uomo da un centro di unità. Che cosa è
accaduto? È accaduto che gli uomini non si capiscono più
fra di loro (“parliamo due linguaggi diversi”), non con-vivono più
in senso profondo: la dispersione e la confusione. Perché non ci
rassegniamo a questa situazione? Ci sono delle “carenze” di cui non sentiamo
nessuna sofferenza; ci sono “carenze” che non possiamo sopportare. E’ una
esigenza della nostra persona! Ed allora che cosa è successo? “Venite
... la cui cima tocchi il cielo”. E’ successo che l’uomo si è attribuito
il potere, la capacità di “non disperdersi sulla terra”: di costruire
da solo una società giusta (“Se il Signore ...cfr. Salmo responsoriale).
2. Ed allora? E’ venuto lo Spirito: c’è nel cuore di ciascuno
di noi il desiderio, che spesso non possiamo neppure formulare, di una
vita nuova. E’ una primizia, una attesa, una speranza.
- La conclusione: la preghiera, “Vieni, Santo Spirito...”. Riempi: la
misura del cuore può essere riempita solo dallo Spirito.
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