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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


S. MESSA DI NATALE
COMACCHIO
25 dicembre 1999

1. "Oggi dalla Vergine Madre è nato nel tempo Cristo Gesù, per condurci all’eterno fulgore del Padre: Dio si è fatto uomo, perché l’uomo divenga Dio". Carissimi fratelli e sorelle: avete or ora sentito il grande annuncio dell’avvenimento accaduto "oggi", quell’avvenimento che i pastori andarono a vedere a Betlemme. Un "oggi" particolarmente solenne, poiché "venti secoli sono trascorsi da quel giorno beato; perciò la Chiesa, memore e grata, celebra il bimillenario della nascita di Cristo, suo sposo, con un anno giubilare". Ed ora abbiamo inaugurato questo "anno accetto al Signore, anno di misericordia e di grazia, anno di riconciliazione e di perdono, di salvezza e di pace".

Durante questo anno, dovremo – per così dire – continuare a ripeterci ciò che i "pastori dicevano fra loro: "Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere"". Ecco che cosa faremo, in sostanza, durante questo Anno santo: "l’unico orientamento dello spirito, l’unico indirizzo dell’intelletto, della volontà e del cuore è per noi questo: verso Cristo, redentore dell’uomo; verso Cristo redentore del mondo. A Lui vogliamo guardare, perché solo in Lui, figlio di Dio, c’è salvezza, rinnovando l’affermazione di Pietro: "Signore da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna" (Gv 6,68)" [Giovanni Paolo II, Enc. Redemptor homini 7,2].

E che cosa hanno trovato i pastori a Betlemme? "trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia". Il segno infatti che gli angeli avevano loro dato, che era nato il Salvatore, era stato il seguente: "troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia". Il salvatore, "che è Cristo Signore", è questo bambino! Dio si è posto a misura dell’uomo perché questi potesse vederlo e comprenderlo. Nella mangiatoia noi contempliamo quel mistero dell’incarnazione con lo sguardo fisso al quale la Chiesa si appresta a varcare la soglia del terzo millennio. "La nascita di Gesù a Betlemme" infatti "non è un fatto che si possa relegare nel passato. Dinanzi a lui … si pone l’intera storia umana: il nostro oggi ed il futuro del mondo sono illuminati dalla sua presenza" [Bolla Incarnationis muysterium 1,3].

Il mistero dell’Incarnazione è infatti uno "scambio mirabile" che cambia completamente la nostra condizione: "Dio si è fatto uomo, perché l’uomo divenga Dio". Il Figlio unigenito del Padre ha voluto oggi assumere la nostra natura umana perché noi potessimo condividere la sua vita divina. E’ venuto a dimorare dentro al tempo, dentro allo scorrere dei nostri giorni perché noi potessimo entrare dentro alla sua eternità, dentro al suo eterno permanere.

In questo "scambio" nel quale noi diamo al Verbo-Dio la nostra povertà, la nostra schiavitù e la nostra morte ed Egli ci dona la sua ricchezza, la sua libertà e la sua vita, si svela in piena luce e il mistero di Dio e il mistero dell’uomo. E’ il mistero di Dio che ci viene oggi svelato: noi oggi sappiamo quali sono le disposizioni di Dio verso l’uomo, di grazia cioè e di misericordia. E’ il mistero dell’uomo che viene oggi svelato all’uomo: non sei una particella anonima di un universo dominato dal caso o dalla necessità di un destino imperscrutabile, ma sei una persona che il Padre ama singolarmente. Nel giorno in cui celebriamo la bontà di Dio noi celebriamo la grandezza dell’uomo, poiché nel momento in cui celebriamo la "discesa" di Dio noi celebriamo la "elevazione" dell’uomo. Celebrando l’incarnazione di Dio, noi celebriamo la divinizzazione dell’uomo.

"Tutti quelli che udirono, si stupirono delle parole che i pastori dicevano". La contemplazione del mistero dell’Incarnazione produce nel cuore dell’uomo non solo frutti di lode e di adorazione di Dio, ma anche di profondo stupore di se stesso. "Quale valore deve avere l’uomo davanti agli occhi del Creatore, se "ha meritato di avere un tanto nobile e grande redentore", se "Dio ha dato il suo Figlio" affinché egli, l’uomo, "non muoia, ma abbia la vita eterna". In realtà, quel profondo stupore riguardo al valore e alla dignità dell’uomo si chiama Vangelo, cioè buona notizia. Si chiama anche cristianesimo [Redemptor … cit. 10,1-2]. Durante questo Anno Santo sia ridata a noi la capacità di stupirci di fronte alla dignità dell’uomo, perché essa non sia più violata: violata nella vita soppressa prima che nasca, violata nel giovane che non trova lavoro, violata nell’ammalato considerato una voce del bilancio, violata nel bambino cui sia negata l’educazione.

2. "Carissimo, quando si sono manifestati …". Ecco che cosa, in sostanza, è il Natale. Dio è divenuto per grazia Padre di coloro di cui era, per natura, creatore. Ed Egli lo diviene allorché, "mediante un lavacro di rigenerazione e di rinnovamento", l’uomo riceve lo Spirito Santo "effuso su di noi abbondantemente per mezzo di Gesù Cristo". "Proprio per questo il Verbo si è fatto carne perché fosse possibile questo; rendere l’uomo capace di ricevere la vita divina" [S. Atanasio, 1 Contra arianos 59; PG26, 273A]. e così l’uomo diventasse erede di una vita eterna.