OMELIA S. NATALE 1996
MEZZANOTTE
1. “Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce”. E’
questa una notte santa perché in essa ci è concesso di vedere
una grande luce. Quale luce? “Carissimo, è apparsa la grazia di
Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini”. La luce che risplende
in questa notte è la grazia e la misericordia del Padre che vuole
portarti la salvezza. Salvezza da che cosa? Ascoltate ciò che dice
il profeta: “Poiché tu ... hai spezzato il giogo che l’opprimeva,
la sbarra sulle sue spalle ed il bastone dell’aguzzino”. Dunque in questa
notte appare la grazia e la misericordia del Padre per liberarci da una
schiavitù, da un giogo che ci opprime: per farci uscire dalla prigione
in cui ci troviamo. Sono sicuro che a molti di voi queste parole sembrano
assai strane: noi non siamo schiavi di nessuno; io sono libero e non rinchiuso
in prigione. Se, dunque, questa è la salvezza, io non ne ho bisogno.
Ascolta bene, fratello e sorella! Soprattutto tu che forse in
questa notte vivi l’unico momento di incontro col Signore, venuto in Chiesa
portatovi da una (lodevole) tradizione. Ascolta, dicevo, ciò che
dice l’apostolo S. Paolo. La grazia apportatrice di salvezza, apparsa in
questa notte santa, “ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri
mondani e a vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo
mondo”. Anzi questa stessa grazia è apparsa “per riscattarci da
ogni iniquità”. Vedi allora di quale schiavitù si parla,
di quale giogo parla il profeta. E’ la schiavitù dell’empietà
in primo luogo; è la schiavitù quindi dei desideri mondani
che dimorano nel nostro cuore e ci impediscono di vivere con sobrietà,
giustizia e pietà in questo mondo.
E’ la schiavitù dell’empietà, in primo luogo: la
prigione più tetra in cui si è cacciato l’uomo di oggi. E’
la perdita del senso di Dio; è l’aver impedito al Signore di essere
ciò che Egli è: Colui che ci ha creati, a cui apparteniamo,
di fronte a cui noi dovremo rispondere di noi stessi. E’ di aver pensato
di poter costruire la nostra vita anche prescindendo da Lui, ritenendolo
un’ipotesi inutile. Poiché l’empietà è un giogo che
ci opprime, una sbarra sulle nostre spalle? Perché consegna ciascuno
di noi ai nostri desideri mondani, impedendoci così di vivere
in questo mondo con sobrietà e giustizia. Fratelli guardate in questo
momento dentro al vostro cuore, profondamente e con spietata sincerità
e ci ritroviamo nella descrizione che fa S. Paolo, della persona umana
chiusa nella prigione dell’empietà: “e poiché hanno disprezzato
la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balia di un’intelligenza
depravata, sicché commettono ciò che è indegno” (Rom.
1,28).
Ecco perché appare questa notte la grazia di Dio apportatrice
di salvezza, per liberarci dalla nostra empietà suscitando nel cuore
di ciascuno di noi una vera e profonda gioia: “hai moltiplicato la gioia,
hai aumentato la letizia”.
2. Oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore,
che è Cristo Signore”. L’apparire della grazia di Dio, apportatrice
di salvezza per tutti gli uomini, ha un volto preciso, è una persona:
è Cristo Signore nato per noi oggi nella città di Davide.
E’ Lui che spezza il gioco che ci opprime. La sbarra che portiamo sulle
nostre spalle e il bastone dell’aguzzino. E’ Lui che ci riscatta da ogni
iniquità, insegnandoci a rinnegare la nostra empietà e i
desideri mondani, vivendo con giustizia e sobrietà in questo mondo.
Come egli compie quest’opera? Attraverso un’incredibile scambio: il Figlio
di Dio prende da noi la nostra umanità e ci dona in cambio la sua
divinità; prende da noi il nostro peccato e ci dona in cambio la
sua giustizia; entra nella nostra prigione e ci dona la sua libertà.
O fratello, o sorella! Non indurire il cuore. Tu in questa notte non solo
conosci questo incredibile scambio. Ti è dato la possibilità
di fare tale scambio, di concluderlo, e di tornare alla tua casa dopo aver
realizzato un’incredibile affare. Quale? Fare uscire la verità dal
tuo cuore; confessare al Signore la tua miseria, dargli il tuo peccato.
E dal Cristo ti verrà dato in cambio la vita divina, il suo perdono,
la sua pace.
Conclusione
Essere liberati, partecipare alla stessa vita e gioia divina in
Cristo non è una promessa, il cui compimento è rinviato non
si sa quando. Poiché, “oggi vi è nato un Salvatore”.
|