PRIMA DOMENICA DI QUARESIMA
25 febbraio 1996
1. “Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere
tentato dal diavolo”.
Fratelli, il nostro cammino quaresimale di conversione comincia oggi
con la meditazione di una terribile esperienza vissuta da Cristo. Battezzato
nel fiume Giordano, Egli è sospinto nel deserto per scontrarsi,
nella tentazione, con Satana: è lo scontro decisivo per la nostra
salvezza. In Lui siamo stati tentati, ci insegna l’Apostolo, come siamo
stati tentati nel primo uomo, come ci insegna la prima lettura. E “se per
la colpa di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna,
così anche per l’opera di giustizia di uno solo si riversa su tutti
gli uomini la giustificazione che dà la vita”. In Lui siamo stati
tentati, in Lui abbiamo già vinto: questo tempo di quaresima è
tempo in cui il Cristo vuole renderci partecipi della sua vittoria.
Ma che cosa significa che Cristo è stato tentato? in che
cosa è stato tentato? Le tre proposte che Satana fa a Gesù
hanno tutte lo stesso contenuto, in fondo: distaccare la volontà
umana di Gesù dal disegno del Padre, sradicarlo dal Progetto del
Padre.
E Satana cerca, tenta (appunto) di raggiungere questo obiettivo proponendo
a Cristo di compiere due opere prestigiose che gli avrebbero dato successo
ed alla fine, di sottomettersi a lui (Satana) per entrare in possesso di
tutto il potere di questo mondo. E’ una proposta tremenda e spaventosa:
uscire dalla decisione del Padre che chiedeva al Figlio incarnato di operare
la salvezza non attraverso il prestigio ma attraverso l’umiltà,
non attraverso l’avere ma attraverso la povertà, non attraverso
il potere ma attraverso il servizio. Gli proponeva lo sconvolgimento radicale
della via della salvezza. Mai scontro fra Dio e Satana fu più violento:
e lo scontro avviene nel cuore di Cristo, nella sua libertà.
In che modo Cristo vince e supera questa tentazione ad uscire
dalla via di Dio? Immediatamente, rispondendo con la parola del Padre.
Questo modo di rispondere ci fa capire l’attitudine profonda di Gesù
durante e contro la tentazione. Egli si fida di Dio e si affida a Dio:
non permette che il dubbio sulla Sua Sapienza e Bontà venga a dimorare
nel suo cuore. Ad un “progetto di vita” disegnato secondo la volontà
propria, Egli preferisce il “progetto di vita” disegnato dal Padre: “non
la mia, ma la tua volontà si compia”.
Qual è il risultato di questo umile affidamento di se
stesso al Padre? Ecco, gli angeli accedono a Gesù, loro sovrano,
e lo servono. Egli diviene veramente Re perché ha obbedito, forte
perché ha scelto la via dell’umiltà.
2. “Ma il serpente disse alla donna: non morirete affatto. Anzi...”
.
La prima lettura ci trasporta dal deserto in un giardino: è
l’inizio della storia umana. E’ la nostra origine. E ci troviamo precisamente
nella stessa situazione: l’uomo è tentato. A che cosa è tentato?
in che cosa consiste la tentazione? nel tentativo di far dubitare l’uomo
della verità di ciò che Dio gli dice; nel tentativo di introdurre
nel cuore dell’uomo il sospetto che Dio sia invidioso dell’uomo e quindi
gli sia nemico. Esattamente come con Cristo nel deserto. Una volta che
l’uomo comincia a dubitare di Dio, a sospettare del suo Amore, comincia
ad essere attratto verso ciò che lo allontana da Dio ed alla fine
decide di sradicare la sua esistenza dalla obbedienza a Lui: di costruire
un progetto di vita nella piena autonomia.
Quale è il risultato di questa disobbedienza? “si accorsero
di essere nudi”. Non è principalmente un senso di vergogna. E’ il
sentirsi caduti nella povertà esistenziale, nel vedersi ormai ridotti
al loro destino di morte. L’illusione, causata dall’inganno satanico, di
poter realizzare se stessi contro la volontà di Dio, è durata
poco. L’uomo che ha sradicato se stesso dal Progetto divino, si è
trovato nella schiavitù.
3. “Come per la disobbedienza di uno solo tutti sono stati costituiti
peccatori, così anche per l’obbedienza di uno solo tutti saranno
costituiti giusti”.
La parola di Dio ci descrive oggi due avvenimenti opposti l’uno all’altro:
l’obbedienza di Cristo e la disobbedienza di Adamo. Orbene, ci insegna
l’Apostolo, sia l’una che l’altra ci riguardano, ci coinvolgono profondamente.
Tutto il genere umano è in Adamo (il primo uomo) “come
un unico corpo di un unico capo”: anche in ciascuno di noi. Adamo ed Eva
commettono un peccato personale, ma questo peccato intacca la nostra natura
umana, che essi trasmettono in una condizione decaduta. Ciascuno di noi
da quella disobbedienza è stato costituito peccatore: noi nasciamo
privi della santità e della giustizia.
Ma tutto il genere umano è ora coinvolto nell’obbedienza
di Cristo: ciascuno di noi nella vittoria di Cristo sulla tentazione ha
vinto il male.
Carissimi: cominciamo il cammino della quaresima. Esso è
il passaggio” dalla nostra condizione di ingiustizia alla giustizia di
Dio donataci in Cristo. Lasciamoci strappare dalla grazia di Cristo. Al
termine ritroveremo come e in Cristo la nostra regalità, la nostra
libertà vera: quella che ci radica nel Progetto di Dio.
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