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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


S. MARIA IN AULA REGIA
Comacchio 24 settembre 2000

1. "Ora, invece, Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti". Celebrando oggi in questo caro santuario la regalità di Maria, noi celebriamo lo splendore della risurrezione di Cristo, in forza della quale Egli si è seduto alla destra del Padre, finché tutti i suoi nemici siano posti a sgabello dei suoi piedi [cfr. Sal 110 (109) 1b]. È in ragione e a causa della regalità di Cristo che anche Maria è entrata in possesso di una dignità regale. Cristo risorto, infatti, non è una eccezione; la sua risurrezione non è un "caso a sé": è risorto – ci ha appena insegnato l’Apostolo – come "primizia di coloro che sono morti". "L’immagine dei primi frutti del campo o dei primi nati del bestiame da offrire al tempio dice che si tratta non di un caso sporadico e unico: Cristo è stato risuscitato non come il solo, bensì come il primo di una serie di morti che risusciteranno. Non è un individuo a parte, ma il primo anello di una catena" [G. Barbaglio, La teologia di Paolo, EDB, Bologna 1999, pag. 188]. Come dunque Cristo in forza della sua risurrezione è stato costituito Signore, così ogni suo discepolo diviene partecipe della sua regalità.

Questa partecipazione raggiunge in Maria un grado eminente e superiore ad ogni altro, così che a titolo unico Ella può e deve essere invocata come nostra Regina. Le ragioni per cui Maria partecipa in modo eminente la dignità regale di Cristo sono tre.

La prima e principale è senza alcun dubbio la sua divina maternità. Come avete sentito nella pagina evangelica, del figlio che sarà partorito da Maria è detto: "il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo Padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine". Ne segue che Maria stessa è Regina, avendo concepito e generato un Figlio che nel medesimo istante del suo concepimento era re e signore di tutte le cose. "E’ veramente diventata Signora di tutta la creazione" scrive un Padre della Chiesa "nel momento in cui divenne Madre del Creatore" [S. Giovanni Damasceno, La fede ortodossa IV, 14; PG 94, 1158 B].

La seconda ragione per cui Maria deve essere proclamata regina è la parte singolare che Ella ebbe nell’opera della nostra redenzione. Scrivendo ai cristiani, l’apostolo Pietro dice: "voi non siete stati redenti con oro e argento, beni corruttibili, ma col sangue prezioso di Cristo, come di agnello senza difetti e senza macchia" [1Pt 1,18]. Noi non apparteniamo a noi stessi, ma a Cristo che ci ha "comprati a caro prezzo" [1Cor 6,20 a]. Ora, per divina volontà, Maria fu strettamente associata all’atto redentivo di Cristo, sotto la Croce. Quindi, "Come Cristo per il titolo speciale dell’atto redentivo è nostro Signore e nostro re, così anche la Vergine beata è nostra Signora e regina" dal momento che ha volontariamente offerto il suo Figlio "desiderando, chiedendo e procurando in modo singolare la nostra salvezza" [F. Suarez, De mysteriis vitae Christi, disp. XXII, sect. II; cit. da Pio XII, Lett. Enc. Ad caeli Reginam III, 3; EE 6/1156].

La terza ragione è che Maria partecipa in modo singolare al regno con cui Gesù risorto regna ora nelle menti e nei cuori dei suoi discepoli. Egli infatti attraverso il dono del suo Santo Spirito che ci viene fatto mediante i sacramenti della fede, ci configura intimamente a Lui. Ad ogni grazia che proviene da Cristo solamente come dalla sua sorgente coopera ora Maria colla sua preghiera di intercessione. Nel prefazio con cui ci introdurremo nella grande preghiera eucaristica, la fede della Chiesa circa la regalità di Maria è stupendamente espressa: "Accanto a Lui ha voluto esaltare la Vergine Maria, che ha sopportato con fortezza l’ignominia della Croce di Cristo. Tu l’hai innalzata accanto a Lui … dove regna gloriosa e intercede per tutti gli uomini, avvocata di grazia e regina dell’Universo".

2. Oggi la vostra parrocchia vuole esprimere in un modo straordinario la sua sottomissione alla regalità di Maria, mediante l’atto di affidamento.

La parola di Dio che abbiamo meditato ci fa capire il significato profondo di questo atto: noi vogliamo, questa parrocchia vuole porre se stessa sotto la regalità di Maria perché ciascuno di noi sia da Lei introdotto più profondamente nei misteri di Cristo.