XXIX DOMENICA PER ANNUM (B)
Giornata missionaria
Cattedrale 22 ottobre 2000
1. "Il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti". Queste parole di Gesù aprono la via perché possiamo penetrare dentro alla coscienza che Egli aveva di se stesso. In questa coscienza confluiscono due fondamentali esperienze. O meglio Gesù interpreta la sua vita, la sua presenza in mezzo a noi attraverso due figure bibliche: quella del "figlio dell’uomo" e quella del "servo che dona la vita".
Il "figlio dell’uomo", secondo la tradizione biblica, è colui che riceve da Dio il potere e il dominio su ogni popolo e nazione. Ecco come ne parla il profeta Daniele: "ecco apparire sulle nubi del cielo uno, simile ad un figlio d’uomo; giunse fino al vegliardo … che gli diede potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo serviranno" [7,13-14]. Dopo la sua risurrezione, Gesù dirà ai suoi discepoli: "mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra" [Mt 28,18].
Ma in che modo Gesù riceve questo potere in cielo e in terra? Facendo di se stesso quel "Servo del Signore" di cui ci ha parlato il profeta nella prima lettura. Tutti i popoli, nazioni e lingue lo serviranno, perché Egli offre Se stesso in espiazione; Egli riceve ogni potere e gloria perché dona "la propria vita in riscatto per molti".
Carissimi fratelli e sorelle, nella vostra fede voi avete già capito che sto parlando del mistero della redenzione dell’uomo, che si verifica obiettivamente per ogni uomo nella morte sacrificale di Cristo sulla Croce. Questo sublime mistero ha come due dimensioni: una dimensione divina ed una dimensione umana.
Ha una dimensione divina. Ciò che è accaduto sulla croce non è accaduto per un’inspiegabile necessità o per una tragica convergenza di casi fortuiti. E’ accaduto perché il Padre ha donato il suo Figlio unigenito all’umanità perché, come ci ha appena insegnato la seconda lettura, divenendo partecipe della nostra condizione umana ci liberasse dalla nostra destinazione alla morte eterna. Sulla croce si rivela pienamente la cura che Dio ha verso l’uomo da Lui creato: il Dio della creazione si rivela come il Dio della redenzione della dignità di ogni uomo.
Ha una dimensione umana. L’atto con cui Cristo dona se stesso sulla Croce imprime nell’uomo la consapevolezza piena della propria vera grandezza: "se Dio mi ha amato fino a morire per me, come sono prezioso ai suoi occhi! come sono grande!". L’atto redentivo di Cristo non aiuta l’uomo solamente a conoscere il mistero di Dio, ma anche la verità di se stesso. Non genera nel cuore dell’uomo solo atti di lode del Signore e di adorazione. Ma anche di profondo stupore della sua dignità. Ecco perché fra chi ha incontrato il mistero redentivo di Cristo non ha più senso il voler essere più o meno grandi a spese degli altri.
2. Carissimi fratelli e sorelle, noi oggi celebriamo la giornata missionaria mondiale: la giornata nella quale la Chiesa prende coscienza più profonda della sua ragione di essere dentro alla storia umana. Quale è questa ragione? Perché la Chiesa?
Vi dicevo poc’anzi che l’uomo, quando si accosta al mistero redentivo di Cristo, quando ne diventa partecipe e ne è intimamente rigenerato, sente nel suo cuore un indescrivibile stupore: stupore riguardo al valore e alla dignità della propria persona; stupore che nasce dall’amore di Dio effuso nei nostri cuori. E questo stupore a giustificare, a motivare la missione della Chiesa nel mondo: nel mondo di oggi, soprattutto. "La Chiesa …" [Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Redemptor hominis 10,2.3; EE/8, 20-30].
E’ solo in Lui che l’uomo ritrova se stesso e viene salvato. E se la nostra missione sembra oggi incontrare maggiori resistenze, perché veniamo accusati di intolleranza se diciamo a tutti che solo in Cristo l’uomo è redento, tale circostanza dimostra che essa è ancora più necessaria. Accettiamo volentieri questo rimprovero, perché vogliamo essere "intolleranti" di ogni violazione fatta alla dignità dell’uomo, consapevoli come siamo che annunciare Cristo è l’unica via per aiutare l’uomo a ritrovare se stesso.
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