IV DOMENICA DI PASQUA
20 aprile 1997
1. “Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati
figli di Dio, e lo siamo realmente”. Stiamo trascorrendo le settimane più
intense, più importanti nello scorrere dei nostri giorni: sono le
sette settimane che da Pasqua, celebrata il 30 marzo scorso, ci condurranno
alla celebrazione della Pentecoste il 18 maggio. Le più intense,
le più importanti perché, come dice una preghiera liturgica,
“in questi giorni pasquali ci hai rivelato la grandezza del tuo amore”.
Ecco: la rivelazione della grandezza dell’amore di Dio è il grande
avvenimento che accade in questi giorni. Ed è alla contemplazione,
alla “visione” di questo amore che oggi siamo invitati: “vedete quale ....”.
- E’ un amore assolutamente gratuito, immeritato: ci è stato
“donato”. Il primo dono, il dono dal quale ci viene ogni altro dono è
precisamente il suo Amore. Ascoltiamo quanto ci insegna l’apostolo S. Paolo:
“Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati,
da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo: per
grazia infatti siete stati salvati” (Ef. 2,4-5). Dunque, possiamo accostarci
al Signore con piena fiducia, poiché in Lui troviamo solo misericordia.
- Questo amore gratuito, immeritato dimostra la sua grandezza smisurata
nel fatto di “essere chiamati...”. Cioè: l’amore con cui il Padre
ci ha amati ci fa passare dalla nostra naturale condizione di creature
alla condizione di figli. La nostra condizione di creatura ci avrebbe consegnati
ad una distanza dal Signore infinita; la nostra condizione di figli ci
fa entrare nella piena, intima comunione con Lui: partecipi della sua vita
stessa, della sua eterna beatitudine. “Noi saremo simili a Lui, perché
lo vedremo così come Egli è”. Quale mistero! saremo simili
al Signore, lo vedremo così come Egli è. Ecco, questo è
il nostro destino: non esistiamo per caso. Il Signore stesso ci ha voluti
perché entrassimo nel possesso della sua stessa vita. Questa è
la nostra dignità, una dignità che è propria di ciascuna
persona, dovuta al suo essere figlio di Dio.
2. “Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore.
Il grande amore che il Padre ci ha dato, compie la sua opera nel dono che
Cristo compie della propria vita. La pagina del Vangelo, fratelli e sorelle,
descrive l’opera della nostra redenzione, servendosi di una immagine molto
eloquente: quella del buon pastore.
- E’ una opera che il Buon pastore compie perché “gli importa
delle pecore”. L’atto redentivo che Cristo compie ha la sua origine in
questa “appartenenza” di ciascuno di noi al suo cuore; in questo supremo
interesse che Egli prova per ciascuno di noi. Fratelli, sorelle: sentiamo
questa appartenenza di ciascuno di noi a Cristo; questa preoccupazione
che egli ha per ciascuno di noi. Non gli sei sconosciuto: “conosco le mie
pecore”. Egli conosce le tue difficoltà, le tue sofferenze.
E’ un’opera che consiste nel dono più grande che si possa immaginare:
“offro la vita per le pecore”. La nostra redenzione consiste nel dono che
Cristo ha fatto della sua propria vita sulla Croce. Ascoltiamo ancora quanto
ci dice S. Paolo: “Mentre noi eravamo ancora peccatori, Cristo morì
per gli empi nel tempo stabilito. Ora , a stento si trova chi sia disposto
a morire per un giusto.... Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi perché,
mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi” (Rom. 5,6.8).
- E’ un dono che Cristo compie nella più grande libertà.
La sua morte non è stata semplicemente un triste incidente, una
pena che Egli ha dovuto subire. E’ stata da Cristo scelta: egli ha donato
la sua vita in piena libertà. “Nessuno me la toglie, ma la offro
da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla
di nuovo”. Ed è questo dono che noi ora celebriamo, celebrando la
divina Eucarestia.
Ecco, vedete che si compie davanti agli occhi della nostra fede
tutta l’opera della nostra salvezza. Essa ha una origine: l’amore assoluto,
immeritato del Padre verso ciascuno di noi. Essa ha una meta finale: farci
vedere il Padre così come Egli è, fatti a Lui simili. Essa
ha una realizzazione: il dono che Cristo ha fatto della sua vita.
3. Ma oggi dobbiamo dare una particolare intenzione alle nostre preghiere:
è la giornata delle vocazioni.
L’opera della salvezza di cui ho parlato è annunciata da uomini
che si consacrino pienamente ad essa: i sacerdoti. L’amore del Padre ci
viene incontro concretamente nella vita di quelle donne ed uomini che si
consacrano a Cristo. Preghiamo perché non vengano mai meno coloro
che ci svelano, nell’annuncio della Parola di Dio, l’amore del Padre e
nella celebrazione dell’Eucarestia ci conducano alle sorgenti della vita.
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