S. Giuseppe 19 marzo 1999
1.
“Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua
sposa, poiché quel che è generato in Lei viene dallo Spirito
Santo”. In queste parole è racchiuso tutto il «mistero»
di Giuseppe ed è interamente manifestata la «missione»
della sua persona. Egli viene introdotto da quelle parole nel Mistero tenuto
nascosto per secoli dal Padre: al mistero della nostra redenzione in Cristo,
della nostra predestinazione ad essere partecipi della stessa vita divina.
Giuseppe vi viene introdotto, per così dire, non direttamente ed
immediatamente, ma attraverso Maria, attraverso il vincolo coniugale che
lo univa a Maria.
La fede della Chiesa ci insegna: “Piacque a Dio nella sua bontà
e sapienza rivelare se stesso e manifestare il mistero della sua volontà
(cfr. Ef. 1,8), mediante il quale gli uomini per mezzo di Cristo, Verbo
fatto carne, nello Spirito Santo hanno accesso al Padre e sono resi partecipi
della divina natura (cfr. Ef. 2,18; 2Pt. 1,4)” (Conc. Ec. Vaticano II,
Cost. dogm. Dei Verbum 2). Di questo mistero divino Giuseppe è insieme
con Maria il primo depositario.
Quale è stata la via attraverso la quale Giuseppe è
entrato dentro a quel mistero? “Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo”.
Queste parole sembrano echeggiare singolarmente le parole con cui Maria
entra nel Mistero: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello
che hai detto”. La via è stata la fede: ciò che Maria disse
e fece, ciò che Giuseppe senza nulla dire fece, è la purissima
obbedienza della fede. E in questa fede Maria e Giuseppe trovarono la più
intima comunione di vita e compartecipazione allo stesso destino. “ A Dio
che rivela è dovuta «l’obbedienza della fede», per la
quale l’uomo si abbandona totalmente e liberamente a Dio, prestandogli
il pieno ossequio dell’intelletto e della volontà ed assentendo
volontariamente alla Rivelazione da lui fatta” (ib. 5).
Questa descrizione della fede si applica perfettamente a Giuseppe:
Egli si è totalmente e liberamente abbandonato a Dio che gli parlava
attraverso l’angelo e “fece come gli aveva ordinato”. Ecco il primo ossequio
della sua volontà.
2.
“Eredi… si diventa per la fede, perché ciò sia per grazia
e così la promessa sia sicura per tutta la discendenza”. L’esperienza
di Giuseppe è paradigmatica: è esemplare per ogni uomo. Essa
ci rivela una verità fondamentale per capire la persona umana e
la sua vocazione. Quale? Che “eredi si diventa per la fede, perché
ciò sia per grazia”. Eredi, cioè destinati alla salvezza
che il Padre ci offre in Cristo, lo si diventa per la fede. A ciascuno
di noi, come a Giuseppe, è chiesto per entrare nell’opera della
salvezza, di accogliere la proposta divina. Al principio, perché
si costituisca il patto, l’alleanza fra il Padre e ciascuno di noi, ci
è chiesto di dire come Maria: “avvenga in me secondo la tua parola”
e di agire come Giuseppe: “fece come gli aveva ordinato l’angelo”. E’ l’abbandonarsi
totalmente a Dio e liberamente, prestandogli il pieno ossequio della nostra
intelligenza e della nostra volontà.
“Chi si abbandona totalmente nelle mani del Signore può
essere certo di essere guidato. Tutto quello che si consegna a Lui non
va perso, anzi viene custodito, ampliato, innalzato e giudicato in modo
giusto. E’ questo che deve avvenire: l’abbandono totale nelle mani di Dio,
senza alcuna sicurezza umana” (S.Teresa Benedetta della Croce).
Il Signore ci doni la stessa fede e purezza di cuore che
animò S.Giuseppe nel seguire il Figlio di Dio, nato da Maria.
L’uomo giusto è stato introdotto nell’inizio della nuova
ed eterna Alleanza che è Gesù Cristo: che egli ci ottenga
di conoscere le vie attraverso le quali introdurre la nostra vita dentro
al mistero ineffabile dell’incarnazione del Verbo, alle soglie del suo
bimillenario anniversario.
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