SOLENNITA’ DI SAN GIUSEPPE
Casaglia, 19 marzo 1997
1. “Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo”. In queste parole
è racchiuso tutto il mistero della vita di S. Giuseppe, e la sua
vera grandezza. Esse indicano che Giuseppe fece dell’obbedienza al Signore
la spina dorsale della sua esistenza.
Questa esistenza inizia in senso vero e proprio, quando viene
notificato a Giuseppe la sua missione, cioè il progetto che Dio
aveva su di lui: divenire il custode del mistero del Figlio di Dio che
si fa uomo e quindi della Vergine Madre di Dio. Gli è chiesto di
entrare in un mistero sconvolgente quasi schiacciante nella sua grandezza.
Egli acconsente. E qui scopriamo la vera sorgente dell’obbedienza di Giuseppe,
la sua fede. Egli obbedisce, partendo - per così dire - per una
meta che non conosceva. L’idea che noi tutti oggi abbiamo di autonomia,
di libertà potrebbero suscitare in noi una reazione negativa di
fronte a questo modo di pensare, progettare, vivere la propria esistenza,
quello di Giuseppe. In realtà, egli ci insegna la vera strada che
ci porta alla nostra autorealizzazione. Nessuno di noi esiste per caso.
Dio ha su ciascuno di noi un suo proprio disegno. E’ la fede che genera
l’obbedienza, che ci fa entrare nell’idea che Dio ha di ciascuno di noi
fin dall’eternità e così da servi diventiamo liberi figli.
Giuseppe è stato voluto e scelto da Dio proprio per essere il custode
di Gesù e di Maria: come egli vide chiaramente che questo era il
significato della sua esistenza, egli subito “fece come gli aveva ordinato
l’angelo”. Portare a compimento la propria missione, porsi interamente
a sua disposizione, significa realizzare se stessi e quindi giungere alla
piena libertà. Giuseppe è un vero testimone della verità
dell’uomo, poiché ci insegna che cosa significa essere liberi.
2. In forza poi della sua obbedienza credente o fede obbediente, Giuseppe
entra in una comunità di persone che è unica: entra in un
rapporto interpersonale con Gesù e Maria. Egli nei confronti di
Gesù dovrà essere come un padre; nei confronti di Maria,
egli è sposo in senso vero e proprio. Ed in questa comunità
di persone, come si comporta Giuseppe? Leggendo attentamente le pagine
del Vangelo, vediamo che il suo è un comportamento di servizio completo.
Dall’obbedienza a Dio deriva, nella dimenticanza totale del falso se stesso,
l’obbedienza-servizio reciproco. Guardando questo santo, come non ricordare
le parole di S. Paolo: “ognuno di voi, con tutta umiltà, consideri
gli altri superiori a se stesso. Non cerchi ciascuno il proprio interesse,
ma anche quello degli altri” ed ancora: “siate sottomessi gli uni agli
altri nel timore di Cristo”. La Santa Chiesa è già prefigurata
in quella comunione di persone, custodita da S. Giuseppe.
Fratelli e sorelle: manteniamo viva la memoria di questo incomparabile
santo. Egli ci insegna il segreto della vera libertà: essa è
obbedienza alla missione per cui Dio ci ha creato, essa è servizio
reciproco. E’ questa la nostra vera realizzazione.
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