APERTURA ANNO ACCADEMICO 1999-2000
Ferrara 18 ottobre 1999
Secondo un’antica tradizione, la nostra Università inizia solennemente ogni anno accademico nel giorno in cui la Chiesa celebra la festa di S. Luca. Se, mi è stato detto, la coincidenza è dovuta al rapporto singolare fra questo santo e la Facoltà di medicina — Luca è patrono dei medici —, ciò non toglie che quella coincidenza ci offra occasione di serie riflessioni generali. Alla luce della Parola di Dio.
1. "Solo Luca è con me". Troviamo questa espressione nella prima lettura, nella quale S. Paolo descrive un momento fra i più tragici della sua vita. Sta subendo un processo a causa della sua fede e, come capita sovente a chi si trova in difficoltà, è rimasto solo: "tutti mi hanno abbandonato". Rimane con lui solo Luca. Luca è l’amico e medico fedele che non abbandona nelle difficoltà.
Questo tratto della personalità del santo trova singolare conferma nelle due opere che di Luca ci restano: il terzo Vangelo e Atti degli apostoli. In esse, infatti, egli si dimostra uomo particolarmente attento ai bisogni, alle sofferenze della persona umana. Per questo egli narra i fatti della redenzione cristiana come la storia della misericordia divina. "Luca scriba mansuetudinis Christi", dirà Dante.
E noi qui troviamo il primo fondamentale significato dell’atto che stiamo compiendo: la vicinanza all’uomo come prima ragione d’essere dell’istituzione universitaria. Individuare la "vicinanza all’uomo" come ciò che caratterizza in primo luogo l’istituzione universitaria, significa almeno due cose.
In primo luogo, l’Università si pone nella "vicinanza dell’uomo" se e quando in essa viene elaborata una cultura, cioè una "coltivazione" dell’uomo secondo la sua misura intera. La cultura infatti non significa in primo luogo abilità tecnica, ma capacità di dare un’interpretazione di tutto il reale secondo una chiave di lettura unitaria. E’ ancora in grado l’Università, la nostra Università di formare uomini colti, in questo senso? Persone cioè che abbiano una precisa conoscenza scientifica ed una solida capacità di giudizio riguardo ad argomenti anche non scientifici. Se ci deve essere un futuro per una società come la nostra nella quale la dignità della persona è un dato tutt’altro che scontato; se non possiamo accettare, a causa precisamente della (difesa della) dignità della persona, il "dogma positivista" secondo cui tutto è negoziabile, è necessario che l’Università sia in grado di formare non semplicemente dei buoni professionisti, ma uomini capaci di opporsi colla forza della ragione e della libertà al relativismo ed al pragmatismo, all’utilitarismo ed all’emotivismo oggi dominanti.
La "vicinanza all’uomo" da parte dell’Università significa, in secondo luogo, ridare agli studenti la passione per la ricerca della verità. Questa ricerca disinteressata della verità richiede il costante sviluppo di tutta la persona sotto la guida di docenti e scienziati che siano "maestri" dei loro studenti. Una simile educazione accademica richiede che l’Università sia quello che è sempre stata, fin dalle origini, uno Studium generale, in cui agli studenti di tutte le facoltà sia data la possibilità e sia richiesto un grado minimo di partecipazione al dialogo interdisciplinare. Un dialogo dal quale nessuna voce deve essere istituzionalmente assente, compresa quella della fede cristiana.
2. "Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi". Nella pagina del Vangelo appena proclamato, Luca riferisce il discorso di Gesù sulla Missione cristiana: il codice di comportamento del testimone di Cristo. Chiamandolo agnello in mezzo ai lupi, Cristo dice che i suoi testimoni non potranno contare sulla forza, sul potere e sulla violenza: sono disarmati, esposti alla mercé del più forte. Ma nulla può trattenere il compimento del loro mandato: non la ricerca di una ospitalità più comoda, non i tabù alimentari, non il rifiuto o l’opposizione della gente. Il testimone di Cristo è portatore della possibilità di salvezza che deve essere offerta a tutti i popoli.
In questa pagina è descritto il destino di ogni testimone della verità. Egli deve la sua libertà al fatto che dipende esclusivamente dalla verità conosciuta. E’ questo legame fra verità e libertà che genera uomini autentici. Una vera libertà può essere generata solo dalla libera verità. E la verità è libera, quando la ragione non estingue nessuna domanda, perché non si lascia vincere da nessun pregiudizio.
La preghiera che rivolgo al Signore è che la nostra Università sia luogo in cui siano formati veri testimoni della verità intera dell’uomo.
Una forte attenzione alla propria esperienza quotidiana mostra che "l’uomo si trova in un cammino di ricerca, umanamente interminabile: ricerca di verità e ricerca di una persona a cui affidarsi. La fede cristiana gli viene incontro offrendogli la possibilità concreta di vedere realizzato lo scopo di questa ricerca. Superando lo stadio della semplice credenza, infatti, essa immette l’uomo in quell’ordine di grazia che gli consente di partecipare al mistero di Cristo, nel quale gli è offerta la conoscenza vera e coerente del Dio Uno e trino. Così in Gesù Cristo, che è la Verità, la fede riconosce l’ultimo appello che viene rivolto all’umanità perché possa dare compimento a ciò che sperimenta come desiderio e nostalgia" [Lett. Enc. Fides et Ratio 33].
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