PASQUA DEGLI UNIVERSITARI
18 marzo 1996
1. “Ecco io creo nuovi cieli e nuova terra; non si ricorderà
più il passato”.
Carissimi, questa pagina del profeta Isaia sembra essere lo specchio
perfetto del vostro volto interiore: della vostra identità giovanile.
Questa identità è impastata di attesa e di speranza. Non
si ricorderà più il passato, dice il Signore. Ed il passato
di cui Egli ci parla è un passato di schiavitù e di esilio:
l’uomo fuori della sua propria dimora, estraneo a se stesso, perde la libertà.
Eppure, sento dentro di me che non riuscite più a vibrare
a queste parole profetiche. Che cosa è successo, che cosa sta succedendo
dentro il vostro cuore?. Spesso si è spenta in esso la speranza
di poter ancora fabbricare case e abitarle, di piantare vigne e mangiarne
il frutto, come dice il profeta. Sono stati “falsi profeti” che, prendendo
posto nella nostra cultura, hanno costruito gli idoli: vi hanno ingannato.
Come? Insegnandovi menzogne.
La prima è stata di farvi credere che la ragione umana
è la misura di tutte le cose e non l’apertura illimitata alla realtà.
E come se si dicesse che l’occhio non è fatto per godere dei colori
e della luce, ma per vedere se stesso. La conseguenza è stata di
farvi credere che non esiste il bene e il male, ma solo l’utile e il dannoso,
il piacevole e lo spiacevole.
La seconda menzogna è stata di farvi credere che si possa
essere liberi anche non sottomettendosi alla verità conosciuta,
come se la libertà non consistesse nell’amare ogni realtà
che esiste nella misura della sua obiettiva preziosità. La conseguenza
è stata un senso di smarrimento profondo, di incertezza radicale:
un vuoto girare su se stessi.
La terza menzogna è stata di farvi credere che essere
“qualcuno” non è più che essere “qualcosa”. La perdita
del senso della dignità del proprio essere persona: è la
perdita di se stessi. Una perdita talmente grave che, come ci insegna Gesù,
non potrebbe essere compensata neppure dal guadagno del mondo intero.
Carissimi, se volete che le parole del profeta ridiventino vere
per voi, dentro di voi, è necessario che rigettiate completamente
quelle tre menzogne dal vostro spirito: ridiventare pienamente ragionevoli,
veramente liberi, persone nel senso intero del termine; riacquistare la
passione per la verità e la libertà, perché nasca
la persona. Ma come è possibile?
2. “Quell’uomo credette alla parola che gli aveva detto Gesù
e si mise in cammino”. L’uomo di cui parla il vangelo è “un funzionario
del re”: non era un ebreo. Cristo è venuto per tutti: non ci sono
d’estinzioni. Il suo amore intende incontrarti. Che cosa ridona speranza
a quell’uomo e lo rimette in cammino? L’aver creduto alla parola di Cristo:
“credette alla parola ... e si mise in cammino”.
Il “punto di Archimede” che può farti rialzare, rimetterti
in cammino è l’incontro con Cristo: quell’uomo “udito che Gesù
era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da Lui”. Recati da Lui
e digli che scenda in casa tua. Forse tu mi chiederai: e dove devo recarmi
per recarmi da Cristo? Nella sua Chiesa: è la Chiesa la dimora di
Cristo. In essa lo puoi trovare perché in essa Egli ti parla
e si rende realmente presente nei sacramenti.
Conclusione
“Non si udranno più in essa voci di pianto, grida di angoscia”.
Nella casa del funzionario si udivano voci di pianto, grida di angoscia
perché la morte regnava indisturbata: la situazione cambiò
proprio in quell’ora precisa in cui Gesù aveva parlato.
E nella tua casa? Nella casa della tua coscienza si odono voci
di pianto e grida di angoscia? Credi a Cristo, vieni nella sua Chiesa e
Cristo ti libererà.
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