OMELIA AMMALATI ENICHEM
18 febbraio 1996
1. “Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro
celeste”. Questa parola del Vangelo ci sconcerta come nessun altra: ci
è chiesto di essere perfetti come il Padre nostro che è nei
cieli. Prima però di chiudere il nostro cuore a questa parola, ritenendola
inumana, ed andarcene come se non l’avessimo sentita, cerchiamo almeno
di avene una qualche comprensione.
In che cosa consiste la “perfezione” del Padre? Ascoltate: “fa
sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra
i giusti e sopra gli ingiusti”. Il Padre è perfetto perché
Egli non limita i suoi benefici ad alcuni, escludendo altri. Davanti a
Lui ogni persona ha un valore unico, senza distinzioni. Fratelli queste
parole ci introducono nel mistero più profondo di Dio. Egli è
amore e misericordia: “Egli perdona tutte le tue colpe ...”. Lasciamo che
queste parole scendano nel nostro cuore, ripetiamole dentro di noi perché
possiamo sentire sempre più che “buono e pietoso è il Signore”.
Gesù chiedendoci di essere “perfetti come il Padre” ci
chiede di imitarlo precisamente nel suo amore verso l’uomo. Cioè:
ciascuno di noi deve trattare il suo prossimo come il Padre tratta ciascuno
di noi. Come il Padre non opera discriminazioni, me “fa sorgere il suo
sole ...”, così ciascuno di noi non deve più operare discriminazioni.
Ogni uomo è nostro fratello: la nostra comune appartenenza al Padre
deve fare scomparire davanti ai nostri occhi ogni distinzione: fra chi
ci ama e chi ci odia, fra chi ci è amico e chi ci è nemico,
fra chi è piccolo e chi è grande.
L’Apostolo Paolo ci dà una delle ragioni più profonde
di questo atteggiamento che dobbiamo avere verso l’altro. “Siete tempio
di Dio e che lo Spirito ...”. Siamo introdotti così nella dignità
di ogni persona umana: ogni persona umana è tempio di Dio o è
destinata a diventarlo. Oh fratelli, come possiamo non essere stupiti di
fronte alla nostra grandezza. La persona umana è sacra, perché
in essa abita lo Spirito di Dio. Se abbiamo, e giustamente, tanta cura
del tempio materiale, quale cura non dovremmo avere del tempio che è
ogni persona umana! Poiché ogni persona umana è un luogo
santo, ogni persona umana merita di essere venerata per il Mistero che
dimora in essa. Il Padre non fa nessuna distinzione fra le persone poiché
sono il luogo della sua dimora; anche noi non dobbiamo operare discriminazioni
poiché il disprezzo della persona umana è atto sacrilego,
essendo disprezzo del tempio di Dio. Ed infatti l’Apostolo ci mette in
guardia: “se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui”.
Come si distrugge il tempio di Dio che è la persona? Ci sono vari
modi di distruggere e devastare la persona. Ne richiamo solo alcuni.
Si distrugge la dignità della persona quando si approfitta
della sua debolezza e della sua incapacità a difendersi, per
non rispettarne i diritti. Pensate all’abominevole delitto dell’aborto;
pensate alle molteplici violazioni che si compiono dei diritti fondamentali
dei bambini; pensate all’abdicazione, da parte di chi ne è responsabile,
all’impegno di dare una vera educazione ai giovani che ne hanno diritto.
2. Ma oggi la nostra attenzione spirituale, durante questa santa eucarestia.
è attratta da una persona: l’ammalato.
Tutto ciò che la Parola di Dio ci ha insegnato, trova nella
persona ammalata una singolare applicazione. Se infatti è vero che
il Padre non opera discriminazione fra le persone nel senso che nessuna
è esclusa dal suo amore, è ugualmente vero che il Padre ha
mostrato in Cristo di nutrire un amore di preferenza per chi è più
piccolo, per chi soffre nel corpo e nello spirito.
La vostra somiglianza, cari fratelli e sorelle ammalati, a Cristo
sofferente fa sì che il rispetto e la venerazione dovuta ad ogni
persona umana, sia dovuta in modo singolare alla vostra persona. “Se uno
distrugge il tempio di Dio...”: quanto più forte risuona questa
parola, se uno distrugge quel tempio di Dio che è l’ammalato? Quando
questo accade? quando l’ammalato e l’anziano è lasciato così
solo da essere come condannato ad una morte civile! Quando non a tutti
è di fatto assicurata la cura sufficiente; quando da parte nostra
non è assicurato quel conforto spirituale che rende meno inquieto
il tramonto della vita e la malattia sorgente di vita spirituale per l’ammalato
e tutta la Chiesa.
Come vi ho detto all’inizio, questo vangelo ci sconcerta profondamente.
Ma ciò che ci è chiesto (essere perfetti come il Padre) ci
è donato come grazia, prima di esserci imposto come comandamento.
Alla fine non ci resta che pregare con S. Agostino: “Signore donaci ciò
che comandi e comanda ciò che vuoi”.
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