TERZA DOMENICA DI AVVENTO
15 dicembre 1996
1. “Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce”.
Ci incontriamo oggi con la figura e la testimonianza di Giovanni
Battista: egli entra nella storia dell’umanità, dentro alla nostra
esperienza di fede, come colui che rende testimonianza ad un fatto realmente
accaduto. Quale fatto? che la luce è venuta ad abitare in mezzo
a noi e che la luce è Gesù Cristo. Testimonia che Gesù
è Dio venuto nel nostro mondo per dissipare le tenebre del cuore
umano.
Già il padre di Giovanni, in occasione della nascita di questi,
aveva intuito che “grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio
... verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge per rischiarare
quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte” (Lc 1,78-79).
E quando Gesù all’inizio della sua attività andò a
stabilirsi nella piccola città di Cafarnao, lo fece per adempiere
una antica profezia che diceva: “il popolo immerso nelle tenebre ha visto
una grande luce; su quelli che dimoravano in terra e ombra di morte una
luce si è levata” (cfr. Mt. 4,16.17). E Gesù stesso dirà
di se stesso: “Io sono la luce del mondo; chi segue me, non cammina nelle
tenebre, ma avrà la luce della vita” (Gv 8,12). E quindi S. Paolo,
volendo descrivere ciò che avviene nel cuore dell’uomo quando nella
fede incontra Cristo, lo fa parlando di una luce che si accende nell’intimo
della persona: “E Dio che disse: rifulga la luce nelle tenebre, rifulse
nei nostri cuori, per far risplendere la conoscenza della gloria divina
che rifulge sul volto di Cristo” (2Cor 4,6). Così anche S. Pietro,
ricordando ai cristiani il loro battesimo, lo descrive come il fatto che
Dio ci chiama dalle tenebre alla sua ammirabile luce (cfr. 1Pt 2,9).
Come vedete, tutta la Rivelazione cristiana si concentra attorno a
questo avvenimento di cui Giovanni Battista è stato il primo grande
testimone; Gesù Cristo è Dio fattosi uomo, venuto in questo
mondo per illuminare ogni persona umana. Credere a Lui significa accogliere
in sé stessi la luce che è Cristo Gesù.
Ma in realtà che cosa ha voluto dirci la parola di Dio attraverso
questo simbolo della luce e delle tenebre? Che cosa ha voluto dirci Gesù
quando si autodefinì “Io sono la luce del mondo”?
2. Sono sicuro che qualche volta vi è capitato di vivere un’esperienza
abbastanza singolare: durante la sera o la notte, viene a mancare improvvisamente
la luce elettrica e tutte le lampade si spengono. Che cosa succede? Immediatamente
cessa ogni attività: al buio non si lavora; ci si alza per cercare
di accendere qualche altra fonte luminosa: camminando lo si fa in modo
assai incerto, nella paura di sbattere contro qualcosa; infine si ha come
un sospiro di gran sollievo, quando ritorna la luce: non si può
vivere nelle tenebre. L’unico momento in cui si spegne volontariamente
la luce, è quando si vuol dormire: ed il sonno è il simbolo
più chiaro della morte. I morti non hanno bisogno della luce. Questa
semplice esperienza ci introduce in un’altra esperienza umana, ben più
profonda.
Come esiste una luce materiale, così esiste una “luce” spirituale
, spegnendosi la quale, la nostra persona scende in una oscurità
nella quale non può più vivere in modo umanamente degno.
Quando scende questa notte? Quando non sappiamo più rispondere alle
due domande fondamentali: che cosa sta alla mia origine? Quale è
il fine ultimo della mia esistenza? Se non so rispondere a queste due domande,
non so più da dove vengo, non so più dove vado. Mi fermo
e vivo solo nell’istante presente.
Cristo è la luce e chi segue Lui non cammina nelle tenebre
perché Egli è venuto a rispondere a quelle due domande. Che
cosa sta all’origine del mio esserci? L’amore al Padre. Quale è
il fine della mia esistenza? “per la venuta del Signore nostro Gesù
Cristo”. Egli è venuto per svelarci il mistero della nostra vita:
“proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore svela anche pienamente
l’uomo a se stesso e gli manifesta la sua altissima vocazione” (Gaudium
et spes 22).
Conclusione
Come vive l’uomo che vive nella luce di Cristo? Ecco come il profeta
descrive questa esperienza: “io gioisco pienamente nel Signore ...”. Ci
avvolge di salvezza perché ci toglie dalla ignoranza sul nostro
destino: ciascuno di noi, voluto dall’amore del Padre, è chiamato
alla sua Vita stessa, oltre la morte. E “Colui che vi chiama è fedele
e farà tutto questo”.
|