GIORNATA DEL RINGRAZIAMENTO
Pomposa
15 novembre 1998
XXXIII Domenica per Annum (C)
1. “Sentiamo… che alcuni fra di voi vivono disordinatamente…” Questa
parola del Signore, anzi questo ordine che l’apostolo ci trasmette nel
nome del Signore, è di una chiarezza esemplare: la persona umana
ha il dovere di lavorare. Nessuna ragione, neppure di carattere religioso,
potrà dispensarlo dall’adempimento di questo dovere. Avendone il
dovere, ogni uomo ne ha il diritto. “Con il lavoro, l’uomo provvede abitualmente
al sostentamento proprio e dei suoi familiari, comunica con gli altri,
rende un servizio agli uomini suoi fratelli e può praticare una
vera carità e collaborare attivamente al completamento della divina
creazione” (Cost. past. Gau-dium et Spes 67,2). E’ particolarmente significativo
ed istruttivo che siamo in ascolto di questa parola di Dio in questo luogo,
in questa abbazia. Abitata per secoli dalla comunità benedettina,
essa fu centro di operosa presenza in questo territorio, reso abitabile
e fertile di buoni prodotti dal lavoro dei monaci benedettini.
Se la parola di Dio oggi insiste con tanta forza sulla importanza del
lavoro della vita umana, essa al contempo ne rivela il valore non solo
economico, ma soprattutto morale: ne svela la dignità. E’ stata
una delle più grandi rivoluzioni spirituali quella di aver svelato
all’uomo da parte del Vangelo, la dignità del suo lavoro. Ed è
questa dignità, la dignità del lavoro agricolo, che oggi
è particolarmente insidiata: le parole dell’apostolo hanno una bruciante
attualità.
Il vostro lavoro e la sua organizzazione sono stati pervasi in questi
ultimi anni da non pochi problemi, causa di disagi e profonde inquietudini
per i lavoratori della terra e le loro famiglie. E forse l’insidia più
grave alla dignità del vostro lavoro è costituita dal tentativo
di metterlo ormai ai margini, in tutti i sensi, nella produzione del giusto
benessere e nella realizzazione di una comunità umana più
solidale. Come muoversi in queste condizioni?
Non è certamente compito né competenza del Vescovo offrire
soluzioni politiche a questa difficile problematica. Ma è mio grave
dovere aiutarvi ad individuare quei criteri etici che devono guidarvi sempre
nella soluzione dei vostri problemi. Criteri etici, cioè quei criteri
che salvaguardano il primato della persona e delle vostre famiglie. La
Giornata del ringraziamento che stiamo vivendo e la parola di Dio che stiamo
ascoltando, ci orientano chiaramente.
2. Questa celebrazione vivrà fra poco uno dei suoi momenti più
commoventi e significativi: l’offerta che farete dei frutti della vostra
terra e del vostro lavoro. Nella S. Scrittura si legge: “Il sacerdote prenderà
la cesta dalle tue mani e la deporrà davanti all’altare del Signore
tuo Dio” (Deut. 26,45).
Con quest’offerta voi testimoniate una fondamentale certezza: la terra
è di Dio ed Egli l’ha affidata all’uomo perché la conservasse
e la coltivasse. E’ questa la prima fondamentale origine della vostra dignità
di lavoratori della terra: esercitate un compito che Dio stesso ha affidato
all’uomo. Offrendo a Dio i frutti del vostro lavoro, voi dite al Signore
di aver adempiuto il compito affidatovi.
Ogni tentativo umano pertanto di «marginalizzare» completamente
il lavoro agricolo, riducendolo ad un «residuo» nella costruzione
dell’economia, va contro a questa fondamentale alleanza che Dio ha voluto
stabilire con l’uomo mediante la terra e nel suo lavoro.
3. La pagina del Vangelo ci richiama ad un’altra dimensione della dignità
del lavoro dell’uomo.
La parola di Gesù ci istruisce sul tempo che i suoi discepoli
dovranno trascorrere prima di incontrarlo definitivamente nella vita eterna.
E’ un tempo che non sarà tranquillo. Non mancheranno tentativi di
ingannare l’uomo con pseudoproposte religiose: «non seguiteli»,
dice il Signore. Non mancheranno momenti e situazioni di gravi conflitti:
«non vi terrorizzate», dice il Signore. Ed infine il vero credente
sarà perseguitato: «questo vi darà occasione di rendere
testimonianza», dice il Signore. Ma su tutta questa situazione pende
una straordinaria promessa: «nemmeno un capello del vostro capo perirà».
La persona umana, ogni persona umana è affidata all’amorevole provvidenza
del Padre, che si prende cura di ciascuno di noi singolarmente presi: ognuno
di noi è infinitamente prezioso ai suoi occhi. E quindi ogni atto
che tu compi, il tuo lavoro, è grande davanti al Signore.
Carissimi coltivatori: conosco le vostre difficoltà. Difendete
la vostra dignità, la dignità del vostro lavoro. Non ricorrendo
mai ad azioni violente, ma solo con la forza di ciò che è
giusto. La vostra forza sia la consapevolezza della giustizia della vostra
causa, non la volontà di raggiungere obiettivi di mera utilità
economica.
I raccolti sono conclusi, le sementi sono già state seminate:
sia ringraziato Iddio, e sia lodato “per sora nostra madre terra/ la quale
ne sustenta et governa/ et produce diversi fructi con coloriti flori et
herba”.
Come i nostri padri nella fede, riprendiamo il nostro cammino incontro
al Cristo che viene.
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