SOLENNITÀ DELLA SS. TRINITÀ
Mizzana (quarto centenario)
15 giugno 2003
1. "Vi fu mai una cosa grande come questa e si udì mai cosa simile a questa?". Carissimi fedeli, la parola di Dio oggi ci invita a stupirci di fronte ad una "cosa grande": così grande da non avere l’eguale "dal giorno in cui Dio creò l’uomo sulla terra e da una estremità dei cieli all’altra". La "cosa grande" è costituita da due avvenimenti, strettamente connessi fra loro. Il primo è "che un popolo abbia udito la voce di Dio"; il secondo è che Dio è andato "a scegliersi una nazione fra le altre". Strettamente connessi fra loro, ho detto. L’uomo ode la voce di Dio, perché Questi lo sceglie e lo invita a stringere con Lui una vera e propria Alleanza. Dio infatti "per la ricchezza del suo amore parla agli uomini come ad amici (cf Es 33,11; Gv 15,14-15) e si intrattiene con cloro (cf. Bar 3,38), per invitarli e ammetterli alla comunione con sé" [Cost. dogm. Dei Verbum, 2; EV1/873]. Oggi noi siamo qui perché il cuore sia pieno di lode e di stupore di fronte a questo mistero o progetto divino.
L’Apostolo nella seconda lettura ci descrive la realizzazione del progetto divino medesimo: la modalità con cui l’uomo è ammesso alla comunione con Dio. "E voi", ci ha appena detto, "non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno Spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: Abba, Padre". L’uomo è ammesso alla comunione con Dio in quanto è reso partecipe della stessa figliazione divina del Verbo incarnato. Questo cambiamento della nostra condizione umana è operato in noi dallo Spirito Santo, donatoci nel santo Battesimo. È questo un cambiamento che ci trasforma già ora, ma che dà anche un contenuto nuovo alla nostra speranza: "e se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo".
Come allora potete vedere, carissimi fedeli, compiendo il suo progetto di salvezza riguardo all’uomo, Dio rivela anche Se stesso: ci consente di avere una conoscenza della sua vita intima. Siamo figli nel Figlio-Gesù, mediante lo Spirito Santo, così che siamo capaci di rivolgerci al Padre. Inseriti dentro alla Vita divina, non ne siamo più esclusi: divenendone partecipi ne abbiamo una qualche conoscenza.
2. Carissimi fedeli, voi oggi celebrate il quarto centenario dell’erezione a parrocchia di questa Chiesa dell’Annunciazione. Prendete oggi coscienza di appartenere ad un popolo che qui da secoli ha vissuto le gioie e le sofferenze, le speranze e le delusioni che accompagnano il faticoso peregrinare umano.
La luce che ci viene oggi dalla Parola di Dio ci fa capire la vera identità di questo popolo, del popolo cristiano, e di ogni comunità che lo
compone. Queste infatti sono composte "di uomini, i quali, riuniti insieme nel Cristo, sono guidati dallo Spirito Santo nel loro pellegrinaggio vero il regno del Padre" [Cost. past. Gaudium et spes 1; EV 1/1319]. Questo è anche la definizione più profonda della vostra comunità. Durante questi quattro secoli essa si è qui riunita per "udire la voce di Dio", poiché siete stati da lui scelti ed invitati ad entrare in Alleanza con Lui.
Vedete allora come nel mistero della Trinità che oggi celebriamo, voi avete una giusta comprensione della comunità cristiana. Dentro alla Chiesa anche voi siete "un popolo radunato nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo" [Cost. dogm. Lumen gentium 4,2; ibid. 288]. Visibilmente voi avete la vostra dimora in questo territorio; invisibilmente voi affondate le vostre radici nel mistero stesso della Trinità. I santi sacramenti che da quattro secoli sono celebrati in questa Chiesa, hanno dato origine a qualcosa che rispecchia l’Essere e l’Amore assoluto. E questa è la cosa più straordinaria che esista, anche se si campa senza rendersene conto [cfr. K. Wojtyla, Tutte le opere letterarie, Bompiani ed., Milano 2000, pag. 869].
Osservate allora sempre le leggi e i comandi del Signore, perché siate felici voi e i vostri figli dopo di voi, e possiate restare e continuare a lungo quella storia che qui è cominciata quattrocento anni orsono.
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