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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


OMELIA TERZA DOMENICA DI QUARESIMA
Cattedrale Ferrara
15 marzo 1998

Il nostro camino quaresimale procede velocemente verso la Pasqua. Esso è un grande, misterioso avvenimento spirituale: Cristo rivive in ciascuno di noi il mistero della Sua tentazione, della sua vittoria su Satana e della sua Trasfigurazione. Egli ci dona il suo Santo Spirito perché vinca in noi ogni tentazione e resistenza e ci trasfiguri ad immagine di Cristo.
In questa terza domenica di quaresima, la Parola di Dio vuole che noi meditiamo con profonda attenzione su una dimensione di quest’esperienza quaresimale, una dimensione lasciata un po’ in secondo piano nelle domeniche precedenti, ma troppo importante per essere tralasciata. E’ la dimensione della nostra libertà, anzi più precisamente della nostra libertà in quanto chiamata, provocata dallo Spirito Santo a fare una scelta, a prendere una decisione. E’ questo un fatto che preso sul serio, e deve essere preso sul serio, suscita in noi timore e tremore, come insegna S. Paolo.

1. Gesù come sempre, da vero ed impareggiabile maestro, ci introduce nel mistero della nostra libertà con una parabola assai semplice. “Un tale …”. In realtà Gesù qui si inserisce in un’antica simbologia che Egli leggeva nei Profeti e nei Salmi. I rapporti fra Iddio e Israele erano paragonati alla coltivazione da parte di un contadino di una vigna (così per es. Isaia), di una pianta di fico (Gesù). Sviluppando questa immagine, nella quale chiaramente il contadino è il Signore stesso e la pianta, vite o fico che sia, è Israele, si giungeva ad un punto finale, drammatico: ogni contadino coltiva per ricevere frutto; se non ha frutto o prima o poi toglie le piante. L’immagine è davvero stupenda nella sua semplicità!
 Essa sottolinea al contempo sia la cura affettuosa, attenta ed operosa che il Signore ha di ciascuno di noi sia la necessità che ciascuno di noi corrisponda a questa cura. Ecco, questo è il grande mistero dell’Alleanza, vero nucleo essenziale della nostra fede: Dio e l’uomo, due partners coinvolti in un rapporto nel quale si incrociano due libertà. Due libertà: quella di Dio (e su questa forse non ci sono… questioni) e quella dell’uomo. Veramente l’uomo è libero davanti a Dio. Non: “è come se tu …”: la tua libertà di fronte al Signore è reale. Orbene, ed è qui che comincia l’aspetto drammatico di tutta la vicenda, la parola di Dio oggi ci svela che cosa significa “Dio è libero nei nostri confronti” e che cosa significa “tu sei libero nei confronti di Dio”.
 - Dio è libero nei tuoi confronti significa che Egli ha l’iniziativa, che Egli non è condizionato da nulla e da nessuno: è questo il grande messaggio della prima lettura. Il Signore è pura grazia e pura misericordia. Ma significa anche una seconda cosa: il tempo della grazia e della misericordia, come tempo in cui siamo chiamati alla conversione, non è indefinito. Arriva un istante in cui termina ed in quel momento tu puoi anche gridare: Signore aprimi! ma sarà inutile. E’ il momento della nostra morte. E poiché in qualsiasi istante noi possiamo morire, qualsiasi istante potrebbe essere l’ultimo.
 - Tu sei libero nei confronti di Dio, allora significa due cose. Primo, che tu sei chiamato a rispondere alla Sua grazia: a fare frutti di vita giusta. Secondo, che non puoi rimandare all’infinito la tua decisione di rispondere alle cure del Signore. E’ un rischio terribile, perché il “dopo” a cui tu rimandi, potrebbe non esserci più. Vorrei leggervi la descrizione che un grande convertito fa della sua esperienza, S. Agostino:
“Quando però dal misterioso profondo ebbi tratta una forte intensa riflessione, raccolsi tutta la mia miseria davanti al mio cuore e si scatenò allora una violentissima tempesta recando una immensa pioggia di lacrime.
Io, non so come, mi buttai per terra sotto un fico e tolsi il freno alle lacrime.
Dai miei occhi ne sgorgarono fiumi.
Sentivo di essere schiavo e mandavo perciò i miei gemiti strazianti: «Fino a quando? Fino a quando? Domani o dopodomani ancora? Perché non adesso? Perché non è questa l’ora che dovrà segnare la fine della mia vita cattiva?».
Dicevo queste cose e piangevo con tutta l’amara tristezza del cuor mio.” (S. Agostino, Le confessioni, Libro VIII cap. XII).

 Avete sentito? “Fino a quando? Domani dopodomani? Perché non adesso?” E’ questa imminenza, o presenza della grazia in ogni istante che mette la nostra persona sulla necessità di rispondere.
 Ecco, abbiamo scoperto un’altra dimensione della quaresima: è il tempo della decisione. Della decisione non più prorogabile di lasciarci trasfigurare in Cristo.