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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


CORPUS DOMINI 1998
Chiesa del Gesù
14 giugno 1998


1. “Allora Egli prese i cinque pani … li benedisse, li spezzò”, L’evangelista Luca narra la moltiplicazione dei pani compiuta da Gesù nel deserto, dopo che Gesù aveva già istituito l’Eucarestia e la comunità cristiana la celebrava da anni. La moltiplicazione dei pani nel deserto è il gesto attraverso cui ogni fedele può avere una qualche comprensione dell’Eucarestia. Ciò che è accaduto quando “il giorno cominciava a declinare” in un deserto, accade in un senso più vero ogni volta che celebriamo l’Eucarestia. Oggi più che mai la pagina evangelica ci fa penetrare nel mistero eucaristico che stiamo celebrando, ed il mistero che stiamo celebrando ci fa capire la pagine letta.
 Che cosa è accaduto nel deserto? è accaduto che un popolo affamato, ed incapace di saziare la propria fame da se stesso o di essere saziato da altri, riceve da Gesù una tale abbondanza di cibo da non avere più fame. “Tutti mangiarono e si saziarono e delle parti loro avanzate furono portate via dodici ceste”.
 Grandi sono i misteri nascosti in questa pagina ed in essa ciascuno riconosca  narrata la propria vicenda esistenziale. La fame di cui soffre la persona umana non è solamente quella fisica. Esiste nel cuore umano una fame, un desiderio di un cibo che sia risposta al nostro desiderio di beatitudine piena, cioè di vita vera non più insidiata dalla morte, di verità non più insidiata dalla menzogna, di dignità non più insidiata dal male. Certamente, noi possediamo “cinque pani e due pesci”! Certamente abbiamo a disposizione beni limitati e corruttibili, ma essi sono incapaci nel loro limite di saziare il desiderio umano secondo la misura intera della sua estensione.
 Quale è il rischio insito in questa che è la nostra vera condizione umana, percorsa al suo interno dall’illimitatezza del desiderio umano e dalla pochezza dei beni che abbiamo a disposizione? o quello di continuare ad illuderci che l’uomo possa trovare la sua beatitudine nei beni creati oppure di spegnere in se stessi i propri desideri più veri. Non potendo avere ciò che desideriamo, limitarci a desiderare ciò che abbiamo.
 E’ questo, carissimi fratelli e sorelle, l’errore più grave in cui possiamo cadere: ritenere che il cuore umano possa essere saziato dai cinque pani e due pesci di cui l’uomo dispone. “Inquieto è il nostro cuore e non trova pace finché non riposa in Te"” scrive S. Agostino. Questa è la grande verità sull’uomo. Questo è il grande fondamento della libertà la cui sorgente è Dio!
“Allora Egli prese i cinque pani e i due pesci e, levati gli occhi al cielo, li benedisse, li spezzò e li diede”. Ecco il grande, inaudito, imprevedibile avvenimento. “Allora Egli”: Gesù compie il gesto che risolve la paradossale condizione umana. Egli sazia l’uomo affamato; egli compie il desiderio dell’uomo. E lo fa, alzando gli occhi al cielo. La sua donazione è il segno di quanto interamente il Padre dona all’uomo il suo Figlio unigenito, perché l’uomo credendo in Lui abbia la vita. Poi, Gesù benedisse il pane e lo spezza, ad indicare il suo donarsi a ciascuno, senza l’esclusione di nessuno. Egli non si appartiene più, perché ha fatto di Sé un dono totale e definitivo all’uomo, ad ogni uomo.
Gesù sfama i cinquemila, prendendo nelle sue mani i cinque pani e i due pesci. Egli prende nelle sue mani i nostri poveri beni, e li eleva introducendo in essi la sua stessa vita. Egli prende i cinque pani e due pesci dell’amore fra l’uomo e la donna, e lo trasforma nel sacramento del matrimonio. Prende i cinque pani e due pesci della mia povera persona e della persona dei nostri sacerdoti e fa di me e di loro il segno vivente della mediazione salvifica del suo Amore. Prende il nostro umano soffrire e lo trasforma in completamento di ciò che manca alle sue sofferenze per il suo corpo che è la Chiesa. Prende il nostro umano morire e lo trasforma nell’ingresso nella Vita eterna. “Cristo è così l’incontro esaltante dove l’uomo si scopre improvvisamente in tutta la dimensione della sua possibilità”. “Fateli sedere”, dice il Signore.
L’Eucarestia è la risoluzione definitiva del paradosso umano.

2. “Questo è il mio corpo che è per voi”. Il pane donato, il pane che sazia il cuore dell’uomo è il Corpo del Signore, donatoci in cibo. La bevanda che spegne la nostra sete è il Sangue del Signore, donatoci come nostra bevanda. La narrazione evangelica si realizza ogni volta che noi partecipiamo al banchetto eucaristico. Il gesto narrato nel Vangelo continua anche oggi. Ogni giorno il pane viene spezzato, poiché l’Eucarestia è la memoria del sacrificio della Croce. Ogni giorno questo pane viene donato: ogni giorno viene fatto a ciascuno di noi il dono dell’Unigenito, e così diventiamo partecipi della sua stessa Vita divina. Tutto questo accade ogni volta che ricevi il Corpo eucaristico del Signore.
 La celebrazione dell’Eucarestia è ad un tempo ed inseparabilmente la memoria del sacrificio di Cristo e il santo banchetto in cui comunichiamo al santo mistero del Corpo e Sangue del Signore. Cibandoci di Lui, sotto la specie del pane e del vino, cresce la nostra unione al Cristo. Mentre nella nutrizione materiale, è il cibo che viene trasformato nel nostro organismo, nella nutrizione eucaristica siamo noi ad essere trasformati nel cibo che mangiamo, cioè in Cristo Signore. Veramente non ci è dato su questa terra di vivere un incontro più profondo con Lui.
 Allora voi capite con quanta devozione, con quanta fede dobbiamo accostarci a questa banchetto. Non è lecito farlo, quando la nostra coscienza ci rimprovera qualche colpa grave se prima non ci siamo accostati al sacramento della confessione: “chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del Corpo e del Sangue del Signore. Ciascuno, pertanto, esamini se stesso” (1Cor. 11,27). Come può un credente cibarsi del pane eucaristico e nello stesso tempo di altri cibi rituali ai quali attribuire poteri salvifici, come stanno facendo alcuni fedeli di questa città? “Non potete partecipare alla mensa del Signore e alla mensa dei demoni” (1Cor 10,21) ci avverte l’Apostolo.
 Sia Cristo il nostro cibo. Egli esce con noi nella processione, passando per il centro della nostra città, per dire ad essa che senza di Lui, non può restare salda nella sua verità umana. Cari fratelli e sorelle: testimoniamo non solo oggi la nostra fede in Cristo. Non permettiamo che la nostra vita, la vita della città sia sradicata da Lui, unico Pane che può saziare la nostra infinita sete.