IV DOMENICA DI QUARESIMA (A)
Apertura Missione Bondeno-Comacchio
14 marzo 1999
1.
“Detto questo sputò per terra… e tornò che ci vedeva”.
Tutto il mistero narrato nel S.Vangelo, che ancora oggi accade ogni volta
che una persona acco-glie la predicazione evangelica, è racchiuso
in queste semplici parole. Esse de-scrivono l’incontro di Gesù,
il Verbo incarnato, con un uomo cieco dalla nascita: da questo incontro
il cieco viene guarito fisicamente e spiritualmente. E’ una pa-gina che
va letta ed ascoltata con intensità spirituale profonda, poiché
nel mira-colo della guarigione fisica è significata la venuta dell’uomo
alla fede. E’ narrata la trasformazione decisiva per ciascuno di noi: decisiva
per la salvezza della no-stra umanità. Trasformazione che l’apostolo
Paolo descrive nel modo seguente: “fratelli, un tempo eravate tenebra,
ora siete luce nel Signore”. Tenebra – luce connotano le due condizioni
fondamentali dell’uomo.
«Eravate tenebra». La luce che orienta l’uomo perché
possa muoversi nell’ uni-verso delle cose, senza subire né causare
danni, sono gli occhi del suo corpo: quando si spegne l’occhio, tutto il
nostro corpo è come bloccato, impedito a muoversi. La luce che orienta
l’uomo nel suo agire, perché possa esercitare la sua libertà
senza tradire la dignità della propria ed altrui persona, ma realizzandosi
nel bene e nella verità, è la sua ragione e la sua coscienza:
quando si offuscano la nostra ragione e la nostra coscienza, la libertà
diventa la forza più distruttiva della nostra umanità. E’
infatti mediante la ragione e la coscienza morale che l’uomo è in
grado di sapere la verità sul significato ultimo della vita e quindi
sul valore reale di ciò che fa. E qui noi scopriamo la vera causa
per cui tanti uomini oggi sono tenebra.
Essi rifiutano di sapere le verità ultime sulla vita o
perché ritengono che non esistano verità ultime e certe
sulla vita o perché ritengono che l’uomo non abbia la forza di conoscerle
o perché sono come ipnotizzati dall’immediato e dalla realtà
sensibile. Uomini che vivono nelle tenebre, e quindi sempre condan-nati
a navigare a vista senza un porto definitivo; sempre costretti ad accontentarsi
del provvisorio: infelici ed irragionevoli.
«Ora siete luce nel Signore». Il cieco nato acquista la
luce quando va a lavarsi nella piscina di Siloe, “che significa inviato”.
L’inviato per eccellenza è Gesù: il cieco ha la vista
perché si lava nell’Inviato, nel Verbo incarnato. L’uomo diventa
luce «nel Signore». Chi invece pretende di vederci senza Cristo,
si rinchiude sempre più nella sua cecità e finisce nella
condizione peggiore: confondere le te-nebre della propria cecità
con la luce della verità. “Se foste ciechi, non avreste al-cun peccato,
ma siccome dite :«noi vediamo», il vostro peccato rimane”.
Il Cri-sto, la predicazione del suo Vangelo non mette assieme tutti in
un indistinto e ge-nerico minimo comune denominatore. Al contrario: è
motivo di separazione, di discriminazione, di risurrezione o di caduta,
di salvezza o di rovina. E’ segno di contraddizione (cfr. Lc. 2,34).
La vera tragedia dell’uomo, lo sappia o non, è di chiudere gli occhi
alla luce che è Cristo; la sua unica salvezza è essere illuminato
da Cristo. “Per questo sta scritto: «Svegliati, o tu che dormi, destati
dai morti e Cristo ti illuminerà”.
Ma per quale ragione, la persona umana diventa luce «nel
Signore»? per-ché solo Cristo ha potuto donare la vista al
cieco nato? Poiché tutto è stato fatto per mezzo di Lui,
ed in primo luogo l’uomo è stato pensato e voluto in Lui, è
solo in Cristo che noi troviamo la ragione ultima e la spiegazione definitiva
di tutta la realtà. E quindi “…solamente nel mistero del Verbo incarnato
trova vera luce il mistero dell’uomo” (Conc. Vat. II, Cost. past. Gaudium
et Spes, 22). E’ in Lui che viene offerta all’uomo la verità ultima
sulla sua vita e sul destino della storia, e al di fuori di questa luce,
l’esistenza umana diventa un enigma insolubi-le, confrontata come è
con l’esperienza del dolore, della sofferenza degli inno-centi e la morte.
Pertanto, come ci viene chiaramente descritto nella pagina del
Vangelo, ogni persona che si mette in seria ed onesta ricerca della luce,
è già sulla via che la conduce a Cristo. Chi invece pregiudizialmente
rifiuta di ricevere la luce da Cristo, , questi è irrimediabilmente
rinchiuso nella sua cecità: il cieco peggiore è chi senza
nessuna ragione rifiuta di aprire gli occhi sulla realtà.
2.
Carissimi missionari, carissime missionarie: la pagina del Vangelo
illumi-na il senso profondo del vostro impegno. Anzi illumina interamente
il significato della Missione che oggi entra nel suo momento più
intenso.
Essa si propone di annunciare in modo straordinario il Vangelo
di Cristo, luce che illumina ogni uomo: portando in ogni famiglia il Vangelo,
voi portate la luce.
Penso in questo momento alla cecità in cui si trovano
tanti, ingannati dalla ricerca esasperata di un benessere per sua stessa
natura provvisorio, incerto e li-mitato: più affamati che saziati.
Penso ai nostri giovani nei quali la loro naturale passione per tutto ciò
che è grande e definitivo è stata spesso estinta da un relati-vismo
sempre più invasivo. A ciascuno di loro, ad ogni uomo, noi vogliamo
an-nunciare Cristo “come Colui che porta all’uomo la libertà basata
sulla verità; co-me Colui che libera l’uomo da ciò che limita,
menoma e quasi spezza alle radici stesse, nell’anima dell’uomo, nel suo
cuore, nella sua coscienza, questa libertà” (Giovanni Paolo II,
Lett. Enc. Redemptor hominis, 12). “Conoscerete la verità, e la
verità vi farà liberi”.
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