OMELIA PASQUALE
12 aprile 1998
La pagina del Vangelo appena proclamata ha al suo centro un sepolcro
spalancato e vuoto: “trovarono la pietra rotolata via dal sepolcro; ma,
entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù”. Attorno a quel
sepolcro vuoto si muovono alcune donne, tre per la precisione: Maria di
Magdala, Giovanna e Maria di Giacomo; gli undici apostoli ed altri discepoli;
infine Pietro che “corre al sepolcro”. Le tre donne sentono parole che
mai erano risuonate prima nei discorsi umani: “perché cercate tra
i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato”.
Il sepolcro vuoto quindi ha una precisa spiegazione: è vuoto non
perché il cadavere ivi sepolto sia stato rubato o messo in un’altra
tomba. E’ vuoto perché colui stesso che vi era stato messo, morto
fra i morti, è risuscitato. E la pagina del Vangelo descrive già
la risposta dell’uomo di fronte a questo annuncio, di fronte a quel sepolcro
vuoto. La risposta della fede: “sì, veramente Gesù crocifisso
è risorto”. La risposta dell’incredulità: “quelle parole
parvero loro come un vaneggiamento e non credettero ad esse”. La risposta
della ricerca nata dallo stupore: “Pietro… corse al sepolcro e chinatosi
vide solo le bende. E tornò a casa pieno di stupore per l’accaduto”.
Ma perché quel sepolcro vuoto non ha mai cessato di inquietare
l’uomo? Perché l’annuncio che quel sepolcro è vuoto perché
chi vi era stato deposto è risuscitato, non ha lasciato indifferente
nessuno?
1. La nostra meditazione pasquale inizia proprio da questa domanda.
Fratello, sorella: ascoltami per qualche momento attentamente. Ciascuno
di noi possiede alcune certezze che nessun dubbio potrà mai intaccare
o insidiare: sono delle “evidenze originarie” che si impongono alla nostra
mente con una tale forza che ad esse non possiamo non acconsentire. Sono
due almeno: non sono stato io a fare me stesso, ho avuto origine; questa
vita che ora vivo, certamente finirà. Queste due evidenze ci costringono
a porci almeno due domande, ineludibili: chi sta all’origine della mia
vita? Colla morte finirà tutto e quindi dopo la mia morte di me
non resterà nulla?
Queste sono due domande un po’ particolari, poiché non ci sentiamo
indifferenti, neutrali di fronte alle due possibili risposte.
Se noi ci chiediamo se il fiume più lungo della terra sia il
Nilo o il Missisipi, siamo indifferenti a che si risponda in un modo piuttosto
che in un altro: che la risposta vera sia l’una o l’altra, non cambia la
vita. Se noi ci chiediamo se con la morte finisce tutto, non siamo indifferenti
a che si risponda in un modo piuttosto che in un altro: a seconda della
risposta, la nostra vita cambia. Ma non solo. C’è nel nostro cuore
un desiderio inestinguibile di vita: non è lo stesso per noi vivere
o morire. C’è nel nostro cuore un desiderio inestinguibile non di
una vita qualsiasi, ma di una vita piena di giustizia, di amicizia, di
verità, di bellezza. Per questo desiderio proviamo sempre come uno
“scarto” fra ciò che il nostro cuore desidera e ciò che di
fatto abbiamo, ed il nostro vivere diventa ineludibile domanda di senso.
L’annuncio pasquale è la risposta a questa domanda; è
la risposta totale alla nostra domanda se la morte sia la fine di tutto;
è la risposta al nostro desiderio.
2. Perché, quale è il contenuto preciso dell’annuncio
pasquale? e quindi il significato ultimo di quel sepolcro vuoto?
Prima di tutto l’annuncio pasquale è puramente e semplicemente
un fatto: “perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non
è qui, è risuscitato”. Ed il fatto è questo: Gesù
di Nazareth, morto crocifisso, veramente e non solo apparentemente, è
stato messo – come si fa per ogni morto – in una tomba ben chiusa;
questi stesso, Gesù, morto e sepolto, è risuscitato. Cioè:
(la sua Persona) è venuta in possesso di una vita nuova, non cioè
simile a quella che viveva prima della morte, ma una vita incorruttibile.
Né si tratta di una vita puramente spirituale. E’ una vita umana
nel senso intero del termine. Anche il suo corpo, cadavere messo nel sepolcro,
è vivificato da questa vita incorruttibile: “abbiamo mangiato e
bevuto con Lui dopo la sua risurrezione dai morti”.
Questo è il contenuto preciso dell’annuncio pasquale. E quindi
il significato ultimo di quel sepolcro vuoto è che in esso la morte
è stata vinta definitivamente. In esso è stata definitivamente
distrutta la certezza di chi ritiene che la morte pone fine per sempre
a tutto. In quel sepolcro, “morte e vita si sono affrontate in un prodigioso
duello. Il Signore della vita era morto: ma ora, vivo trionfa”.
L’ineludibile domanda di senso, che abita nel nostro cuore, trova la
sua risposta; il desiderio del cuore non ci ingannava nella sua attesa
che irrompesse nella nostra vita una Presenza che la redimesse della morte.
Quest’irruzione è la Pasqua. Ed il sepolcro vuoto sta lì
ad indicarci che alla nostra domanda Dio ha risposto.
3. Ma quando viene data all’uomo questa risposta di Dio, quando
cioè viene annunciato all’uomo che Gesù è risorto,
l’uomo medesimo può rispondere come Festo a Paolo: “Sei pazzo, Paolo;
la troppa scienza ti ha dato al cervello” (At. 26,24). La troppa scienza:
meglio la poca scienza, meglio non chiedere troppo alla nostra ragione,
meglio accorciare le misure del nostro desiderio, meglio il pensiero debole,
meglio obliterare la domanda celandola in qualche recesso, meglio ridurre
il nostro bisogno di vita eterna ad un ingombro di cui dimenticarsi. Oppure
perché non tentare di ridurre il fatto della risurrezione ad uno
dei tanti modi simbolici creati dell’uomo, per esprimere le proprie lotte;
ad un insegnamento religioso o morale? In ogni caso “quelle parole parvero
loro un vaneggiamento”.
Ma l’uomo può anche rispondere colla fede all’annuncio
della Risurrezione. Ed allora che cosa accade nella vita?
“Voi… siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo
in Dio! Quando si manifesterà Cristo, la vostra vita, allora anche
voi sarete manifestati con Lui nella gloria”. Qualcosa accade subito
in chi crede: “siete morti e la vostra vita… “. E’ distrutto in noi ogni
seme di corruzione, perché siamo guariti dal nostro egoismo. Siamo
già resi partecipi fin da ora della stessa vita divina di cui l’umanità
di Cristo è divenuta partecipe nel momento della risurrezione. E’
l’avvenimento della nuova vita in Cristo che irrompe nell’esistenza del
credente. In conseguenza, la sua libertà deve ormai orientarsi a
scegliere “le cose di lassù” non “quelle della terra”. Quali sono
le prime? Tenera compassione, bontà, umiltà, mitezza, longanimità;
soprattutto amore, che è il vincolo della perfezione. Quali sono
le cose detta terra? Fornicazione, impurità, desideri sfrenati,
avidità di guadagno, che è idolatria (cfr. Col. 3,5 e 13).
Ecco, fratelli e sorelle: oggi si sono aperte in Cristo Risorto per
l’uomo due possibilità di esistenza. Esistere credendo che veniamo
dal caso, viviamo per caso e quando moriremo, sarà come non fossimo
mai esistiti. Oppure esistere nella certezza che sei stato pensato e voluto
perché tu incontrassi il Cristo Risorto ed in Lui divenissi partecipe
della pienezza della vita.
Questa è la situazione in cui l’uomo da oggi è posto,
per sempre. E’ la risposta di Dio: l’ultima sua parola, capace di redimere
anche tutte le più brutte possibilità della libertà.
Non ignorarla; non rifiutarla: rifiuteresti te stesso.
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