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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Settimana Mariana 2001
GIORNATA MARIANA SACERDOTALE
Ferrara 11 ottobre 2001

1. "Al compiersi della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo". Venerati fratelli, anche noi questa mattina come gli Apostoli ci troviamo "tutti assieme nello stesso luogo … con Maria, la madre di Gesù". Siamo come ritornati e rientrati nel Cenacolo, nel luogo dove ha inizio il nostro sacerdozio e dove ha inizio la nostra missione apostolica, per il dono dello Spirito Santo.

"Lo Spirito Santo è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio", ha detto il Signore di se stesso affermando che in Lui l’antica profezia si era adempiuta [cfr. Lc 4,18-21]. "Ed essi furono pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare … come lo Spirito dava loro il potere d’esprimersi", ci ha appena narrato la prima lettura riguardo agli Apostoli. Lo stesso Spirito quindi che consacra il Messia e lo invia in missione, consacra gli Apostoli e li invia in missione: "Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi … ricevete lo Spirito Santo" [Gv 20,21-22]. E’ lo Spirito Santo che rende presente ed operante nella nostra missione la stessa missione che Cristo ha ricevuto dal Padre. S. Pietro nella sua prima lettera definisce pertanto gli apostoli "coloro che hanno annunciato il Vangelo nello Spirito Santo". [1Pt 1,12].

Consapevoli di questa "radicazione" del nostro ministero apostolico nel dono e nella forza dello Spirito Santo che ci è stato donato, ci troviamo tutti insieme nello stesso luogo con Maria, la madre di Gesù.

Vediamo, brevemente, come e perché noi possiamo annunciare il Vangelo solo nello Spirito Santo. Ci faremo guidare in questa meditazione della parola di Dio da una mirabile pagina di S. Tommaso d’Aquino [Contra Gentes IV, cap. XXI].

"Poiché" scrive il S. Dottore "noi diventiamo amici di Dio per opera dello Spirito Santo, convenientemente si dice che i misteri di Dio sono rivelati all’uomo dallo Spirito Santo" [n. 3578]. E’ questa una verità fondamentale per capire e vivere il nostro ministero pastorale. Noi siamo inviati a predicare, a dire una Parola che non è frutto di elaborazioni umane. Infatti, non per essere andati dietro a favole artificiosamente inventate noi facciamo conoscere all’uomo la potenza di Cristo (cfr. 2Pt1,16). Annunciamo una Parola che veicola un Pensiero che è di Dio: è il Verbum Dei. E’ per questo che noi non siamo capaci di portarne il peso [cfr. Gv 16,17]: "la parola di Dio venne sopra Giovanni, figlio di Zaccaria" [Lc 3,2]. Siamo sempre insidiati dalla tentazione di ridurre il Vangelo alla nostra misura, ai nostri gusti e alle nostre preferenze e/o alle preferenze di chi ci ascolta.

E’ lo Spirito Santo che ci guida "alla verità tutta intera" [Gv 16,13]. "Sta scritto infatti: quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore d’uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano. Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito; lo Spirito infatti scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio … Ora noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito di Dio per conoscere ciò che Dio ci ha donato" [1Cor 2,9-10.12].

Il nostro ministero apostolico è radicato dunque nella forza dello Spirito Santo perché, in primo luogo, siamo mediatori di una proposta non umana ma divina.

"Poiché la parola dell’uomo" scrive ancora il S. Dottore "si forma da ciò che egli conosce, l’uomo parla convenientemente dei misteri di Dio per mezzo dello Spirito Santo" [n. 3579]. "Non siete voi a parlare" ha detto il Signore "ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi" [Mt 10, 20]. E’ questa certezza di fede di parlare nella e colla forza dello Spirito Santo che deve generare in noi quella parrhesia di cui parla la Scrittura: la fiducia, la franchezza, la sicurezza interiore. Ma forse noi ci riconosciamo spesso in Mosè e ci sentiamo impacciati e quindi sempre tentati di dissimulare la parola di Dio. "Ed il Signore gli disse: chi ha dato una bocca all’uomo o chi lo rende muto o sordo, veggente o cieco? Non sono forse io, il Signore? Ora va! Io sarò con la tua bocca e ti insegnerò quello che dovrai dire" [Es 4,11-12].

Il nostro ministero apostolico è radicato dunque nella forza dello Spirito Santo perché, in secondo luogo, l’apostolo attinge le sue parole dal cuore di Dio.

"E’ proprio dell’amicizia" continua il S. Dottore "che in presenza dell’amico ciascuno sia felice e goda delle sue parole e fatti … Poiché lo Spirito Santo ci rende amici di Dio … ne deriva che noi per mezzo dello Spirito Santo godiamo [della presenza] di Dio e abbiamo consolazione in mezzo a tutte le difficoltà e le opposizioni del mondo" [cap. XXII, n. 3586]. Quanto abbiamo detto finora ha un riscontro, se così posso dire, anche nel cuore. In mezzo alle tribolazioni ognor più crescenti del nostro ministero apostolico, alle tentazioni che lo insidiano, alla opposizione la più terribile che è l’indifferenza del mondo, è lo Spirito Santo che ci consola.

Il nostro ministero apostolico è radicato dunque nella forza dello Spirito Santo perché, in terzo luogo, Egli ci fa il dono di cui abbiamo più bisogno: la gioia e la pace del cuore.

2. "E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa". Venerati fratelli, noi ci troviamo riuniti tutti nello stesso luogo "con Maria, la madre di Gesù". Vogliamo prenderla nella nostra casa, nella casa della nostra esistenza sacerdotale. Sulla Croce il Figlio ha inserito sua Madre nella Chiesa degli Apostoli; da allora, quello è il suo posto.

Come vi rimane? Se leggiamo e scrutiamo attentamente il testo di Atti, noi vediamo che essa vi rimane "assidua nella preghiera" come "madre di Gesù". Nel cammino della missione apostolica che inizia nel Cenacolo e continua oggi anche attraverso di noi, Maria è presente come Colei che prega: ella invoca la venuta continua dello Spirito Santo. Come insegna il Concilio Vaticano II, "dopo la sua Assunzione in cielo non ha interrotto questa funzione salvifica, ma con la sua molteplice intercessione continua ad ottenerci i doni che ci assicurano la nostra salvezza eterna" [Cost. dogm. Lumen Gentium 62,1].

Maria è presente "come madre di Gesù". "Quel primo nucleo di coloro che nella fede guardavano "a Gesù, autore della salvezza" era consapevole che Gesù era il figlio di Maria e che ella era sua Madre, e come tale era, sin dal momento del concepimento e della nascita, una singolare testimone del mistero di Gesù… la Chiesa dunque sin dal primo momento guardò Maria attraverso Gesù, come guardò Gesù attraverso Maria." [Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Redemptoris mater 26; EV 8,691]. E’ nel Cenacolo che la Chiesa ha imparato il modo giusto di essere con Maria.

Venerati fratelli, è sempre con una grande gioia che celebro ogni anno questa giornata mariana. Guardando a Maria attraverso Gesù, io guardo a Lei anche attraverso di voi che siete i sacerdoti di Cristo; guardando Gesù attraverso Maria, io guardo a Lui anche attraverso di voi, affidati alla sua maternità. Siate benedetti per la vostra missione e riempiti di Spirito Santo, per l’intercessione di Colei dalla quale ci è venuto Cristo nostro Salvatore!