SECONDA DOMENICA DI AVVENTO
10 dicembre 1995
1. “In quei giorni comparve Giovanni il Battista a predicare nel deserto
della Giudea”.
Nel nostro cammino dentro il tempo, nell’attesa dell’evento di salvezza
che può accadere in ogni istante della nostra vita, questa sera
ci incontriamo con una figura augusta e severa, con un uomo giusto e pio,
inflessibile difensore dei diritti di Dio, Giovanni Battista. E’ un fatto
singolare. La catechesi apostolica, dalla quale sono nati i Vangeli, non
ha voluto che la Chiesa perdesse il ricordo di Giovanni. Anzi, ha voluto
che ovunque si predicasse il Santo Vangelo di Gesù Cristo, ivi si
facesse sempre memoria di lui che Gesù disse esser il più
grande, ivi si riascoltasse sempre di nuovo la sua predicazione, fedelmente
conservata nei testi sacri. Perché questa importanza? perché
la Chiesa, dunque ciascuno di noi, deve custodire nel suo cuore il ricordo
di questo uomo? Perché, ci dice il Vangelo oggi, egli è “Voce
di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore, raddrizzate
i suoi sentieri”. E’ impressionante questa definizione! Tutta l’esistenza
di un uomo è “ridotta” ad essere semplicemente una voce, anzi ad
un grido. Il suo essere nel mondo consiste nel gridare. Gridare dove? gridare
che cosa? gridare a chi?
Egli grida nel deserto. Fratelli e sorelle: è nel deserto che
Dio preparò il suo popolo. Solo nella sterminata solitudine e nell’infinito
silenzio, si può ascoltare la Parola di Dio e prepararci a riceverlo.
Il silenzio sembra essere diventato ormai una realtà perduta per
sempre, immersi come siamo sempre nel rumore, nella chiacchiera esteriore
ed interiore, nelle parole vane. Giovanni, insegnaci ancora l’austera disciplina
del silenzio!
Egli grida di preparare la via del Signore e di raddrizzare i suoi
sentieri. Il contenuto, dunque, del suo grido è la preparazione
alla venuta del Signore. Quanto si innalza il cielo sulla terra, tanto
le vie del Signore sono diverse dalle attese dell’uomo (cfr. Is, 55,8).
Se vogliamo che il Signore venga, è necessario che trovi in noi
la strada per entrare nella nostra vita. Ma le nostre strade sono storte,
vanno raddrizzate. Come può il Signore entrare nella tua vita tutta
(o principalmente) orientata (o soprattutto) alla prepotenza, alla sopraffazione,
all’accumulo della ricchezza, all’impurità, quando Egli giunge umile,
povero, puro? La sua umiltà non può camminare per le strade
tortuose del tuo orgoglio; la sua povertà non può penetrare
nella tua esistenza poiché essa è percorsa dalla strada dell’egoismo.
In una parola, il grido di Giovanni è: “Convertitevi, perché
il Regno di Dio è vicino”. Cioè: cambia mentalità,
muta criteri di giudizio, trasformati completamente nella tua mente, voltati
recisamente indietro per ritornare nella comunione col Signore.
Egli grida nel deserto, di preparare la via del Signore, ai farisei
e sadducei, cioè a chi ha fiducia di essere giusto (il fariseo)
e a chi non crede a nessuna vita eterna (il sadduceo): allo (pseudo-) religioso
e al materialista. Ora che cosa rimprovera Giovanni a queste persone e
a noi quando siamo come loro? In primo luogo, il pensiero di poterci sottrarre
all’ira imminente, quando invece la scure è già alla radice.
Rimprovera a noi di pensare che ciò che decide della nostra sorte
eterna è il giudizio che noi diamo di noi stessi. Il nostro destino
non dipende da questo giudizio, ma solo dal giudizio di Dio. E’ Dio che
ci giudica; il giudizio che gli altri danno su di noi, che noi stessi diamo
di noi stessi non ha nessuna importanza definitiva. Non solo, ma in ogni
momento il Signore può compiere questo giudizio definitivo: la scure
è sempre alla radice dell’albero. Non c’è scampo in nessuna
sicurezza, neppure in quella di poter dire di avere Abramo per padre.
Ed allora che cosa fare? fare frutti degni di conversione.
Ed è a questo punto che la catechesi di Giovanni si apre nella
prospettiva stupenda della misericordia di Dio. Egli sa che può
solo gridare, ma che cosa questo cambia nell’uomo? Nulla, Deve venire uno
più forte, poiché Egli battezzerà nel fuoco dello
Spirito Santo. Lo Spirito Santo è come il fuoco. Egli purificherà
il nostro cuore e renderà ogni uomo capace di produrre frutti di
“carità, gioia, pace, pazienza, benignità, bontà,
fedeltà, dolcezza e temperanza” (Gal. 5,22-23).
Questa è la catechesi di Giovanni il Battista: il Regno di Dio
è sempre sul punto di venire in noi; raddrizziamo le vie storte,
poiché siamo già posti sotto il giudizio di Dio; è
il giudizio che lo Spirito Santo, dono di Cristo, compie in noi, purificandoci
dal nostro peccato e rendendoci capaci di compiere frutti di santità.
Custodiamo nel cuore questa catechesi; conserviamo sempre la memoria di
questo santo che col suo grido tiene desta in noi l’attesa.
2. “Le nazioni pagane...glorificano Dio per la sua misericordia”.
Noi siamo la nazione pagana, non appartenendo ai figli di Israele.
Eppure Iddio, che non era legato a noi da nessuna promessa, ci ha salvati:
fu solo la sua misericordia a muoverlo con compassione verso di noi. E
la compassione del Padre verso di noi è Gesù Cristo che “ci
accolse” tutti.
In questo contesto, la catechesi di Giovanni assume il suo significato
pieno: Giovanni è colui che continuamente prepara le vie del Signore,
per dire a ciascuno di noi la conoscenza della salvezza, nella remissione
dei peccati, grazie alla (sola) bontà misericordiosa del Padre.
Amen.
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