TERZA DOMENICA DI QUARESIMA
10 marzo 1996
Domenica scorsa il Signore ci ha mostrato, nel Mistero della sua Trasfigurazione,
a che cosa, a quale gloria ciascuno di noi è pre-destinato, chiamati
come siamo a partecipare della sua stessa vita. Ma la contemplazione di
Cristo tentato nel deserto, colla quale abbiamo iniziato il nostro cammino
quaresimale ci insegna che il cammino, la salita al monte della Trasfigurazione
è lunga e difficile. A sostegno del nostro cammino Egli ci dona
l’Acqua della Vita. E’ questo dono che noi oggi celebriamo in questi divini
misteri.
1. “Il popolo mormorò contro Mosè e disse: perché
ci hai fatti uscire dall’Egitto?”
La nostra vicenda quotidiana è spesso come quella narrata nella
prima lettura. Il Signore, nella sua Provvidenza, vuole condurci fuori
dall’Egitto: fuori dal nostro egoismo, fuori dalla nostra ingiustizia,
dalla nostra volontà propria. Egli vuole farci dono di una terra
promessa, cioè di quella beatitudine propria di chi aderisce al
Signore. A quest’opera divina si oppone la nostra “mormorazione”. E’ l’attitudine
di chi non accetta che la propria vita sia condotta dal Signore; di chi
non rinuncia alla propria volontà, perché non si fida del
Signore. Questa sfiducia che ciascuno porta dentro di sé può
giungere fino alla sfida: “Il Signore è in mezzo a noi sì
o no?”. Cioè: l’uomo vuole come mettere alla prova il Signore, ponendo
egli (l’uomo) le condizioni per poter credere nel Signore medesimo. Dunque,
incredulità e mormorazione accompagnano spesso il nostro cammino:
il cammino attraverso il quale il Signore vuole condurci alla piena libertà.
2. “Arrivò intanto una donna di Samaria ad attingere acqua”.
In questa donna riconosciamo noi stessi: essa è figura di tutti
noi. Infatti, resta inestinguibile nel cuore di ciascuno di noi la sete
di felicità, anche dentro alla nostra incredulità ed alle
nostre mormorazioni: la sete che ci spinge ad attingere acqua ai pozzi
che noi stessi abbiamo scavato. E la donna incontra Cristo proprio quando
va ad attingere acqua. Si, perché ciascuno di noi incontra il Signore
a causa del suo desiderio illimitato di felicità che ci spinge alla
ricerca di quei beni che possono saziarlo. Questo desiderio di verità,
di bontà, di giustizia, di bellezza è, anche senza saperlo,
desiderio di incontrare Cristo che è la Verità, la Bontà,
la Giustizia, la Bellezza. In una parola: è la Pienezza che ci sazia.
Ed infatti, Gesù dice alla donna (ed in lei a ciascuno
di noi): “Chi beve di quest’acqua avrà ancora sete; ma chi beve
dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete”.
I pozzi scavati dagli uomini possono dare acqua che toglie solo la sete
per un po’ di tempo: ogni progetto umano di felicità e di libertà
non può estinguere la nostra sete. La salvezza dell’uomo non è
opera dell’uomo. Cristo seduto sul pozzo della nostra acqua, ce ne promette
un’altra. E’ un acqua straordinaria: chi la beve, non avrà mai più
sete. Di quale realtà vuol parlare? Di quale bene, se esso è
così grande che l’uomo, venutone in possesso, non desidera più
altro? Ascoltiamo: “L'acqua che io gli darò, diventerà in
lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna”. Cioè: l’Acqua
che Cristo dà diventa in chi la riceve sorgente di vita eterna.
Che cosa può diventare in noi causa di una vita incorruttibile?
Alla fine, questo è il desiderio di ciascuno di noi: “Perché
non abbia più sete”.
Il dialogo con Cristo diventa profondo. La donna scopre che Cristo
sa che cosa è successo nella sua vita, perché se Cristo può
darci quell’acqua, è perché sa che cosa c’è nel nostro
cuore. Ed allora l’uomo si rende conto che ha bisogno di una Rivelazione
che lo illumini sui suoi supremi destini (“So che deve venire il Messia
... ci rivelerà ogni cosa”). Questa Rivelazione è Cristo
stesso. Ecco l’acqua che spegne la nostra sete: la Rivelazione che Cristo
fa di se stesso, interiorizzata in noi dallo Spirito Santo. “La donna lasciò
la brocca”: non ne aveva più bisogno.
Fratelli e sorelle: la promessa fatta dal Signore alla Samaritana,
ed in lei a ciascuno di noi, si attua durante il nostro cammino quaresimale.
Si attua in modo eminente ora, nella celebrazione dei divini Misteri. Il
divino Mistero dell’Eucarestia è la fonte inesauribile dell’Acqua
che è lo Spirito Santo, il quale ci unisce a Cristo, rivelandoci
il suo Splendore di Verità.
CONCLUSIONE
“Giustificati per la fede, noi siamo in pace con Dio”: così
ci dice l’Apostolo. Quale diversità fra chi “mormora contro Dio”
e chi è “in pace con Dio”! Chi opera questo passaggio dalla mormorazione
alla pace? L’esperienza che Dio ci ama, è stata prodotta in noi
dallo Spirito Santo che ci è stato donato. E’ l’Acqua che Gesù
ci promette: l’acqua che spegne nel nostro cuore ogni mormorazione contro
il nostro destino, avendo scoperto che il nostro destino è Cristo.
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