BATTESIMO DEL SIGNORE:
apertura solenne della Missione
Bondeno 10 gennaio 1999
Due grandi avvenimenti di salvezza stiamo oggi celebrando in
questa S. Eucarestia: il mistero del battesimo del Signore e la solenne
apertura della Missione in questo vicariato del Beato Giovanni Tavelli.
Ed esiste una singolare connessione fra i due, così da essere indotti
a pensare che la coincidenza non sia stata casuale nei piani della divina
Provvidenza. Iniziamo dunque la nostra meditazione dal mistero del battesimo
del Signore: mistero che illumina di luce singolare il significato della
Missione che oggi apriamo.
1. “In quel tempo Gesù dalla Galilea andò al Giordano”.
L’evangelista narra l’uscita di Gesù dalla vita nascosta, dall’anonimato
in cui aveva vissuto fino a quel momento: dà inizio alla sua missione.
Questo particolare è di somma importanza, poiché l’inizio
racchiude come in un seme tutto lo svolgimento successivo. Non tutte le
scelte che facciamo hanno lo stesso peso, la stessa importanza. Alcune
sono scelte che hanno carattere di «inizio», che già
pongono cioè in nuce tutta la successiva esistenza. Quale è
allora l’inizio di Cristo? “per farsi battezzare”, dice con sconcertante
semplicità. Qui, in queste semplici parole è racchiuso tutto
il mistero della missione di Cristo.
Il battesimo somministrato da Giovanni aveva un significato molto
preciso: era un gesto mediante il quale chi lo riceveva, riconosceva davanti
a Dio la sua condizione di peccatore. Era il gesto della penitenza, per
ricevere il perdono. Ed infatti “Giovanni … voleva impedirglielo, dicendo:
«io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?»
” Cioè: “come è possibile che chi è senza peccato
mi chieda di compiere questo gesto con cui lo dichiaro bisognoso di perdono,
quando le parti dovrebbero essere invertite?”. E Gesù dà
una risposta di impenetrabile profondità: “lascia fare per ora,
poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia”. Cioè:
“è necessario che noi compiamo perfettamente la volontà di
Dio”. Ecco qui è veramente racchiuso tutto il mistero della redenzione
umana!
Volendo il Padre ricondurre ogni uomo alla santità della
sua prima origine, ricostruirlo nella pienezza della dignità perduta,
ha inviato il suo Figlio unigenito “in una carne simile a quella del peccato
e in vista del peccato” (Rom 8,3). Egli ha preso su di sé le nostre
colpe; si è addossato il nostro peccato ed è morto per liberarcene.
La sua discesa dentro l’acqua del Giordano, l’acqua versata sul suo capo,
prefigura la sua sepoltura. Avendo infatti noi in comune una vita destinata
alla morte a causa del peccato, “anch’egli ne è divenuto partecipe,
per ridurre all’impotenza mediante la morte colui che della morte ha il
potere, cioè il diavolo, e liberare così quelli che per timore
della morte erano soggetti a schiavitù per tutta la vita” (Eb 2,14b-15).
Ecco questo era il progetto, la volontà del Padre: e Gesù
decide fin dal principio di acconsentirvi perfettamente, ponendo un gesto
che significasse pienamente la sua obbedienza. E questo gesto è
il battesimo nel Giordano, mediante il quale significa la sua condivisione
alla nostra condizione.
E quale è la conseguenza? Che cosa succede dopo che Gesù
“appena battezzato … uscì dall’acqua”, cioè ha compiuto la
volontà del Padre? Ascoltiamo attentamente.
«Si aprirono i cieli»: all’uomo è riaperto
il passaggio alla vita eterna. Subito dopo il peccato, ci dice la parola
di Dio, “il Signore Dio lo scacciò dal giardino di Eden … scacciò
l’uomo e pose … i cherubini e la fiamma della spada folgorante, per custodire
la via all’albero della vita” (Gen 3,23-24). Ma “appena battezzato, Gesù
salì dall’acqua … si aprirono i cieli”. E all’uomo è dato
ancora da mangiare dell’albero della vita, che sta nel paradiso di Dio
(cfr. Ap 2,7).
«Ed egli vide lo Spirito di Dio … venire su di Lui».
All’inizio della creazione, “Dio plasmò l’uomo e soffiò nelle
sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente” (Gen 2,7).
Dopo il peccato, il Signore disse: “il mio Spirito non resterà sempre
nell’uomo” (Gen 6,3). Ora che Gesù ha compiuto il disegno del Padre
ed ha ricostituito l’umanità nell’obbedienza, lo Spirito di Dio
discende nuovamente, per essere nel nuovo Adamo Spirito datore di vita
(cfr. 1Cor 15,45).
«Questi è il mio figlio prediletto»: su questo
uomo viene pronunciata questa parola inaudita. Il Verbo fattosi uomo è
il Figlio unigenito, nel quale ciascuno di noi è stato predestinato
a divenire figlio adottivo mediante il santo battesimo.
2. “In quei giorni Pietro prese la parola e disse: …”. L’avvenimento
della salvezza accaduto in Cristo e interamente prefigurato dal battesimo
nel Giordano, rivela e compie un disegno del Padre: quello di ricondurre
l’uomo nella vita divina. E’ questa “la buona novella della pace, per mezzo
di Gesù Cristo, che è il Signore di tutti”.
E’ nella Signoria di Cristo, instaurata dalla sua morte e risurrezione,
che viene adempiuta “la buona novella della pace”. E’ questo il primo bisogno
dell’uomo, lo sappia o non: venire a conoscenza dell’avvenimento della
salvezza. “Voi conoscete” dice Pietro “ciò che è accaduto…”.
L’uomo infatti è stato pensato e voluto in vista di Cristo.
«Voi conoscete»: il nostro popolo conosce veramente
“ciò che è accaduto in tutta la Giudea, incominciando dalla
Galilea”? Il cristianesimo è un avvenimento: non una dottrina religiosa,
un seguito di leggi morali, un complesso di riti. Tutto questo, dottrina,
moralità e rito cristiani, sono conseguenza del porsi di Dio dentro
alla nostra storia. Del suo farsi presente in “ciò che è
accaduto…”.Il mistero del battesimo, che dà inizio a questa
Presenza pubblica e ne prefigura interamente il senso, ci dice che essa
ha cambiato l’uomo: “quando ho incontrato Cristo, mi sono scoperto uomo”
(M. Vittorino, in Ephesios 4,14).
Che cosa in fondo significa la Missione che oggi iniziamo? Uno
sforzo straordinario perché ogni persona conosca “ciò che
è accaduto in tutta la Giudea…” e, ascoltando “la buona novella
della pace, per mezzo di Gesù Cristo, che è il Signore di
tutti”, si converta a Lui. Incontrando Lui, ciascuno si scopra uomo: nella
verità intera del suo destino. Che è di avere la vita eterna.
Vogliamo compiere un supremo atto di amore verso ogni uomo: rivelargli
la ragione ultima della sua esistenza; ridargli in questa la piena consapevolezza
della sua dignità infinita; fargli conoscere “ciò che è
accaduto in tutta la Giudea, incominciando dalla Galilea, dopo il battesimo
di Giovanni"”
|