OMELIA CORPUS DOMINI
9 GIUGNO 1996
1. “Non dimenticare il Signore tuo Dio che ti ha fatto uscire dal paese
d’Egitto, dalla condizione servile”.
Questo comandamento del Signore risuoni profondamente nel nostro
cuore: non dimenticare il Signore, non dimenticare cioè il suo supremo
dono, il dono della liberazione dalla nostra condizione servile. E’ la
condizione servile del nostro peccato, del nostro egoismo, la schiavitù
che è la nostra incapacità di amare. La dimenticanza di Dio
è la nostra vera disgrazia, poiché dimenticando Dio noi dimentichiamo
che all’inizio della nostra esistenza sta l’Amore senza limiti, l’Amore
assolutamente gratuito: l’Amore che ci ha creati, per renderci partecipi
della sua stessa Vita. Se dimentichiamo il Signore, finiamo col credere
che esistiamo per caso e quando moriremo, sarà come se non fossimo
mai esistiti.
Fratelli, oggi noi celebriamo il Mistero dell’Eucarestia: l’Eucarestia
è la presenza nella memoria della Chiesa dell’Amore del Padre che
ha tanto amato il mondo da donare il suo Figlio Unigenito. Il comandamento
del Signore “non dimenticare il Signore...” significa “celebra il mistero
eucaristico perché dimori sempre nel tuo cuore la memoria dell’Amore”.
Ma di “quale amore” precisamente l’Eucarestia conserva la memoria?
E come custodisce questa memoria?
L’Eucarestia custodisce la memoria del sacrifico di Cristo sulla
Croce: è il sacramento del sacrifico di Cristo. L’Eucarestia rende
presente il sacrifico della Croce. Non aggiunge nulla a quel sacrifico:
esso è la perfezione assoluta dell’Amore, oltre il quale non è
possibile andare. Non ripete il sacrifico della Croce: esso è unico
ed irrepetibile. Non lo moltiplica, non lo ripete: misteriosamente, ma
realmente ci fa “disporre di Gesù Cristo”. Attraverso il pane ed
il vino consacrati, per la potenza dello Spirito Santo, a ciascuno di noi
è dato, ora ed in questo luogo, di poterci realmente unire - essere
presenti allo stesso sacrificio della Croce. Quando celebriamo l’Eucarestia,
noi non cerchiamo semplicemente, con il rito di sollecitare la nostra memoria
a ricordarsi di ciò che è accaduto sulla Croce, nello sforzo
di strappare l’avvenimento della Croce dal passato. L’Eucarestia ridona
questo avvenimento. Non lo moltiplica, non ne è la ripetizione,
ma lo rende attingibile a ciascuno di noi. Il sacrifico della Croce è
il dono assoluto, pieno, definitivo, totale che il Padre fa dell’Unigenito:
l’Eucarestia lo mette a tua disposizione. “Non dimenticare il Signore tuo
Dio”: il tuo Dio che ha tanto amato il mondo da donare il suo Figlio Unigenito.
Questo dono che il Padre fa del suo Unigenito ti è fatto ogni volta
che tu partecipi alla celebrazione dell’Eucarestia. Ecco perché
può capitare tutto nel mondo: possono scatenarsi tutte le potenze
del male e di morte. Fino a quando noi celebreremo l’Eucarestia, tutto
ormai è posto sotto la signoria dell’Amore.
2. “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna”
L’Eucarestia è cibo e bevanda: lo dicono chiaramente i santi
segni che lo costituiscono, il pane e il vino. Ma questo convito è
assolutamente singolare. “Il calice che noi benediciamo...” Non è
una convivialità in cui si celebra la fraternità umana: è
la partecipazione al corpo offerto in sacrifico ed al sangue effuso per
la remissione dei peccati. E’ la partecipazione piena al sacrifico di Cristo.
In questo modo, la carità stessa di Cristo viene a prendere dimora
nel nostro cuore. “Chi mangia la mia carne ... ed io in lui”. E così
si compie perfettamente la condiscendenza di Dio. “Poiché non era
possibile che noi salissimo alla partecipazione dei suoi beni, è
Lui che, discendendo fino a noi, condivide la nostra condizione e si fonde
così perfettamente alla natura assunta, che proprio rendendoci quella
carne e quel sangue che ha preso da noi, ci comunica se stesso” (N. Cabasilas).
L’uomo raggiunge la pienezza della sua partecipazione alla vita divina:
“Come il Padre ... vivrà per me”.
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