SALUTO DALLA LOGGIA
8 dicembre 1996
Siamo raccolti attorno al centro spirituale della nostra città:
la gemma che la stupenda facciata che vi sta di fronte, incastona in sé.
E’ la persona di Maria, la madre del Verbo incarnato che ora abbiamo onorato
e alla quale ancora una volta affidiamo la nostra città.
Abbiamo appena iniziato il nostro cammino verso il grande Giubileo
del 2000. Poniamo questo nostro cammino sotto la guida di Maria, che ci
precede nella sua fede. E’ ora di vincere quella indifferenza che sembra
gravare come la sua nebbia, sopra questa città, di muoverci senza
pigrizia incontro a Cristo.
A Te affidiamo, o Madre, chi in questa città è
più debole e più sofferente: i malati e le persone anziane,
i bambini già nati e coloro che non ancora nati sono già
sotto il cuore delle loro madri. Difendili nella loro inviolabile dignità:
negli ospedali, nelle case, nelle scuole, ovunque.
A Te affidiamo, o Madre, chi governa questa città: sappiano,
per la tua potente intercessione, promuovere il vero bene di essa e far
rifiorire in essa il lavoro e la vera civiltà della verità
e dell’amore.
A Te affidiamo, o Madre, i giovani: difendili da quel “vuoto
di futuro” che spesso sentono nella loro vita e aiutali a varcare la soglia
della speranza. Dona loro la vera gioia di vivere, difendendoli dai mercanti
della disperazione, dell’evasione e del nulla.
Stendi la tua materna protezione su tutti: ritorni in questa
città, incamminata verso il grande Giubileo, a regnare Cristo tuo
Figlio e Signore nostro che vive e regna nei secoli de secoli. Amen.
OMELIA IMMACOLATA CONCEZIONE 1996
La parola di Dio oggi pone accanto due donne: Eva e Maria. Della
prima si parla nella prima lettura; della seconda di parla nel Vangelo.
Se noi potessimo leggere nello stesso tempo le due pagine, noi sentiremmo
come l’una rimanda all’altra: non è possibile, ma possiamo come
risentirle contemporaneamente dentro al cuore.
1. Eva dice di sé: “il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato”
e l’uomo dice di lei: “la donna che tu mi hai posto ...”. Dunque, Eva ha
ascoltato chi metteva nel suo cuore il sospetto più terribile che
possa dimorare nel cuore umano: il sospetto che Dio sia nemico, invidioso
della persona umana. Eva ha obbedito alla parola del serpente traditore.
La sua disobbedienza al Signore ha trascinato nella maledizione divina
non solo se stessa, ma anche l’uomo al quale ella era stata donata come
“aiuto simile a lui”; in lui ha trascinato tutta la discendenza umana.
In una parola la sua scelta ha distrutto l’interiore bellezza e bontà
di tutta la creazione.
La ricostruzione di tutta la creazione riparte ancora da una
donna, dalla scelta e decisione di una donna, da Maria. In senso uguale,
ma contrario Maria nuova Eva, ascoltando la parola dell’Angelo, ossia obbedendo
ad essa e pienamente credendo al Signore, procura la benedizione
per se stessa (“benedetta tu fra le donne”), per il nuovo e vero Adamo
a cui è madre (“benedetto il frutto del tuo ventre”) e per tutta
la discendenza dei figli che nasceranno a Dio, ed anche per il mondo stesso
che verrà redento. In una parola: la sua scelta di fede (“avvenga
in me secondo la tua parola”) ricostruisce l’interiore bellezza e bontà
di tutta la creazione. In Lei la Grazia e la Benedizione vengono di nuovo
a dimorare fra di noi, poiché nella sua fede, la caduta in cui l’universo
era precipitato a causa di Eva è superata e vinta dalla redenzione
resa possibile dal consenso di Maria.
La pagina del Vangelo ci suggerisce che questa obbedienza di
Maria è di una incomprensibile profondità. Nel dialogo con
l’Angelo, Maria ha “sentito” la presenza e la potenza del Mistero di Dio
chiedere di entrare nella sua vita, di prendere possesso della sua persona,
interamente: “lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà
la sua ombra la potenza dell’Altissimo”. Anche Eva ha sentito la presenza
di Dio vicina a sé, venuta per dialogare nell’amore con lei: “ho
udito il tuo passo nel giardino”. Maria non si è ritirata, non si
è nascosta, non ha avuto paura. Ha risposto come “la serva del Signore”,
regalando a Lui tutta la sua persona santificata fin dal concepimento.
Eva si è nascosta dalla Presenza di Dio, perché ebbe paura,
avendo già rifiutato il suo assenso al Signore. Mediante l’ “eccomi”
detto da Maria, il progetto di Dio, di cui ci parla S. Paolo nella seconda
lettura, diventa ormai possibile: può ormai realizzarsi. Comincia
la storia della salvezza. Ed allora, poiché ha accettato, ella diviene
in senso vero e proprio la madre dei viventi, dei viventi in Cristo.
Ecco, fratelli e sorelle: vi dicevo di ascoltare nel vostro cuore
queste due pagine della S. Scrittura contemporaneamente. Fissate il vostro
sguardo su queste due donne, su Eva e Maria.
2. La storia della salvezza appare singolarmente legata, alla donna,
ed il destino del mondo è come custodito nel suo cuore. Le parole
dette dal Signore al serpente esprimono chiaramente questa “centralità”
della donna nella lotta salvifica del redentore contro l’autore del male
nella storia del mondo: “io porrò inimicizia fra te ...”.
La celebrazione odierna allora ci svela l’intera verità della donna
e per contrasto la negazione di questa verità: in Maria è
posto il nuovo principio della dignità e vocazione di ogni donna,
ma nella libertà di ogni donna è presente la possibilità
e di realizzarsi come Maria e di realizzarsi come Eva.
Quale è vocazione della donna? È di essere nel
mondo il luogo in cui viene fra gli uomini l’amore e la vita: è
la custode e la dimora dell’amore e della vita. Quando dico questo non
intendo parlare solo della comunione coniugale: di ciò che accade
nel matrimonio. Intendo riferirmi ad ogni relazione umana nella quale la
donna è sempre coinvolta. Dentro di essa, la donna testimonia il
primato dell’essere sull’avere, perché testimonia il primato della
persona sulle cose, e così “personalizza” ogni rapporto. Quando
in una società non si riconosce più questo primato dell’amore
e della persona, non si può più dare una risposta completa
ed adeguata alla domanda sulla dignità della donna e la sua vocazione.
L’affermazione della dignità della donna cade o sta in piedi assieme
all’affermazione del primato della persona. Ecco perché ci troviamo
oggi di fronte ad una società che ha fatto della donna una merce
di vile consumo, un oggetto di pubblicità del peccato, un’ostentazione
di falsa libertà nell’ambito non dell’amore ma del piacere. E’ perché
ci troviamo di fronte ad una società in cui ogni persona non è
più riconosciuta nella sua dignità.
Conclusione
Torniamo a posare il nostro sguardo contemplativo su Maria: in
Lei vediamo che la donna è il capolavoro della creazione. A voi,
sorelle, è chiesto di essere le custodi dell’amore e della vita:
in questo consiste il vostro mistero e ministero.
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