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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


BEATA VERGINE DELLA GALVANA
Berra 8 giugno 2001

"Fratelli, quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna". Carissimi fratelli e sorelle, queste sono le prime parole del Nuovo Testamento in cui si parla di Maria. E lo fanno mettendo subito in risalto la sua maternità: "nato da donna". E pertanto Maria entrerà nel simbolo della nostra fede in quanto viene proclamata Madre del Verbo incarnato, "il quale fu concepito per opera dello Spirito Santo e nacque da Maria Vergine". Grande, profondo e veramente stupendo è questo mistero della divina maternità di Maria, mediante la quale Ella "ha toccato con l’opera del suo concepimento i limiti della divinità" [Gaetano in 2-2, 103,4].

Il Figlio unigenito del Padre, "nato dal Padre prima di tutti i secoli, Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero", "non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio", ma concepito da Maria nella nostra natura e condizione umana, "umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce". E’ stato nel grembo di Maria che la nostra natura umana viene assunta dalla persona divina del Verbo-Unigenito; è stato nel grembo di Maria che si fece uno di noi Colui che è il Dio di tutti noi.

"Perché ricevessimo l’adozione a figli". Il concepimento e il parto di Maria riguarda profondamente ciascuno di noi. Per quale ragione "quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio"? perché noi potessimo, ciascuno di noi potesse divenire figlio di Dio: potesse partecipare alla divina figliazione dell’Unigenito. Da ciò deriva che in un certo senso la maternità di Maria nei confronti di Gesù Cristo si estende anche nei confronti di ciascuno di noi. Prima di morire è Cristo stesso che rivela questa estensione della maternità di Maria, dicendole, in rapporto a Giovanni che tutti ci rappresentava, "donna, ecco tuo figlio", e a Giovanni: "ecco tua madre". Noi questa sera vogliamo vivere profondamente questa appartenenza figliale della nostra persona a Maria.

Ma i vostri padri nella maternità di Maria, venerata in questa santuario, hanno voluto esprimere anche la stima per ogni maternità. Ed è una stima che oggi abbiamo bisogno di ricuperare, connessa alla rinnovata valorizzazione del matrimonio e della famiglia, di cui sentiamo sempre più bisogno sia come società civile sia come Chiesa. Nel fatto che il Figlio unigenito di Dio abbia voluto avere una madre, è svelata interamente la verità e la dignità di ogni donna nella sua maternità. Questa dignità è dovuta in primo luogo al fatto che la venuta all’esistenza della persona umana è sempre l’effetto di un atto creativo di Dio. Pertanto la persona di ogni madre diventa il tempio santo nel quale Dio celebra il suo amore creativo. La dignità della maternità [e paternità] è dovuta anche al fatto che nel piano divino essi sono il dono più prezioso che gli sposi possono farsi reciprocamente nel loro essere "due in una sola carne".

Madre di Dio, madre di ciascuno di noi, madre in cui risplende la dignità di ogni madre:

affidiamo a te questa sera ancora una volta la causa della vita; guarda al numero sconfinato di concepiti cui è stato impedito di nascere; ai poveri cui è difficile vivere con dignità; ai bambini deturpati nella loro grandezza; agli anziani ed ammalati uccisi dall’abbandono o da una sedicente pietà. Amen.