ORDINAZIONE DIACONI PERMANENTI
7 settembre 1996
1/ “Non abbiate alcun debito con nessuno se non quello di un amore vicendevole”.
Queste grandi parole dell’Apostolo pongono come obbligatorio
un debito gravissimo: un amore vicendevole tale da compiere interamente
la Santa Legge del Signore. In realtà, tutta la storia della nostra
salvezza ci svela che il Signore stesso si è indebitato con noi,
quando, per pura Misericordia, si è legato a noi con Alleanza fedele
ed indissolubile. Per questo, Egli ci dice: “Ti ho amato di un amore eterno”.
E’ questa Alleanza che ora stiamo celebrando, celebrando la divina Eucarestia:
Dio, il Padre, si “sdebita” con noi, donandoci tutto ciò che possiede,
il suo Figlio unigenito. Egli è fedele alla sua Alleanza.
Esattamente questo, l’Apostolo applica qui a ciascuno di noi.
Unico debito, il debito più profondo e più esigente, ciò
che dobbiamo ad ogni altro è di amarlo: “non abbiate nessun debito
...”. Certo: materialmente, molti sono i doveri di ciascuno di noi verso
gli altri, come il dovere di “non commettere adulterio, non uccidere, non
rubare, non desiderare”. Tuttavia, nella realtà più profonda
della nostra vita, tutti i nostri doveri hanno una sola origine: quella
dell’amore.
Ma come si compie questa trasformazione della nostra esistenza, ad
immagine del Signore stesso che si è legato a noi, si è “indebitato”
verso di noi con il debito di un amore senza limiti? Questa trasformazione
si compie perché, celebrando la divina Eucarestia, ci viene
donato lo Spirito Santo. E così non si tratta più di una
moltitudine di precetti, ma di un’unica, semplice e compiuta giustizia,
compiuta in noi dallo stesso Spirito, se da Lui ci lasciamo condurre: la
giustizia dell’amore vicendevole.
2/ Tutti i fedeli si trovano in questa condizione, in questa possibilità
di non aver alcun debito con nessuno, se non quello di un amore vicendevole.
A tutti i fedeli è dato lo Spirito.
Ma questa sera noi celebriamo l’Eucarestia, invocando il Padre,
da cui proviene ogni dono perfetto, perché effonda il suo Santo
Spirito su tre nostri fratelli, consacrandoli nel santo ministero del diaconato
permanente. Quel carattere sacramentale che fra poco vi configurerà
in modo speciale a Cristo, è fondamento di uno speciale legame della
vostra persona ai vostri fratelli di fede che sono la S. Chiesa di Dio.
Quale legame? nessun altro, se non quello dell’amore, del servizio.
La parola di Dio che oggi viene annunciata vi richiama ad una
particolare espressione o contenuto di questo amore e servizio. Sia nella
lettura profetica sia nella lettura evangelica si parla oggi di empietà,
di fratelli che commettono colpe. La nostra attenzione è oggi così
richiamata sulla peggiore delle tre miserie che possono impoverire una
persona umana. Esiste infatti, una miseria materiale: la carenza dei mezzi
di sussistenza degna di una persona. Esiste una miseria culturale: la carenza
del beni spirituali dell’uomo, senza dei quali la persona non raggiungerà
mai la pienezza della sua umanità. Ed esiste la miseria spirituale:
è la peggiore poiché essa deturpa l’intima bellezza della
persona umana, che consiste nella santità. Oggi la Parola di Dio
richiama la nostra attenzione su questa miseria. Che cosa deve il diacono
alla persona che vive in questa miseria? Quale è il suo debito di
amore verso di essa? Ascoltate la parola del Profeta: “io ti ho costituito
sentinella ... ascolterai una parola ...”. Qui è descritto interamente
il vostro servizio di carità verso il fratello spiritualmente misero:
annunciargli la parola di Dio, perché si converta. Carissimi diaconi:
vi sarà donato il Vangelo. Ecco ciò che dovete al fratello:
il Vangelo. E’ di esso che ha bisogno, non di altre parole. “Ascolterai
una parola da parte mia”: non dite se non la Parola che avete ascoltato
da parte del Signore, qualunque sia il servizio ecclesiale che eserciterete.
Ascoltate la parola del Signore: “se il tuo fratello ... ammoniscilo”.
Vi è chiesto il servizio alla verità sull’uomo, non lasciandovi
trascinare da mode umane: “ammoniscilo”. Digli la verità sul bene
della sua persona.
La pienezza dello Spirito scenda su di voi, carissimi diaconi;
scenda sui presbiteri, miei necessari e principali cooperatori; scenda
sul Vescovo, perché tutti - Vescovo, presbiteri e diaconi - assumiamo
in noi stessi, con viscere di misericordia, ogni miseria del fratello ed,
insieme, per andare oltre noi stessi, nell’aspirare alle realtà
invisibili. E tutti, “non abbiamo alcun debito con nessuno, se non quello
di un amore vicendevole”.
|