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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


FESTA DEL BATTESIMO DEL SIGNORE
Cattedrale Ferrara
7 gennaio 2001

1. "Benedetto il Signore che dona la vita: quanto sono grandi, Signore, le tue opere". Abbiamo risposto alla parola dettaci dal Signore, abbiamo contemplato la grandezza delle sue opere, benedicendolo per il dono della vita. E noi questa mattina vedremo questo grande avvenimento: Dio che in Cristo dona la vita eterna a Sara, mediante il santo battesimo. Fermiamoci un momento a considerarlo nelle sue dimensioni essenziali: di questo dono – il dono di una vita eterna – siamo stati anche noi beneficati.

Tutto è stato come prefigurato ed anticipato in un rito cui Gesù stesso si sottopose, che consisteva in un’immersione nell’acqua: rito che significava la propria condizione umana di ingiustizia e di mortalità. A questo rito si sottoponeva, come avete sentito nella narrazione evangelica, tutto il popolo. Ma "mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera", accaddero "segni prodigiosi": "il cielo si aprì e scese su di lui lo Spirito Santo … e vi fu una voce dal cielo: Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto".

Il cielo si aprì. Viene cambiata la condizione dell’uomo nei confronti di Dio. Tocchiamo qui la verità più profonda riguardante la persona umana: il suo rapporto col Mistero. Colla sua decisione libera di "mangiare dell’albero della conoscenza del bene e del male", di attribuirsi cioè la facoltà di decidere da se stesso ciò che è bene e ciò che è male, l’uomo aveva rotto la sua alleanza originaria con Dio, Sorgente di Verità e di Vita. Aveva chiuso sopra di sé il cielo, e Dio era entrato in un silenzio infrangibile. "Mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì": si ricostituisce l’alleanza di Dio con l’uomo. Appare cioè la grazia di Dio apportatrice di salvezza; si manifesta la sua bontà e il suo amore per gli uomini, in quanto Egli decide di salvarci "non in virtù di opere di giustizia da noi compiute, ma per la sua misericordia".

Come si apre il cielo? Come si manifesta la bontà di Dio e il suo amore per noi uomini? "scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza corporea, come di colomba". Il segno che l’alleanza è stata ricostituita è il dono dello Spirito Santo, che scende "su Cristo come sul capo del genere umano, così che Egli dimora per primo in Lui che non lo riceve per Sé, ma per noi" [S. Giovanni Crisostomo, in S. Tommaso d’A., Catena aurea II, ed. Marietti, pag. 54 A]. L’amore infatti che Dio ha per noi viene effuso nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato donato [cfr. Rom 8, ]. Che abbia scelto la forma visibile della colomba è dovuto al fatto che la fine del diluvio, la fine della distruzione totale della vecchia creazione era stata significata da una colomba. La voce del Padre indica la divina figliazione di Gesù, aperta ormai alla partecipazione dell’uomo.

Viene così anticipato l’atto redentivo di Cristo, ed iniziata la nuova creazione. "Il progetto di vita consegnato al primo Adamo trova finalmente in Cristo il suo compimento. Mentre la disobbedienza di Adamo rovina e deturpa il disegno di Dio sulla vita dell’uomo e introduce la morte nel mondo, l’obbedienza redentrice di Cristo è fonte di grazia che si riversa sugli uomini spalancando a tutti le porte del regno della vita (cfr. Rm 5,12-21). Afferma l’apostolo Paolo: "Il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente, ma l’ultimo Adamo divenne spirito datore di vita" (1Cor 15,45). A quanti accettano di porsi alla sequela di Cristo viene donata la pienezza della vita: in loro l’immagine divina viene restaurata, rinnovata e condotta alla perfezione. Questo è il disegno di Dio sugli esseri umani: che divengano "conformi all’immagine del Figlio suo" (Rm 8,29). Solo così, nello splendore di questa immagine, l’uomo può essere liberato dalla schiavitù dell’idolatria, può ricostruire la fraternità dispersa e ritrovare la sua identità". [Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Evangelium vitae 36,3-4].

2. Ciò che è stato prefigurato e come anticipato nel Giordano da Cristo, si è realizzato in ciascuno di noi e si realizzerà fra qualche istante in Sara: il cielo si aprirà e scenderà su di lei lo Spirito Santo che, configurandola realmente a Cristo, la renderà figlia di Dio e partecipe della Sua vita eterna. Su di lei il Padre dirà: "tu sei mia figlia".

Il Padre infatti ci salva mediante un lavacro di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo, che Egli effonde su di noi abbondantemente per mezzo di Gesù Cristo.

Usciamo dalla celebrazione dei santi sacramenti della nostra fede trasformati nel nostro essere: viviamo dunque – come ci chiede l’Apostolo – con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo, rinnegando l’empietà e i desideri cattivi, eredi come siamo della vita eterna.