Solennità del Corpus Domini
6 giugno 1999
1. "Ricordati di tutto il cammino che il Signore tuo Dio ti ha fatto percorrere … Non dimenticare il Signore tuo Dio che ti ha fatto uscire dal paese d’Egitto, dalla condizione servile". La memoria è costitutiva della nostra persona; perdere la memoria è perdere se stessi. Ne abbiamo una conferma tanto semplice quanto eloquente: se mentre stiamo parlando, ci capita di dimenticare ciò che stiamo dicendo, è impossibile per noi proseguire il nostro discorso. Ritroviamo questa stessa esigenza anche nell’esperienza della fede: il credente deve ricordarsi di tutto il cammino che il Signore suo Dio gli ha fatto percorrere; non deve mai dimenticare il Signore suo Dio che lo ha fatto uscire dalla sua condizione servile.
La realizzazione di questa esigenza è la celebrazione dell’Eucarestia: l’Eucarestia è la Chiesa che ricorda, che fa memoria del Signore che l’ha fatta uscire della condizione servile. "Signore Gesù," – abbiamo pregato – "che nel mirabile sacramento dell’Eucarestia ci hai lasciato il memoriale della tua Pasqua". E’ pertanto assai importante che sia sempre chiara in ogni battezzato la verità di questo memoriale.
Esso non consiste semplicemente nel compimento di un rito che, unito alla lettura della Parola di Dio, induca ciascuno di noi a ricordarsi di un avvenimento definitivamente consegnato al passato: sarebbe una presenza solo nel ricordo del credente. "Il pane che io darò" ci ha detto Gesù nel Vangelo – è la mia carne per la vita del mondo". E’: la donazione che Cristo fa di se stesso nell’Eucarestia non è meramente simbolica; né si riduce ad un’esperienza interiore-soggettiva. Essa si colloca sul piano dell’essere. In forza dell’azione trasformante del Signore, quando celebriamo l’Eucarestia, il pane ed il vino diventano "veramente, realmente, sostanzialmente" il suo corpo offerto ed il suo sangue effuso. Attraverso la celebrazione eucaristica, la Chiesa risponde al comandamento già dato al popolo dell’Antica Alleanza in un modo assolutamente nuovo. Attraverso i santi segni sacramentali, la Chiesa (ogni fedele) fa memoria del sacrificio di Cristo, divenendo realmente contemporanea allo Stesso. Ognuno di noi può così partecipare a quell’avvenimento definitivo della propria salvezza, poiché esso non è vinto né reso vecchio o superato dal trascorrere del tempo. "Stat crux dum volvitur mundus": la Croce permane nel passare inarrestabile del tempo, perché noi celebriamo l’Eucarestia. Pertanto è nella celebrazione dell’Eucarestia che il mondo è salvo; senza la celebrazione dell’Eucarestia, il mondo intero ed in esso la nostra città sarebbero già crollati da tempo. Niente è più necessario alla Chiesa, al mondo, alla nostra città, a ciascuno di noi della celebrazione dell’Eucarestia, poiché niente ci è più necessario che il partecipare al Sacrifico di Cristo.
2. "Fratelli, il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione col sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo?". Le parole dell’Apostolo ci illuminano sullo scopo ultimo che il Signore Gesù si è prefisso, istituendo l’Eucarestia: far sì che ciascuno di noi divenisse un’unica cosa – una "comunione" – non solo colla persona del Signore risorto, ma anche col suo sacrificio. Col dono che Egli ha fatto di Se stesso per la salvezza dell’uomo.
Si costituisce come una reciproca dimora, di cui Gesù ci da la certezza colla sua parola: "chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me ed io in lui". Questa reciproca immanenza è sorgente inesauribile di vita: "colui che mangia di me vivrà per me". E’ una vita di cui noi entriamo già ora in possesso, durante già la tormentata vicenda terrena, e che vincerà anche la morte: "chi mangia questo pane, vivrà in eterno". Nella comunione al corpo eucaristico di Cristo, ciascuno di noi raggiunge lo scopo per cui il Padre lo ha pensato e voluto fin dalla eternità: divenire partecipe della stessa vita di cui vive il Figlio, per essere in Lui e come Lui figli del Padre. L’Eucarestia rivela e realizza interamente la verità della nostra persona.
Se ciascuno di noi viene unito dall’unico pane allo stesso Cristo; se ciascuno di noi diventa partecipe della stessa vita di cui vive Cristo, ne deriva che anche fra di noi si costituisce l’unità: "l’effetto ultimo (res) di questo sacramento è l’unità del Corpo mistico, senza della quale non ci può essere salvezza" (S. Tommaso, 3,q.73,a.3). E’ ancora l’apostolo a insegnarcelo: "poiché c’è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane". L’Eucarestia è il sacramento dell’unità della Chiesa, la quale diventa così il segno concreto e visibile del Redentore.
Noi oggi vogliamo proclamare la nostra fede nell’Eucarestia pubblicamente: nel centro stesso della nostra città. Per dire ad essa che ciò di cui non può far senza, ci ascolti o non, è della presenza di Cristo: una presenza che non può essere rinchiusa nel tempio, ma che esige di divenire ispiratrice del suo quotidiano vivere.
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