OMELIA DELLA NOTTE DI PASQUA
6 aprile 1996
1. “O notte beata, tu sola hai meritato di conoscere il tempo e l’ora
in cui Cristo è risorto dai morti”. Il Signore ci ha chiamati in
questa “notte beata” per celebrare il mistero supremo in essa accaduto.
Quale mistero? Saremo aiutati ad averne una qualche comprensione, meditando
su altre due notti che la precedettero e la prefigurarono.
La prima notte è descritta così dalla parola di
Dio: “La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso
e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque”. E’ la notte che segna il passaggio
dal deserto informe di una creazione ancora caotica alla creazione abitata
dalla vita e piena di luce. Questo passaggio è operato dalla volontà,
dalla decisione di Dio espressa mediante la sua parola. “Dio disse: sia
la luce. E la luce fu”. Notte piena di mistero poiché in essa risuonò
per la prima volta la parola di Dio: Dio esce dal silenzio e si rivela
nella sua creazione. Essa costruisce la creazione secondo l’ordine e misura,
come casa in cui porre la persona umana. “Dio creò l’uomo a sua
immagine; a immagine di Dio li creò; maschio e femmina li creò”.
All’uomo è affidata questa casa che è tutta la creazione:
“riempite la terra: soggiogatela”.
La seconda notte è completamente diversa. E’ descritta
nella terza lettura. E’ notte in cui vediamo che un popolo sta fuggendo
dalla schiavitù verso la libertà, inseguito da un tiranno.
La condizione umana è mutata. L’uomo si trova nella schiavitù;
si trova sotto il potere di Satana. E tutta la creazione stessa ne è
stata sconvolta. Situazione drammatica perché l’uomo è come
nel pericolo di essere distrutto da quel caos che egli stesso ha prodotto
col suo peccato.
La terza notte è quella di cui oggi facciamo memoria,
la notte che ha meritato, come ha cantato il diacono, di conoscere il tempo
e l’ora in cui Cristo è risuscitato dai morti. Questo è il
mistero della terza notte: Cristo è stato risuscitato dai morti!
E nella sua risurrezione, Egli ha portato a compimento ciò che nelle
altre due notti era iniziato, ha donato ciò che nelle altre due
notti era atteso. “Questa è la notte in cui” - come ha cantato il
diacono - “hanno vinto le tenebre con lo splendore della colonna di fuoco”.
Infatti, come ci insegna S. Paolo, “Dio che disse: rifulga la luce dalle
tenebre, rifulse nei nostri cuori, per far risplendere la conoscenza della
gloria divina che rifulge sul volto di Cristo”. La luce della santa umanità
risorta di Cristo ci ri-crea. Il Padre in questa notte ha ricostituito
la sua creazione, liberandola definitivamente dalla corruzione. L’uomo
è riposto nella sua originaria dignità, poiché nel
suo volto è ancora una volta inspirato il soffio della vita. Quel
soffio dico che la risvegliato il crocefisso dai morti. “E se lo Spirito
di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che
ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi
mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi” (Rm. 8,10-11). Ciò
che la notte egiziana, “la notte in cui ha liberato i figli di Israele
... dalla schiavitù dell’Egitto”, prefigurava profeticamente si
è ora compiuto. Cristo ha “ridotto all’impotenza mediante la morte
colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, e liberare
così quelli che per timore della morte erano soggetti a schiavitù
per tutta la vita” (Ebr. 2,14-15).
E così le tre notti hanno condotto ciascuno di noi in questa
notte nella quale si compiono nella nostra persona i più grandi
misteri: la remissione dei nostri peccati, la partecipazione ai santi misteri,
il dono dello Spirito.
|