XIV DOMENICA per Annum (Anno C)
5 luglio 1998
Scrivendo il Vangelo dopo la Risurrezione del Signore, quando
già la predicazione di esso si stava ampiamente diffondendo nei
vari popoli, Luca conserva la memoria per iscritto di un fatto della vita
terrena di Gesù: l’invio di settantadue discepoli “in ogni città
e luogo dove stava per recarsi”. In questo episodio l’evangelista vede
l’anticipo, la prefigurazione di ciò che stava accadendo in quei
giorni, dopo la Risurrezione del Signore, in cui scriveva il Vangelo. La
salvezza era annunciata a tutti; a tutti ed a ciascuno la predicazione
e la missione cristiana offriva la possibilità di incontrarsi col
Cristo. Non solo, ma la Chiesa oggi ci fa leggere anche una pagina straordinariamente
bella del profeta Isaia, nella quale Dio promette un’esperienza di vicinanza
Sua all’uomo, unica e commovente.
Fratelli e sorelle carissimi, avete così davanti agli
occhi del vostro cuore tutto il quadro, il disegno che oggi la Parola di
Dio vi dona, per la vostra vera consolazione: vi è una profezia;
questa profezia trova l’inizio del suo compimento nella vita terrena di
Gesù; raggiunge oggi per voi la pienezza, nel tempo della Chiesa.
1. “Come un figlio che la madre consola, così anch’io consolerò”:
così dice a noi il Signore attraverso il profeta.
Ci viene svelato il segreto del cuore di Dio, la sua più
profonda attitudine verso l’uomo. Egli ha un cuore, viscere materne. Trattasi
di una rivelazione del tutto singolare. E’ piuttosto l’immagine della paternità
quella che la S. Scrittura preferisce usare per introdurci nel mistero
dei sentimenti divini nei nostri confronti. Ma oggi, ci viene donata questa
sconcertante rivelazione: ciò che è una madre nei confronti
del suo figlio, lo è Dio, nei confronti di ciascuno di noi. Ma la
rivelazione sottolinea oggi soprattutto una dimensione particolare dell’amore
materno di Dio nei nostri confronti: “io vi consolerò”. E’ sottolineata
la capacità propria dell’amor materno di ricostruire un’esistenza
diroccata, di rigenerare una vita distrutta, di ridare speranza ad un cuore
spezzato. L’amore materno è per eminenza l’amore che ha la forza
di donare la vita: “le vostre ossa rifioriranno come erba”. E la Scrittura
non si esime dall’essere ancora più esplicita del rivelarci che
l’amore materno di Dio è la sorgente della vita dell’uomo: “voi
succhierete e sarete portati in braccio, e sarete accarezzati sulla ginocchia”.
La conseguenza di questa incredibile esperienza cui l’uomo è chiamato,
è descritta nel modo seguente: “Ecco io convoglierò verso
di essa la pace a guisa di un fiume”. Un fiume di pace che invade la nostra
esistenza!
2. “La mano del Signore si farà conoscere ai suoi servi”: così
termina la profezia. Quando la mano del Signore si è fatta conoscere?
quando, dove e come l’uomo ha potuto sperimentare l’amore materno di Dio?
Riascoltiamo attentamente, carissimi fratelli e sorelle, la parola evangelica.
“I settantadue tornarono pieni di gioia dicendo: Signore, anche i demoni
si sottomettono a noi nel tuo Nome”. La mano del Signore si fa conoscere
ai suoi servi, il suo amore materno si mostra a noi, la consolazione con
cui consola il cuore dei figli dell’uomo viene donata nel Nome di Gesù
Cristo. Cioè: la grande promessa profetica, “come un figlio che
la madre consola così anch’io vi consolerò”, si compie mediante
Gesù Cristo. Egli è la nostra consolazione, Egli è
la nostra vera salvezza, in Lui il Padre ha convogliato su di noi come
un fiume la pace. Ma la pagina evangelica, in realtà, vuole richiamare
la nostra attenzione su una precisa modalità con cui tutto questo
accade. Non è Gesù direttamente che va a portare la sua pace:
Egli lo fa mediante i settantadue discepoli. “Li inviò a due a due
avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi”:
il Signore Gesù è introdotto nel mondo mediante il precursore
Giovanni Battista; è introdotto “in ogni città e luogo dove
stava per recarsi” da questi settantadue discepoli. Essi, nel nome di Gesù,
cioè investiti da Lui del suo stesso potere, sono capaci “di camminare
sopra i serpenti e gli scorpioni e sopra ogni potenza del nemico”, senza
che nulla possa danneggiarli.
3. Ciò che è accaduto durante la vita terrena di Gesù,
era semplicemente l’anticipo, per così dire, di ciò che sarebbe
accaduto normalmente dopo la sua Risurrezione. Egli lasciata visibilmente
la nostra terrà, invia i suoi “missionari” ovunque, perché
siano il segno efficace della salvezza che Egli dona ad ogni uomo. Luca
riferisce le ultime parole dette da Gesù, prima di lasciare visibilmente
questo mondo: “avrete forza dalla Spirito Santo che scenderà su
di voi e mi sarete testimoni … fino agli estremi confini della terra”
(At. 1,8). Testimoni di che cosa? di questo fatto straordinario: che in
Cristo, Dio consola l’uomo come una madre consola un figlio. Non testimoni
come di un fatto accaduto tanti anni orsono, ma come di un fatto che sta
accadendo ora, precisamente mediante la testimonianza di coloro che Cristo
ha inviato nel suo nome, i pastori della Chiesa.
Ed allora, carissimi fratelli e sorelle, oggi vediamo questo
vero miracolo che accade dentro alla nostra storia quotidiana: mediante
i pastori della Chiesa si realizza il dono della salvezza dell’uomo in
Cristo. Anche adesso! Attraverso la mia parola è Cristo stesso che
vi parla; attraverso la mia parola dotata di una forza che viene dall’alto,
il pane ed il vino diventano il Corpo e il Sangue di Cristo, così
che a ciascuno di noi è dato di incontrare la vivente persona del
Signore ed esserne vivificato.
“Pregate il padrone della messe…” non manchi mai al nostro popolo
questa presenza di Cristo! Che il popolo non veda in essi non altro che
Cristo stesso! Così davvero sia.
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