OMELIA S. MESSA DI APERTURA ANNO ACCADEMICO
4 MARZO 1996
1. “Venne in me lo spirito della sapienza. la preferii a scettri e a
troni”.
Nel momento di dare inizio solenne ed ufficiale al seicentesimo quinto
anno, risuonano nella nostra mente e nel nostro cuore queste parole che
esaltano la “sapienza” come valore sublime. La sapienza viene esaltata
perché più preziosa del potere che dona prestigio e potere
(scettri e troni), del denaro che dona benessere (“stimai un nulla la ricchezza
al suo confronto”). Essa è persino da preferirsi alla salute ed
alla stessa luce, poiché la luce che emana da essa non conosce tramonto.
Ma di quale realtà si sta parlando? che cosa è questa sapienza
al cui confronto “tutto l’oro ... è un po’ di sabbia”?
Alcuni spiriti sommi del paganesimo avevano già parlato
di questa suprema capacità, presente in alcuni uomini, di giudicare
le situazioni umane e la realtà tutta alla luce del senso ultimo
dell’esistere, nella luce di una verità ultima. E chiamarono questa
capacità sapienza. E’ questa sapienza che ci consente di vivere
bene, che ci insegna la vera arte di vivere. Essa distacca l’uomo dal criterio
della mera utilità e ci orienta verso il bene.
Ma riascoltiamo la parola di Dio: “...Egli è guida della
sapienza e i saggi ricevono da Lui orientamento”. Dunque, la sorgente della
sapienza umana è Dio stesso. Che senso, infatti avrebbe ancora parlare
di una “verità ultima”, di un “senso definitivo” dell’esistere,
se Dio non esistesse o comunque non avesse nulla a che vedere col nostro
vivere quotidiano? L’espulsione del Mistero di Dio dalla nostra esistenza,
costringe l’uomo ad essere misura di tutte le cose e non fare più
riferimento se non a se stesso. Egli riceve solo da se stesso orientamento.
La sapienza presuppone sempre un senso ultimo della vita, che Dio stesso
ci dona. Negato Dio e quindi un senso ultimo della vita, non ci resta che
da amministrare una vita senza speranza, poiché destinata alla morte.
La nostra esistenza viene affidata non più alla sapienza, ma alla
scienza o alla tecnica.
Questa grande pagina della Sacra Scrittura viene letta proprio
nel momento in cui la nostra Università inizia il suo seicentesimo
quinto anno di vita: la nostra Università, la perla della nostra
città. Non indica quella pagina il vero significato di Università?
L’Università o è una scuola di sapienza o perde molto della
sua ragione d’essere. Infatti, che senso avrebbe una Università
non dominata dalla sola passione per la verità? nella quale non
ci fosse la piena libertà per la ricerca di tutta la verità?
Questa è l’Università: la dimora della libertà e della
verità. E quindi luogo dove si diventa sapienti. In fondo, questo
significa fare cultura, cioè coltivazione della persona umana. Fare
come il contadino: aprire la terra per il seme, nella speranza che venga
poi il frutto. Aprire la terra! educare ad essere ragionevoli. Cioè
ad usare la propria ragione non come misura della realtà, ma come
apertura a tutta la realtà. Arriva il seme: la scoperta della verità
che si dona solo a chi non la pregiudica con i propri interessi parziali.
Nella speranza del raccolto: una vita che la libertà decide di vivere
secondo la verità conosciuta.Un grande spirito, Agostino scrisse
infatti: per questo siamo liberi perchè ci sottomettiamo solo alla
verità. I faraoni di ogni tempo cercano precisamente di impedire
che la terra si apra, giudicando privi di senso le domande religiose; così
il seme non può germogliare e l’uomo non giunge alla pienezza della
libertà. Ecco, perché ho detto: l’Università sia la
dimora della libertà e della verità.
2. “Non chiamate nessuno Maestro; uno solo è il vostro
maestro, Cristo”
E’ avvenuto per caso che l’Università sia stata inventata dalla
Chiesa? che questa Università sia stata fondata da un Papa? L’Università
per essere nella pienezza della sua ragione d’essere, presuppone che ci
sia una verità ultima e definitiva e che all’uomo sia possibile
una libertà piena, oltre ogni interesse di parte. La Chiesa ha la
coscienza di questa verità ed ha questa stima per l’uomo. Per essa
cioè, Cristo è la verità ultima dell’uomo e pertanto
Egli è venuto a donarci la pienezza della libertà.
Con umile semplicità vi chiedo: aprite ancora l’Università
a Cristo, il solo Maestro, perché essa sia ancora più una
vera scuola di sapienza.
Nella celebrazione dell’Eucarestia invocherò su di Lei,
Magnifico Rettore, su voi chiarissimi Docenti, su voi studenti da me amatissimi,
la pienezza di ogni benedizione. Si compia veramente quanto auspicava papa
Bonifacio nell’atto di fondazione: fides ipsa dilatetur, erudiantur simplices,
equitas servetur judicii, crescat ratio... sitque ibi scientiarum fons
irriguus de cuius plenitudine hauriant universi litterarum cupientes imbui
documentis. Così veramente sia.
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