OMELIA GIORNATA DELLA VITA
4 febbraio 1996
1. “Se toglierai di mezzo a te l’oppressione ... allora brillerà
fra le tenebre la tua luce”. Siamo davanti al Signore venuti per ascoltare
la sua parola e celebrare i divini misteri. Ed Egli ci chiede di togliere
di mezzo a noi l’oppressione. Quale oppressione? la peggiore che esista:
l’uccisione della persona più debole ed innocente, quella già
concepita e non ancora nata. Un’oppressione che nella nostra città
si compie quotidianamente: nel 1983 mentre nascevano 1000 bambini altri
696 già concepiti venivano uccisi prima di nascere. Oggi questo
rapporto è di 2 persone concepite uccise ogni 5 nati. Ma che cosa
sta succedendo? Ma come può accadere in mezzo a noi una tale oppressione?
Gesù nel Vangelo ci dice: “Voi siete il sale della terra
...”. Esiste dunque un “sale” che impedisce alla vita dei singoli, delle
città e dei popoli di corrompersi nella corruzione della morte.
Che cosa è questo sale? E’ il Vangelo della vita, è la sua
predicazione e radicazione nella coscienza morale dei singoli, nel tessuto
spirituale delle città e dei popoli. Ed il contenuto essenziale,
il cuore del Vangelo della vita è semplice. Ogni e singola persona
umana è stata voluta direttamente da Dio stesso ed è redenta
dal sangue di Cristo e chiamata al possesso della vita eterna. Pertanto
ogni e singola persona umana, dal momento del suo concepimento fino al
momento della sua morte naturale, merita un rispetto assoluto ed incondizionato.
Ogni persona umana ha in sé una dignità infinita, che ha
le sue radici nel legame unico che lega ogni uomo con Dio: nell’uomo risplende
la gloria di Dio medesimo. Ne deriva la certezza che la vita di una persona
è sempre un bene. Non abbiamo mai il diritto di dire di fronte ad
una persona: “è un male che tu esista!”. Quando questa
triplice certezza che costituisce il Vangelo della vita, ogni e singola
persona è creata e redenta da Dio, ogni e singola persona merita
un rispetto assoluto ed incondizionato, la vita di ogni persona è
sempre un bene, viene meno nella coscienza dei singoli e della città,
allora la morte comincia a dominare. Il sale è divenuto insipido.
E non è forse ciò che sta succedendo nella nostra
città? La morte sta trionfando sulla vita: questo è ciò
che sta succedendo nella nostra città. Se la situazione attuale
(fecondità, mortalità, migratorietà) rimane costante,
nel 2025 avremo un calo di 74.000 abitanti, 20% in meno: una città
che sta morendo. Ma come è potuto accadere che si sia insediata
nelle nostre coscienze questa “volontà suicida”? Il sale è
divenuto insipido: è cessata la presenza del Vangelo della vita.
La vita infatti è donata, se si ha il gusto di vivere, se si ha
la gioia di vivere. Si ha il gusto e la gioia di vivere se si è
vinta in sé la paura della morte. Si è vinta in sé
la paura della morte, se si è incontrato Cristo Risorto che dona
la vita. Ma se il sale diventa insipido, allora la vita è già
spenta nelle sue sorgenti stesse, nell’atto dell’amore coniugale attraverso
il ricorso massiccio alla contraccezione, nobilitata come liberazione dal
peso della fertilità. In realtà non infrequentemente, scelta
egoista. Se il sale diventa insipido, si giunge perfino a spegnere la vita
concepita proprio nel luogo dove dovrebbe essere più protetta.
Se l’uomo non è più sicuro neppure nel seno di sua madre
e nei confronti di sua madre, dove e nei confronti di chi potrà
sentirsi sicuro? Se il sale diventa insipido, si giunge perfino a
stabilire dei sedicenti standard di qualità della vita, al di sotto
dei quali ci si attribuisce il diritto di giudicarla non più degna
di essere vissuta e la si sopprime. La cultura della morte sta celebrando
il suo trionfo nella nostra città.
2. “La tua luce sorgerà come l’aurora: la tua ferita si rimarginerà
presto”. La parola del profeta ci dona consolazione in questo deserto di
morte: la nostra oscurità può trasformarsi nella luce del
meriggio. A quale condizioni? Vorrei limitarmi solamente a poche.
In primo luogo dobbiamo avere il coraggio di chiamare le cose
con il loro nome, poiché si tende a coprire la realtà con
terminologie ambigue: l’aborto, che si vuole chiamare “interruzione di
gravidanza”, è un vero e proprio omicidio, poiché è
l’uccisione deliberata e diretta di un essere umano.
In secondo luogo non possiamo rassegnarci a che il nostro ordinamento
democratico si riduca ad un puro meccanismo di regolamentazione empirica
dei diversi ed opposti estremi, nell’amaro scetticismo di porre in dubbio
perfino i fondamenti stessi della legge morale.
In terzo luogo, ma soprattutto, è urgente educare i giovani
a riscoprire l’esistenza nel cuore umano di esigenze essenziali e native,
che scaturiscono dalla verità stessa della persona e che nessuna
maggioranza ha l’autorità di negare.
Fratelli e sorelle, possiamo accettare che la morte continui ad
imperare in questa nostra città? In nome di Dio che ama la vita,
che è il Dio dei vivi e non dei morti, vi scongiuro: rompiamo questa
alleanza colla morte, di cui questa città non è degna. Essa
nella sua bellezza merita di vivere: nella pienezza di chi ha incontrato
Cristo Risorto.
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