OMELIA PER LA MESSA ESEQUIALE DI MONS. MAVERNA
Cattedrale di Ferrara
3 giugno 1998
1. “Se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con Lui, sapendo
che Cristo risuscitato dai morti non muore più”. La partecipazione
al mistero pasquale del Signore, iniziata per il vescovo Luigi nel giorno
del suo battesimo, fu portata a termine, fu perfezionata nel tempo pasquale
che la Chiesa ha appena concluso. La sua morte con Cristo iniziò
la sera del giovedì santo, quando il Vescovo Luigi subì un
nuovo gravissimo intervento chirurgico; fu sacramentalmente significata
la mattina del venerdì santo, quando lo unsi col santo olio degli
infermi; fu portata a termine, non appena tramontato il cinquantesimo giorno,
il giorno di Pentecoste. Morto con Cristo, crediamo che anche vivrà
sempre con Lui.
“Dio li ha provati e li ha trovati degni di sé: li ha
saggiati come oro nel crogiolo e li ha graditi come un olocausto”. Il Vescovo
Luigi ha vissuto il mistero pasquale della sua sofferenza nella luce di
questa parola di Dio. Al sacerdote che con lui stava recitando la Liturgia
delle ore, durante l’Ufficio delle letture che parlava del sommo sacerdote
Melchisedeck, disse: “sono come Melckisedeck, senza padre, senza madre,
che sale il monte per compiere l’offerta”. L’offerta fu vissuta in un’atmosfera
di attesa e di desiderio dell’incontro col Signore; fu sostenuta da un’intensa
esperienza di preghiera, quella liturgica in primo luogo e del santo Rosario
cui rimase sempre fedele; fu illuminata dalla lettura, interrotta solo
negli ultimi giorni, del suo libro preferito, il Cantico dei Cantici. Egli
sentiva profondamente questa dimensione sponsale del mistero cristiano
e del ministero episcopale.
In questo modo il Vescovo Luigi ci ha lasciato una preziosa eredità:
l’esemplificazione precisa della verità soprannaturale del nostro
essere sacerdoti e vescovi. Ha richiamato i suoi fedeli al centro della
nostra fede cristiana: il mistero pasquale di Cristo.
2. “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno
dei cieli. Beati gli afflitti perché saranno consolati”. Quando
il Vescovo Luigi diede il saluto a questa Arcidiocesi, il 1 novembre 1995,
lo concluse commentando precisamente questa pagina del Vangelo. Egli disse:
“C’è beatitudine nell’essere, quaggiù, o povero o afflitto
ecc. e viene, poi, lassù la eterna beatitudine … La beatitudine
della terra è in funzione, in preparazione di quella del cielo.
La beatitudine dell’azione è per la beatitudine della contemplazione:
ma finché si è quaggiù, la beatitudine della contemplazione
è per la beatitudine dell’azione. Occorre essere contemplativi nell’azione
e attivi nella contemplazione”. Credo che in queste parole troviamo la
spiegazione ultima del ministero episcopale del Vescovo Luigi, durato 33
anni.
Storicamente esso è stato scandito dal servizio pastorale
nella diocesi di La Spezia; nella diocesi di Chiavari; poi come Assistente
Generale dell’Azione Cattolica; come Segretario Generale della CEI, ed
infine come Arcivescovo di questa santa Chiesa di Ferrara-Comacchio. Sarà
compito degli storici della Chiesa in Italia, ed in particolare del laicato
cattolico, studiare attentamente l’apporto specifico dato da Mons. Maverna
al cammino della Chiesa che è in Italia, in anni non facili. Posti
come siamo ora alla Presenza del Mistero di Dio, e non alla presenza degli
uomini, alla luce di quella meditazione fatta dal Vescovo Luigi sulla pagina
evangelica, è giusto che scopriamo il volto interiore del suo ministero
episcopale: un ministero episcopale intimamente legato, mente e cuore,
al Vicario di Cristo, come mostrò la visita del S. Padre Giovanni
Paolo II fatta a questa città e Chiesa.
Sgorgando da quell’intima contemplazione e partecipazione del
mistero pasquale, esso fu tutto costruito sull’esperienza di una grande
spiritualità, profondamente interessata all’ascolto, ed attenta
ai problemi delle persone.
Si comprende in questa luce, la sua attenzione preferenziale
ai giovani, di molti dei quali fu guida spirituale; la sua preoccupazione
per creare una vera partecipazione di ogni fedele alla vita della Chiesa,
quale si espresse in modo eminente nella celebrazione del Sinodo diocesano
e conseguente promulgazione del Direttorio pastorale diocesano; il suo
impegno di presenza nelle comunità cristiane, manifestato nelle
due visite pastorali.
Le ultime parole dette dal Vescovo Luigi in questa Cattedrale
sono state le seguenti: “Quel che importa è riferirsi a Cristo,
Pastore e Vescovo delle nostre anime (cfr. 1Pt 2,25). Occorre non dimenticare
che «Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre»
(Eb 13,8). Occorre darsi tutto e solo a Lui, a Lui solo, in cui tutto ritroviamo.
Lui solo basta!”.
Grazie, vescovo Luigi, di averci salutato con queste parole!
Lui solo basta! Cristo solo ci basta, perché in Lui tutto noi troviamo:
prega perché questa santa Chiesa di Ferrara-Comacchio non anteponga
mai nulla a Cristo e in Lui solo trovi tutto.
RINGRAZIAMENTO FINALE
Al termine di questa celebrazione, sento il bisogno di ringraziare
a nome del presbiterio diocesano, dei religiosi e religiose, della comunità
cristiana e mio personale, il Sig. Card. Giacomo Biffi, Arcivescovo di
Bologna e nostro venerato Metropolita, il Sig. Cardinale Virgilio Noè,
Arciprete della Patriarcale Basilica di S. Pietro, i Vescovi di Pavia,
di La Spezia e Chiavari che hanno voluto unirsi a noi con una folta rappresentanza
di sacerdoti e fedeli, Sua Ecc.za Mons. Ennio Antonelli Segretario Generale
CEI, tutti gli Ecc.mi Arcivescovi e Vescovi.
Un sentito ringraziamento alle autorità civili e militari, ed
in particolare all’amministrazione municipale di Ferrara per il solerte
servizio offertoci in questi giorni.
Il Signore custodisca tutti nella sua pace.
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